In tutto il mondo occidentale la sinistra tradizionale è in profonda crisi. La sinistra riformista aveva fondato la sua fortuna con il compromesso tra politica ed economia reggendo così il trentennio d’oro dello stato sociale (46//76) , che era subentrato al socialismo antagonista del precedente periodo fordista- autoritario, chiusosi tragicamente con la seconda guerra mondiale. Dopo gli anni 80 il vuoto, e con dilagare della globalizzazione, che la sinistra si era illusa di poter controllare a suo favore, il liberismo ha preso il sopravento anche in quei paesi nordici dove la socialdemocrazia aveva dato il meglio di sé. Mentre alla perdita del potere d’acquisto dei lavoratori si sopperiva con merci prodotte a basso costo nei paesi emergenti, Cina in testa, ed il diffondersi di prestiti facili.
Con la crisi finanziaria iniziatasi negli Usa nel 2007 , con l’aggravarsi dei fenomeni migratori ,causati da calamità naturali e guerre locali incoraggiate in gran parte dall’occidente, e con l’assorbimento graduale dei benefici dei prezzi dei beni importati ieri a basso costo tramite una lenta svalutazione del potere d’acquisto, la politica liberale ha mostrato tutta la sua inadeguatezza , mentre il capitalismo delle reti e dei flussi di informazione e delle speculazioni finanziarie ha preso il sopravento, facendo aumentare a dismisura le diseguaglianze che gli stessi liberali cominciano a denunciare come intollerabili per la tenuta del sistema.
Il tutto mentre la crisi ambientale mostra tutti i suoi effetti e la politica è solo capace di produrre summit e dichiarazioni d’intenti senza affrontare di petto il problema della sostenibilità del sistema di produzione attuale che sta portando il pianeta sull’orlo di una catastrofe annunciata.
Crisi delle classi dirigenti e crisi dei partiti che tradizionalmente avevano garantito una certa equità nella distribuzione della ricchezza sono andate a braccetto, creando la nascita di movimenti nazionalisti e populisti con diverse caratteristiche da paese a paese.
L’Italia con il voto del 4 marzo si è allineata in pieno a questo trend ,anzi ne sta diventando un caso di studio : il voto ha messo in luce una richiesta generale di protezione da parte dello stato, vuoi sotto forma di sostegno al reddito vuoi nella richiesta di ritorno a protezionismi e sostegni assistenziali alla produzione.
La realtà è che Il paese Italia è al collasso , altro che ottimismo!
Siamo ultimi in Europa per numero di occupati, per numero di laureati ,per tasso di abbandono scolastico, per il fenomeno dell’analfabetismo di ritorno, per la lentezza della giustizia, per i tempi della realizzazione di un’opera pubblica , mentre siamo fra i primi per il deficit pubblico accumulato, per le crisi bancarie e per la distribuzione di alti stipendi ai manager di aziende e amministrazioni pubbliche, per gli effetti disastrosi delle liberalizzazioni fatte negli ultimi anni .
Nel frattempo siamo assenti dal dibattito sul bilancio europeo e sulle necessarie riforme delle istituzioni internazionali che hanno mostrato la corda di fronte allo scenario attuale .
Certo sarebbe autolesionista ignorare le eccellenze italiane in certi settori e la straordinaria capacità innovativa di un numero sempre più ristretto di aziende (circa 3000) che competono a livello mondiale , mentre le grandi aziende si contano con il lumicino e sono sempre più distanti da una politica industriale di sistema. Sarebbe ingeneroso dire che su tutti questi problemi non si è fatto niente ma certo i problemi sono ancora tutti lì in attesa di soluzione ed i governi di questi ultimi anni hanno solo gestito alla meglio la situazione continuando ad accettare le impostazioni e gli assunti di partenza del trattato di Maastricht :rigore fiscale, privatizzazioni, assenza di indirizzi forti nella politica industriale nessuna lotta all’evasione fiscale internazionale, nessuna politica di revisione delle strutture che governano l’economia mondiale, anzi accettazione piena di trattati di libero scambio senza contropartite e controlli e nessun intervento nella politica per la pace e lo sviluppo internazionale.
Oggi la sinistra è alla deriva e tranne poche eccezioni non si è ancora affrancata dall’ideologia neoliberista sulle sorti progressive del capitalismo . In Italia abbiamo un pd che non rappresenta più ceti popolari al sud e produttivi al nord ,ma solo quel che resta del ceto medio riflessivo ed urbanizzato come dimostrano gli ultimi dati sugli insediamenti elettorali, un fallimento dell’esperienza di leu ,che al di la delle intenzioni e dei programmi , si è dimostrata un cartello elettorale di ceto dirigente visto ancora come coinvolto nelle politiche sbagliate del passato, alcune formazioni di estrema sinistra che tutte insieme superano di poco mezzo milione di cittadini, e il boom dei 5 stelle che interpreta nel suo baillame ideologico molte istanze della sinistra come quelle di una redistribuzione del reddito e di revisione delle politiche per il lavoro (orario,tutele).
In Italia in questa difficile situazione, per ricostruire una sinistra ci vorrà tempo, non scimmiottare altri paesi, ma avere idee chiare sulla situazione italiana , e per questo non basteranno programmi ben scritti ,ma modestia, umiltà di ascolto, azzeramento delle vecchie premesse, evitando di applicare soluzioni affrettate che di solito non provocano i cambiamenti desiderati ma anzi aggravano il problema che si vorrebbe risolvere.
In Italia esiste un grande patrimonio di democrazia e di partecipazione civile: non si deve avere la presunzione di avere soluzioni immediate ,né di arrivare subito alla formazione di un nuovo partito :il lavoro sarà di lunga lena perché bisogna contemporaneamente ricostruire un’idea di stato massacrato da decenni di politiche asociali basate sulla competizione, l’arrivismo, il sé prima di tutto, solo dopo questa nuova ricostruzione culturale sarà possibile costruire anche nuove alleanze.
Per questo occorre ripartire da due fronti:
- a livello etico: estensione dei diritti e doveri di cittadinanza , giustizia sociale, uguaglianza di genere ,solidarietà e sicurezza per tutti.
- a livello economico lavorando su quattro fronti dell’intervento pubblico:
- sostegno all’azione di innovazione e alla riconversione dell’industria tutta, a partire da quella pubblica ,verso la sostenibilità ambientale
- grande piano di opere pubbliche (scuola,sanità,sicurezza del territorio)
- nuove forme di welfare e di redistribuzione di reddito e nuova politica del terzo settore e dei beni comuni. Con la riconferma della progressività fiscale e la revisione dei sussidi perversi alle imprese e dello spostamento dalle tasse dal lavoro alla rendita e ai patrimoni
- partecipazione statale nelle aziende private che forniscono servizi nei settori nevralgici del paese: energia, telecomunicazioni,spazio, chimico, farmacologico, tecnologico, sicurezza etc.
In contemporanea c’è da studiare la riforma dell’Unione Europea e dell’ Euro e delle istituzioni dell’economia globale.
Poi tradurre studi e saggi in slogan e propaganda alla portata di tutti per arrivare al manifesto della nuova sinistra del XXI secolo.
Come in “Assassinio sull’Orient express” i colpevoli di questa situazione sono tanti ma a differenza di Agatha Christie non abbiamo un Poirot per risolvere il caso, abbiamo invece una miriade di luoghi, di associazioni, di realtà territoriali, di transfughi, di comunità , piccoli partiti o correnti, giovani studiosi, che messi in insieme ci daranno la dimensione cognitiva e sistemica per risolvere il problema e ritrovare il filo di Arianna che unirà la sinistra di domani. Nel frattempo non disperdiamoci, organizziamoci sul territorio insieme a quante più forze possibili, partiamo dalle scuole di periferia, facciamo formazione ai giovani, usiamo la rete, i social, le radio web non per spettegolare ma per ri- formare un pensiero nuovo che possa accumunarci tutti e collegarci con altri movimenti socialisti e progressisti in tutto il mondo.
Usiamo al meglio le poche risorse che abbiamo, senza fermarsi mai, consapevoli che viviamo in tempi interessanti e in poco tempo può accadere di tutto come hanno dimostrato il referendum costituzionale e le elezioni del 4 marzo 2018, prepariamoci ad un lungo cammino senza perdere mai di vista la bussola dei nostri valori
Andrea Secci
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