Massimo De Simoni, Presidente Associazione Etica
La cruda disamina degli avvenimenti che hanno interessato il Campidoglio dopo le elezioni e la esaltante vittoria del M5S, vengono tracciati da Massimo De Simoni, presidente di Etica, con realismo e con parziale obiettività, non dimenticando come Etica sia vicina agli ambienti "piddini" della Capitale. Utile comunque questa analisi per fare il quadro della situazione, abbastanza sconcertante, sia della Sindaca, in considerazione delle dichiarazioni rilasciate in campagna elettorale parzialmente smentite una volta arrivata sul colle capitolino, sia dalla Giunta completamente alla mercè delle lotte per bande della base .
Situazione da cui non ci si può aspettare nulla di buono per il futuro.
Come dicevano gli antichi:mala tempora currunt.......per noi romani!
D.F.
da
ETICA
News letter 16 settembre 2016
ROMA, CAOS A CINQUE STELLE
Rissa a tutto campo per la svolta a destra del Movimento
di Massimo De Simoni
A tre mesi dal voto Roma è allo sbando con una Giunta a porte girevoli con assessori che entrano e che escono, senza un Ufficio di Gabinetto del Sindaco, senza i vertici di AMA , con i vertici di ATAC incompleti e senza aver ancora messo mano ad alcun problema serio.
Il caos che si sta sviluppando in Campidoglio non può essere derubricato a semplice frutto di inesperienza o di inadeguatezza dei personaggi, anche se è innegabile che i due elementi siano entrambi presenti.
Ciò che sta accadendo a Roma segna inequivocabilmente la fine di una presunta e sbandierata "superiorità morale" dei cinque stelle ed evidenzia il doppiopesismo che di volta in volta caratterizza le loro valutazioni sui comportamenti degli altri.
Al riguardo è esemplare l'affermazione di Luigi Di Maio al Direttorio del 21 dicembre 2015: "Non sono a favore della presunzione di innocenza per i politici; se uno è indagato deve lasciare, lo chiedono gli elettori".
Ovviamente non parlava della Muraro! E (altrettanto ovviamente) non vale oggi per la Muraro!
Ma aldilà di queste considerazioni la vera posta in gioco nel duro scontro tra i cinque stelle riguarda la scelta strategica sul posizionamento politico del Movimento, all'interno del quale coesistono pezzi significativi della destra romana (a cominciare proprio dalla Raggi) e pezzi più vicini alla sinistra movimentista.
La Sindaca nel comporre la Giunta ha tentato di riconoscere un diritto di tribuna ad ogni anima del Movimento, ma poi ha subito assecondato una spinta per spostare a destra il baricentro politico della nuova amministrazione.
Vanno lette in questo senso le forzature su De Dominicis arruolato direttamente dal gruppo Sammarco-Previti, come anche la defenestrazione della Rainero da Capo di Gabinetto per far posto proprio a quel Marra che era già stato collaboratore di Alemanno e Polverini, abusando peraltro dell'autorevolezza dell'ANAC per fare la sterzata a destra.
Ma a ben vedere anche la stessa candidatura della Raggi fin dall'inizio ha avuto il preciso intento di intercettare una parte del voto della destra romana, che nel frattempo aveva provveduto a mettersi fuori gioco con più candidature in campo; l'operazione riesce a tal punto che nel ballottaggio l'ex-Sindaco Alemanno dichiara pubblicamente che voterà proprio per Virginia Raggi.
La svolta a destra è a buon punto e sembrano ormai lontani i giorni in cui anche D'Alema, all'indomani della vittoria della Raggi, si dilettava a far telefonate per arruolare assessori per la costituenda Giunta capitolina.
Ad oggi è stato riabilitato Cerroni, lo streaming è stato abolito, i consiglieri comunali chiedono invano un confronto con la Sindaca e la lettera di Francesca De Vito (sorella di Marcello De Vito, Presidente dell'Assemblea Capitolina) racconta lo sconforto e la rabbia della base grillina, arrivando a definire i nuovi amministratori di Roma "compagnucci di merende" con annesso invito a cambiare o ad andarsene a casa; giova ricordare che De Vito è l'altra anima del Movimento ed è stato l'antagonista della Raggi per la candidatura a Sindaco della Capitale.
La vicenda romana - tra le altre cose - evidenzia tutta l'insufficienza di un modello di democrazia senza partiti o addirittura contro i partiti; l'insufficienza di un sistema nel quale organismi non legittimati da una selezione democratica (quali sono i congressi) istruiscono processi sommari a carico di figure istituzionali, umiliando in questo modo il Sindaco ed i consiglieri eletti dai cittadini.
E' possibile che nei prossimi giorni altri assessori con storie e culture diverse (ad es. Berdini e Bergamo) potrebbero (o dovrebbero!) trovarsi in una situazione di crescente imabarazzo per la piega politica che sta prendendo la Giunta Raggi e per le pressioni esterne che subisce quotidianamente; nel frattempo le dimissioni del Direttorio romano segnano una presa di distanza del Movimento dalle gesta della Sindaca, che rischia di ritrovarsi sempre più sola sul colle del Campidoglio.
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