L’Economist ha scritto:
“l’Europa
deve ormai accettare l’idea che attentati come quello di Bruxelles si
ripeteranno con regolarità. Per evitarlo, bisognerebbe innanzi tutto
togliere terreno sotto i piedi ai terroristi e alla loro capacità di
reclutamento nelle periferie delle metropoli europee, nei ghetti e nelle
sacche di povertà;fermare le guerre in Siria e in medio oriente; aprire
le frontiere e definire politiche di accoglienza comuni; combattere le
disuguaglianze, la disoccupazione, la precarietà, la povertà, il
razzismo, favorendo al tempo stesso lo sviluppo delle aree più deboli
economicamente e distribuendo diversamente le risorse.
Probabilmente invece, la risposta andrà nella direzione opposta....”
Cosa altro avrebbe potuto dire un magazine radicale di estrema sinistra, come l’Economist?
Distribuire
diversamente le risorse? Combattere disuguaglianze e precarietà? Queste
sono utopie pericolose molto più degli attentati (muore la gente
comune, mica chi conta: sono i danni collaterali del progresso, che
bisogna saper accettare). Lo dimostra il fatto che hanno contagiato
anche l’Economist
La
strada giusta ce la indicano i nostri statisti, che, insieme ai
terroristi (che ci hanno tanto sperato e oggi ne godono i frutti,
costati tanti sacrifici), alimentano questa spirale:
Stato
di emergenza (in Francia, decretato nel novembre scorso e tuttora in
vita); stato di guerra (sono decenni che l’Europa è in guerra, insieme
agli USA,in giro per il mondo, a esportare democrazia); controlli sempre
più stretti; frontiere ancora più chiuse; caccia agli stranieri;
militari nelle strade; bombardamenti intensificati; budget militari
aumentati, respingimento di chi scappa dalla fame o dalle violenze non
di un nemico, ma di un suo governante (perchè la morte è diversa se è
procurata da un nemico o da sola carestia e sfruttamento di qualche
satrapo amico nostro), soldi alla Turchia doppiogiochista e “sicura”
(meglio l’Isis che i curdi),comprensione per l’Egitto, baluardo in Libia
e, nonostante qualche scivolone, nostro amico per la pelle, privilegi
alla GB, fascismi blanditi, appoggio ai wahabiti petrolieri (meglio
l’Isis che l’Iran) , uccisione della Grecia, ...
Un
poco di realpolitik, insomma e basta con sogni a occhi aperti di gente
fuori dal mondo: con buona pace di qualcuno che crede basti essere nato
sulla terra per non essere clandestino, le differenze ci sono eccome e i
clandestini sono tantissimi; gli ebrei, per esempio, è ora di guardarli
con l’attenzione che meritano: in Europa è meglio che rimangano in
pochi a fare danni, ma a casa loro, in Israele, vanno benissimo. Per
fortuna che ci sono, che c’è Nethaniau, che aumenta la censura,che la
democrazia è sempre più “sospesa” anche per gli stessi ebrei, che
assomiglia ormai ai regimi arabi. Se ne è accorto persino Salvini che ha
scelto Israele come esempio forte di buona politica.
Chi
non capisce che questo nostro occidente, sacro e cristiano (quello
vero, di cristianesimo, non quello di questo papa) con i suoi valori
immortali, deve essere difeso persino contro la sua stessa gente (che è
ignorante e non sa che qualche tragedia è lo scotto da pagare perchè la
civiltà trionfi), fondatore e difensore del mercato capitalista,
liberista e individualista (che ha imparato da poco, ma finalmente, che
la società non esiste) è esso stesso, un terrorista peggiore di quelli
che si fanno saltare in aria o sparano all’impazzata, perchè mina
l’ordine faticosamente costruito nei secoli, in modo molto più subdolo.
Per
difendere questa civiltà che ci ha nutriti e regalato benessere; per
difendere la democrazia e i suoi meccanismi, bisogna essere consapevoli
che, se necessario, questi meccanismi devono essere fermati e la
democrazia sospesa, e che il benessere appartiene in misura maggiore,
molto maggiore, a chi ha saputo e sa ottenerlo, perchè le risorse sono
scarse e bisogna saperle conquistare.
Chi non lo capisce non è solo stupido; è anche un terrorista e bisognerebbe metterlo in condizioni di non nuocere.
Umberto Pradella
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