19 marzo 2016

Mario Draghi e il nuovo regime di sostegno all’Europa.

                                                                Mario Draghi



Mario Draghi
Non vorrei essere nei suoi panni.
L’obiettivo della BCE, come da statuto, è quello di garantire un livello ottimale di inflazione.
Per ottenere questo risultato ha a disposizione tutto l’armamentario della politica monetaria.
Quando la BCE è stata creata, gli economisti che suggeriscono le politiche economiche ai governi e in subordine alla Commissione, erano (e sono) tutti fieri monetaristi – liberisti, per i quali, persino Keynes, appare come un pericoloso rivoluzionario statalista.
In soldoni, al presidente della BCE, si chiede di combattere la stagnazione capitalista – che sta diventando un incubo per il mondo intero e evidentissima nel vecchio continente – con  le sole armi del saggio di interesse e della gestione della massa monetaria circolante, in assenza di una politica industriale continentale convergente.
Ci sono dei pessimi segnali:
·         Il fatto che Draghi  sia stato costretto a aumentare di molto  la creazione di moneta e a manovrare i tassi di interesse nel tentativo di obbligare le banche a fare il loro mestiere, significa che la pur imponente manovra messa in campo in precedenza, non ha  raggiunto l’obiettivo (nemmeno parzialmente).
·         In Giappone, dove la manovra di stimolo monetario è stata attuata molto prima che da noi,  a livelli ancora maggiori di quelli decisi dalla BCE e in presenza di una politica industriale coerente, i risultati sono stati pessimi. Nessuna uscita – nemmeno parziale – dallo stato di deflazione e stagnazione pesante
·         Negli USA, paese con robusta politica industriale, assenza di ogni vincolo “sociale”  al liberismo economico e finanziario, la Federal Reserve non sa che pesci prendere per la contradditorietà dei segnali che vengono dal mercato interno, che non è più ovviamente isolabile.   
·         La “crescita” europea è asfittica  (gli economisti  monetaristi liberisti che continuano a dettare  le politiche europee, si lamentano per il livello ancora alto (!) del “welfare”) e il livello complessivo dei prezzi , nel nostro continente, è quello di una deflazione strisciante.
Se anche questo enorme sforzo della BCE,   sarà un flop anche solo parziale (e secondo me lo sarà), cosa si dovrà fare?
Sicuramente la prossima mossa sarà il tentativo di ridurre a zero quello che rimane dello stato sociale.
Insomma, sembra che dalla stagnazione capitalistica, nel mondo, nonostante i consistenti margini di crescita di grandi aree (Africa sub sahariana, america latina, sud est asiatico) non si esca e che la precarizzazione generalizzata della vita stia galoppando, in una spirale perversa.
Nel nostro piccolo, cosa faremo noi, scolari diligentemente occupati a fare i compiti?

Che la stagnazione sia davvero strutturale,  abbiano ragione i gufi di ogni dove e il collasso del sistema stia diventando evidente e meno lontano?

Umberto Pradella


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