Presso
il Salone Aldo Moro della Camera dei Deputati, l’Associazione Ranuccio
Bianchi Bandinelli ha promosso una cerimonia in ricordo di Antonio
Cederna a vent’anni dalla sua scomparsa. Pubblichiamo l’intervento
introduttivo, tratto da bianchibandinelli.it (m.b.)
“Ringrazio la presidente Laura Boldrini che dà prestigio alla
nostra associazione con la cortesia della sua presenza. Ringrazio Walter
Tocci che ha accettato di ricordare con noi Antonio Cederna, a
vent’anni dalla scomparsa. Ringrazio quanti partecipano stasera alla
nostra iniziativa. Ringrazio in particolare Desideria Pasolini dall’Onda
che più di sessant’anni fece parte – con Giorgio Bassani, Elena Croce,
Umberto Zanotti Bianco, Antonio Cederna e altri – del gruppo di
benemeriti che fondarono Italia Nostra, per lunghi anni la più
importante associazione ambientalista del nostro paese. (In verità
Cederna, schivo come sempre, si tenne in disparte, e formalmente non
figura fra i fondatori di Italia Nostra anche se ne è sempre stato
l’ispiratore più importante).
Un mese fa, sabato 16 febbraio, abbiamo dedicato a Cederna
un’indimenticabile passeggiata sull’Appia Antica, accompagnati da Rita
Paris, Vittorio Emiliani e Giuseppe Cederna. Se i cittadini, non solo di
Roma ma di tutto il mondo, possono godere di quello spazio sublime lo
devono a Cederna che spese ogni sua energia per la salvezza dell’Appia.
Uno spazio senza confronti, anzi l’unico confronto è con l’Acropoli di
Atene, come ha scritto lo stesso Cederna.
In autunno, una terza iniziativa – curata da Giulio Cederna –
riguarderà la presentazione di uno strumento navigabile e
“interoperabile”, all’interno di una story-map dinamica dedicata alla
ricostruzione delle principali tappe del lavoro e della vita del grande
ambientalista. Come molti sanno, la splendida sede della soprintendenza
archeologica di Capo di Bove ospita l’archivio di Antonio Cederna che la
famiglia ha ceduto allo Stato. I circa tremila articoli disponibili
presso l’archivio sono ormai tutti consultabili on line e, con il nuovo
strumento che si sta mettendo a punto, consentiranno anche di costruire
la carta dei luoghi di cui si è occupato Cederna e con che frequenza.
Stasera Walter Tocci ci ricorda Le politiche per Roma di
Antonio Cederna (che era stato consigliere comunale e deputato di Roma).
Mi pare evidente che ci interessa l’attualità del pensiero e
dell’azione di Antonio Cederna. Cederna era un combattente, non subiva
il fascino dell’Aventino, non si compiaceva di condannare e di esecrare,
non amava isolarsi nello studio. Era invece attratto dall’agire
collettivo, nelle associazioni, nei comitati, nella vita politica. Alla
contundente efficacia di denuncia del suo giornalismo sapeva aggiungere,
da militante ambientalista, una mirabile e concreta attitudine alla
proposta, fino al disegno degli spazi (vedi l’Auditorium al Flaminio, o
l’area archeologica centrale).
In questo sta l’attualità di Antonio Cederna. In una città come
Roma che vive, ogni giorno di più, rassegnata e disincantata un
terribile declino morale e culturale, conseguenza del malaffare e del
malgoverno che hanno devastato la città, ricordare Antonio Cederna
dovrebbe agire come una salutare scossa per restituire il senso
dell’azione critica e dell’impegno, il gusto di partecipare alla
costruzione del futuro. Di tutto ciò, che è la ragione della nostra
iniziativa, parlerà Walter Tocci.
Mi fermo brevemente solo su un argomento. Chi mi conosce sa che sto
per menzionare il Progetto Fori. Sono incapace infatti di pensare a
Cederna senza abbinare la sua figura al Progetto Fori, e viceversa.
D’altra parte, il più importante insegnamento che ho avuto da Cederna, è
di non vergognarsi mai di ripetere le cose in cui si crede e che
crediamo importanti, di sentirsi anzi obbligati a ripeterle senza
preoccuparsi di apparire monotoni o noiosi. Non era solo una civetteria
quando diceva che in tutta la vita aveva scritto sempre lo stesso
articolo.
E in forza di quest’insegnamento ripeto anche stasera che il
Progetto Fori è stata, in un secolo e mezzo di vita della capitale, la
più straordinaria proposta di rinnovamento di Roma, non solo dal punto
di vista dell’assetto fisico, ma anche dal punto di vista sociale e
culturale. Del Progetto Fori – che da 35 anni è su un binario morto – vi
dirà Walter Tocci che racconterà le vicende e ricorderà i protagonisti:
Adriano La Regina, Giulio Carlo Argan, Leonardo Benevolo, Italo
Insolera, Renato Nicolini. E soprattutto ricorderà la profonda,
straordinaria, sorprendente intesa fra Cederna e il sindaco Luigi
Petroselli.
Nel 1981, quando morì Petroselli, Cederna scrisse dello scandalo
Petroselli, lo scandalo di un sindaco che credeva nell’importanza della
storia nella costruzione del futuro. Ma non entro nel merito, il
Progetto Fori lo ricordo per una ragione di stringente attualità. Mi
riferisco al vivace dibattito in corso sulla valorizzazione del
patrimonio archeologico. Valorizzazione che, negli ultimi tempi, è
rivolta in maniera quasi esclusiva alla capacità dei beni culturali di
rendere un utile economico. Anche le idee di Cederna e di Petroselli e
dei protagonisti del Progetto Fori erano volte alla valorizzazione. Ma
si trattava di un’altra valorizzazione, che rispondeva ai dettami di
un’altra politica, una politica, aggiungo, concordemente condotta dallo
Stato e dal Comune, anche se appartenevano a schieramenti politici
contrapposti. Una politica che non si poneva il problema delle presenze
turistiche e dell’utile economico, ma dell’utile culturale,
dell’importanza dei beni culturali nella formazione di cittadini
consapevoli. Una politica che voleva accorciare la distanza fra i
cittadini romani, fra i borghesi del centro e i proletari e
sottoproletari delle periferie. Una politica che voleva accorciare non
solo i tempi di percorrenza, ma voleva anche – collocando i Fori
Imperiali al centro della città moderna – ridurre la distanza fra i
tempi della storia.
I meno giovani ricordano, nell’inverno 1980 – 1981, le domeniche
pedonali lungo la via dei Fori Imperiali, una specie di estate romana in
anticipo. Allora, per la prima volta, i cittadini, tutti i cittadini,
ricchi e poveri, si sentirono eredi e custodi della loro storia.
Mi fermo. Da vent’anni ci manca Antonio Cederna. Ci manca il suo
insistere che non esiste la civiltà moderna senza un rapporto vitale,
non retorico, con la storia. E ci sentiamo obbligati a impegnarci perché
Roma non dimentichi il suo esempio e le sue idee.
Walter Tocci è conosciuto da tutti e non devo presentarlo. Mi piace
solo ricordare un stagione della nostra vita, a cavallo fra gli anni
Ottanta e Novanta. Allora Antonio Cederna e io facevamo parte di un
gruppo – posso dirlo? – di compagni (fra i quali, Piero Della Seta,
Paolo Berdini, Giovanni Caudo, Paolo Grassi, Giancarlo Storto) che si
incontrava per discutere ed elaborare proposte per Roma. Il nostro
giovane leader era Walter che noi – anime innocenti – volevamo sindaco
di Roma.”
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