Massimo D'Alema
Con la frase del titolo , Massimo D’Alema ha concluso il suo lungo
intervento al Farnese, circa un'ora, dove il 5 settembre ha chiamato a raccolta il
popolo disperso della sinistra e i “piddini” scontenti.
L’appello è stato raccolto numeroso, visto che la sala in platea era
gremitissima e la gente stava in piedi .
Ma che va cercando D’Alema?
Personaggio tra i più discussi del panorama politico italiano, fine politico,
oratore gradevole e preparato, una carriera mancata di showman secondo più di qualcuno, entra ed esce
dalla politica italiana con naturalezza , eleganza ed ironia. In politica da sempre, oggi aveva chiamato a
raccolta il suo popolo per dire pubblicamente le sue ragioni del NO al referendum di modifica
costituzionale che si terrà prossimamente.
Una posizione motivata ed argomentata partendo dal paradosso
che un Parlamento dichiarato anticostituzionale dalla Corte Costituzionale ha
votato una modifica alla Costituzione. Proposta poi da una maggioranza, ergo da
un governo, rabberciata composta da parlamentari che hanno cambiato casacca una
o più volte nel corso della legislatura e che , particolare di non poco conto,
nessuno li ha votati perché sostenessero o si alleassero con un governo a guida PD. Le frecciatine divertenti non sono
mancate, indirizzate soprattutto a chi ha proposto queste modifiche che
paiono in se molto astruse, cavillose quanto incomprensibili, come nel caso
della sostituzione dei Senatori con i Sindaci e i consiglieri regionali, nominati dai
partiti, che verrebbero sottratti alle funzioni per cui sono stati eletti per
svolgere funzioni diverse e limitate, rispetto al precedente Senato.
Per continuare a parlare poi della nuova legge elettorale,
che il PD quando la propose viaggiava
con il vento in poppa (era il tempo delle europee), mentre ora i sondaggi non
danno per certo la sua vittoria, anzi. Così sia per il referendum che , dal
guanto di sfida lanciato all’inizio dal Presidente del Consiglio, la posizione
del premier si è molto ridimensionata, è così anche per la legge elettorale che
rischierebbe di consegnare il Paese ad un partito che ne rappresenterebbe meno
di un terzo. Il PD, ovvero il suo segretario nonché Presidente del Consiglio, si sta rendendo conto di essersi infilato in un bel guaio.
Poi , per sgombrare il campo dalle voci di scissione messe in
giro ad arte da qualcuno, ha dichiarato che a capo del comitato da lui proposto ci sarà il giurista Guido Calvi . Una personalità di tutto rispetto per carità, ma con un’investitura dirigista
che non si discute e che non si vota neanche li per lì per alzata di mano, tanto per fare finta.
Partecipati ed appassionati gli interventi che si sono
succeduti sul palco dopo D’Alema , da
parte di dirigenti del PD come da rappresentanti della società civile accorsi
da tutt’Italia. A conferma che il tam tam mediatico dell’iniziativa, anche se
messo sotto sordina grazie alla regia di qualcuno, aveva funzionato.
A titolo di commento generale sull’iniziativa di oggi, a noi
sembra di aver assistito non tanto ad un appuntamento in cui si puntualizzavano le posizioni del NO, ma
ad una prova generale, una specie di braccio di ferro a distanza tra le due anime del PD che con l’occasione
del referendum si stanno scontrando. Prove generali per il congresso e per l’elezione
del nuovo segretario? Non lo sappiamo .Che comunque D’Alema si esponga
pubblicamente per la causa del NO al referendum, ci sembrerebbe pochino e quindi per
questo lo riterremmo orientato probabilmente su di un altro obiettivo. E quello per la conquista della segreteria per sé o per interposta persona , ci sembrerebbe un buon motivo.
Fantapolitica? Staremo a vedere .
Domenico Fischetto
Nessun commento:
Posta un commento