15 marzo 2016

SAN LORENZO SI INTERROGA SUL SUO FUTURO






Prova a rialzare la testa San Lorenzo, prova a rileggersi e a mettersi in discussione rispetto ad un modello di sviluppo che ormai mostra crepe visibili  di cedimento. Davanti ad un quartiere trasformato in  deserto di giorno e animato di  notte, il quartiere stimolato dai componenti del Comitato per il lavoro e la tutela del lavoro e delle attività produttive di San Lorenzo, con Rino Fabiano, uno dei leader dei movimenti che animano la vita politico-sociale del quartiere, tra i promotori, ha chiamato a raccolta il 13 marzo i commercianti di San Lorenzo per un confronto senza veli su una situazione che definire intollerabile è un eufemismo. Inseritesi nelle pieghe della Bersani e nei limiti della delibera comunale 36, i piccoli negozietti , i mini market , i call center, le mescite,   gestiti  da immigrati del Bangladesh per la maggior parte, rappresentano un elemento di concorrenza sleale non più sopportabile. Non vincolati ad avere degli spazi all’interno per la consumazione delle bevande vendute, non obbligati ad offrire servizi complementari come per esempio le toilette, spesso non rispettosi delle norme igieniche e degli orari di chiusura, questa realtà si inserisce in un contesto sociale in cui la domanda di servizi da parte di una  clientela che richiede prodotti a prezzi contenuti  si incontra con un’offerta a basso costo sia in termini di qualità che di servizio. Questo determina un mix esplosivo che si scarica sul quartiere, sui residenti, sui commercianti “regolari”.  Assente in tutto questo la presenza di un servizio puntuale  delle forze dell’ordine che , fatta eccezione per il presidio dei carabinieri in via de Volsci, brilla per la sua totale assenza.
San Lorenzo negli ultimi 20 anni ha avuto una lenta ma costante mutazione genetica . Da quartiere operaio, artigiano, con una presenza di studenti fuori sede sempre importante ma non soverchiante , si è trasformato in un quartiere fintamente alla moda, di tendenza , un vero e proprio divertimentificio a cielo aperto dove lo sballo da coca e da birra è diventato predominante. Dove il residente storico è stato obbligato ad arrendersi e ad allontanarsi facendo spazio agli affitti in nero e alla speculaziome delle agenzie immobiliari che hanno proliferato e realizzato forti guadagni specialmente negli anni a ridosso del cambio da lira a euro. Le amministrazioni, sempre di centro-sinistra sia al Municipio che al Comune , che si sono succedute in questi anni, hanno cercato di porre un freno a questa tendenza con modelli alternativi,  facendosi promotrici di iniziative     culturalI  e di qualità,  realizzando  provvedimenti come la ztl e la pedonalizzazione di Piazza Immacolata.
I commercianti, in particolare quelli della ristorazione e delle bevande, nel primo decennio del 2000,  hanno cavalcato la tigre e si sono adeguati  ben volentieri a questa trasformazione e ne sono stati anch’essi protagonisti , con fatturati di tutto rilievo. Sono stati anni questi in cui si è assistito ad un proliferare di ristoranti, birrerie, locali notturni dove praticamente veniva soddisfatta  buona parte della domanda di servizi notturna da  parte dell’utenza giovanile, e non solo,  di Roma. Sono stati anni in cui questi locali hanno realizzato anche buoni fatturati e magari si sono anche lamentati delle iniziative alternative (culturali e non) delle amministrazioni , viste come elementi di “disturbo” rispetto alle loro mire commerciali.
Cosa è cambiato da allora ad oggi, in questa secondo decennio degli anni 2000?
Intanto la liberalizzazione del cd decreto Bersani,che nell’intento lodevole di liberare energie e risorse ha invece offerto nuove occasioni a chi non poteva permettersi investimenti importanti pur offrendo servizi commerciali “border line”.
Poi la delibera 36 che bloccava le autorizzazioni a nuove licenze in determinati quartieri di Roma, tra cui San Lorenzo, con l’obiettivo  di dare un freno allo sviluppo selvaggio di nuove aperture a cui si stava assistendo in quegli anni. Questa delibera ha però prodotto due risultati: aver trasformato in oro puro le licenze preesistenti e aver dato l’opportunità all’apertura di mini market, e di tutta quella tipologia di cui abbiamo detto prima, in virtù del decreto Bersani. Quindi un fallimento su tutta la linea. I commercianti locali si sono accorti sulla loro pelle, ed anche sul loro portafoglio aggiungiamo noi, degli effetti deleteri di questi provvedimenti. Ma ormai correre ai ripari era tardi : la frittata era fatta. Il quartiere in mano ai pusher dei nordafricani che agli angoli delle strade vendono indisturbati la loro sporca mercanzia, e vessano, maltrattano e spesso anche derubano chi dà loro fastidio, i piccoli negozietti che sono aperti fino all’alba con prodotti in vendita sotto l’euro, i potenziali acquirenti sempre più identificabili nella fascia giovanile/studentesca, essendo quella di pregio medio alto allontanatasi definitivamente dal quartiere percepito come  degradato ed insicuro .
Insomma un quadro desolante che si ripercuote su tutto il quartiere, sul suo futuro, ormai con la netta sensazione di essere in gravissimo pericolo  e senza prospettive per la propria sopravvivenza.
Quindi lodevole l’iniziativa di questo Comitato che, come un psicoanalista, ha chiamato sul suo “lettino” il quartiere per interrogarsi sui propri errori e per cercare proposte per  uscire fuori da un impasse che  potrebbe fermare la sua lenta  agonia.
Vedremo quali saranno gli sviluppi e le proposte prodotte .
Tre Righe ne darà pronta informativa ai propri lettori.
Domenico Fischetto



Domenica 13 marzo alle ore 11 
Casa della Partecipazione 
Via dei Sabelli 88/A

ASSEMBLEA CON I COMMERCIANTI DELLE ATTIVITÀ DIURNE DI SAN LORENZO

Perché il nostro quartiere non sia solo movida sfrenata, diciamo basta alle politiche restrittive e proibizioniste e rispondiamo al degrado con libertà economica, nuovo lavoro, illuminazione, abbellimento e manutenzione degli spazi esterni pubblici e di competenza. 
Pianifichiamo e rendiamo possibile una fruizione alternativa delle strade e delle piazze di San Lorenzo, restituendole così a tutti i cittadini e cacciando illegalità e degrado dilaganti!

RI-partiamo dal commercio
RI-apriamo le serrande dei tanti negozi diurni costretti alla chiusura
RI-mettiamo in moto il quotidiano per
RI-popolare il quartiere anche durante il giorno
Ne parliamo domenica con i cittadini, i commercianti e le forze politiche del passato, del presente e del futuro. 

PER RI-VIVERE IL NOSTRO QUARTIERE


L'appuntamento è promosso dal

Comitato per il lavoro e la tutela delle attività produttive
di San Lorenzo






San Lorenzo cimitero commerciale.



Da molti anni una progressiva e inesorabile crisi ha interessato le attività commerciali del quartiere San Lorenzo. In modo particolare, gli esercizi consolidati del territorio hanno accusato una netta riduzione del volume dei propri affari che si rispecchia in un conseguente svuotamento del quartiere nelle ore diurne.
San Lorenzo, infatti, è un quartiere di transito con lavoratori e studenti che durante il giorno gravitano nella galassia universitaria, un quartiere che si trova nel mezzo delle due principali stazioni ferroviarie della città ed è unarteria fondamentale per lo snodo del traffico urbano. Oltre a questo, è un quartiere interessato da un flusso migratorio consistente che in parte è impiegato in attività di vicinanza con mini-market, phone center e internet point e che, in parte, va ad alimentare un circuito di microcriminalità.
Nelle ore serali poi, San Lorenzo cambia veste e diventa la zona focale della movida romana: movida incontrollata che piega il territorio a sporcizia, droga e degrado.

Dimentichiamo però che San Lorenzo è prima di tutto un quartiere storico della città a vocazione residenziale: sono ancora molti gli anziani e le famiglie che lo abitano. Eppure loro, che dovrebbero essere non i soli ma i primi protagonisti del quartiere, si trovano a essere i fanalini di coda del territorio che si sta consumando giorno dopo giorno.
I parchi pubblici sono trascurati e quasi nessuno conta spazi vivibili per i più piccoli, aree cani o zone gradevoli di ritrovo per la terza età; le scuole sono sempre minacciate di chiusura; le case della memoria restano abbandonate nel mezzo del quartiere e alcuni grandi cantieri, fermi da molti anni, sono voragini immense per le strade; inoltre, le istituzioni fisicamente assenti sul territorio non promuovono alcuna progettualità finalizzata a conciliare e comprendere la doppia natura che San Lorenzo ha insita nella sua storia.

È in questa situazione che le attività commerciali storicamente insediate nel quartiere, piccole botteghe e banchi del mercato rionali frequentati dai residenti del quartiere, si spegne ogni giorno di più: clientela ridotta al minimo, concorrenza sleale da parte degli esercizi di prossimità e servizi di pulizia e smaltimento rifiuti non correttamente garantiti dagli enti locali. Nelle ore diurne il territorio accusa una desertificazione delle strade e delle piazze rese invivibili dai rifiuti e dalla sporcizia.

Per risolvere la situazione e tornare a dare vita al quartiere nelle ore diurne, è necessario un intervento massiccio e trasversale alle moltissime dimensioni di vita e frequentazione: dalla vita diurna a quella notturna, coinvolgendo residenti e studenti in transito, il commercio come le molte vivaci realtà sociali e culturali che fanno attività sul territorio.

La Ztl e la zona pedonale così come sono state concepite e realizzate non contribuiscono a garantire lòa vivibilità del quartiere perché non sono accompagnate da unadeguata manutenzione delle aree pubbliche, delle strade e delle piazze: passeggiando la sera lungo le vie di san Lorenzo sono moltissimi i punti di ombra, sprovvisti di sufficiente illuminazione. Se a questo aggiungiamo le serrande abbassate delle molte attività situate nelle vie secondarie di San Lorenzo, otteniamo delle zone dombra che vanno a uso e consumo delle attività illegali.

Negli ultimi dieci anni, hanno cercato di frenare e contenere il progressivo degrado del quartiere attuando politiche proibizioniste: sono piovute ordinanze restrittive per il consumo dalcool e per gli orari di chiusura di bar e pub, credendo di limitare laffluenza serale nel quartiere. Ma è evidente che la soluzione non si può trovare nella limitazione delluso delle strade di zona come luogo di ritrovo serale per i più giovani, ma nel rendere questo utilizzo più vivibile per tutti, dai frequentatori ai residenti.
La strategia restrittiva voluta e messa in campo da ogni parte politica si è rivelata fallimentare, prima di tutto per quelle attività storicamente insediate sul territorio che necessitano di una urgente ripresa.
Ridurre orari e possibilità di lavoro non è più una strada perseguibile e, per questo, serve una rapida inversione di marcia da parte delle istituzioni che va invece nella direzione opposta: la libertà economica.
I rappresentanti delle attività commerciali storicamente insediate nel quartiere, quelle più attive nelle ore diurne, ritengono che la svolta possa trovarsi proprio nella stessa libertà economica: richiedono infatti che a tutte le attività commerciali del quadrante San Lorenzo venga dato accesso alle somministrazioni, con lacquisto di regolari licenze, e, allo stesso modo, venga a tutti concesso unoccupazione di suolo pubblico anche permanente, con dei criteri di abbellimento esterno, di manutenzione e di illuminazione dello spazio di competenza.
In questo modo, le strade di San Lorenzo potrebbero tornare a vivere anche nelle ore diurne, offrendo spazi vivibili e gradevoli di sosta e consumo; le strade e le piazze potrebbero essere interessate da nuovo decoro, perché vincolanti sarebbero al mantenimento della licenza i criteri sopra citati di abbellimento, manutenzione e illuminazione.
Parallelamente, i proventi dellacquisto delle licenze potrebbero essere destinati, attraverso elaborazione di adeguata Delibera capitolina, a un re-investimento di risorse in attività culturali e sociali del quartiere. Un valido precedente e punto di partenza potrebbe essere rappresentato dal baratto amministrativo (art. 24 del decreto Sblocca Italia, decreto-legge n. 133/2014).

Solo una progettualità e un piano di intervento esteso a tutti i soggetti che popolano il quartiere, a partire dai residenti fino ai commercianti e alle persona in transito sul territorio, può risolvere lo stato depressivo in cui versa San Lorenzo, solo investendo su tutti i tessuti che il territorio offre è possibile invertire la logico di abuso e degrado a cui è piegato.
Soltanto alimentando e moltiplicando le possibilità di frequentazione vivibile e alternativa delle strade e delle piazze di San Lorenzo, è possibile limitare il dilagare della fruizione disturbante e criminale.



Roma, 29 febbraio 2016        Il Comitato per il Lavoro e la Tutela delle Attività produttive
                                                                        


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