8 luglio 2016

IL MARTIRE DI FERMO


 
Ci scusiamo con i lettori per le parole utilizzate da Umberto nella breve nota che segue.  Non è da lui, ma questa volta si è veramente arrabbiato. Oggi mentre mi recavo alla redazione del giornale e fendevo gli immigrati che gravitano vicino alla redazione, sentivo un italiano che inveiva con i poliziotti , che erano  lì di guardia per prevenire incidenti, affermando che la situazione dell'emergenza degli immigrati  era stata causata ad arte  dai soliti comunisti che così facendo distraggono le forze dell'ordine dal loro vero compito che è quello di proteggere i cittadini che pagano le tasse. Questo è quello che ho sentito io. E mi sono arrabbiato contro il qualunquismo dilagante, strumentalizzato e veicolato  poi da qualche politico di bassa lega che non vede l'ora di cavalcare la tigre in previsione di future elezioni. Poi non ci meravigliamo se qualche testa di legno che non sa distinguere il nero dal bianco prenda per buone le sue parole, e compia gesti efferati come quello di Fermo.
E allora le parole di Umberto non sono solo giustificate, ma anche condivisibili.
D.F.
 

Scrivo con rabbia; scrivo con disprezzo; scrivo con disgusto.
Il porco che, a Fermo, ha massacrato a sprangate il nigeriano, perchè aveva difeso la propria moglie, insultata da questo individuo con la merda nel cervello - compagno di molti altri, uguali e schifosi come i delinquenti dell’IS, tutti insieme fanatici stupidi e crudeli, ignoranti e prede facili di sporchi mestatori e di un mondo distrutto da teorie e prassi senza empatia, costruito pietra su pietra da persone “civili” che sono la trama portante delle classi dirigenti  – è stato superato  dai due poliziotti statunitensi, immondi individui, anche loro prodotto di un mondo maleodorante, egoista e lurido.
Ma su tutti svetta il più immondo, stupido, lurido idiota che il paese sia riuscito a produrre: l’ignobile Giovanardi che ha tentato di minimizzare e ridurre a balordaggine la schifezza sociale rivelata da Fermo e da episodi sempre più frequenti di emersione di sterco in  società malate e in disfacimento.
Cerco sempre di usare il cervello; mi ripeto a ogni passo che solo la razionalità e non l’emozione, può salvare il salvabile.
Se la rabbia è esplosa e non mi sta lasciando, il segnale è grave, non soltanto per me.
Mi sfogherò ancora, scrivendo a Giovanardi
Umberto   

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