20 maggio 2018
Dai giornali di oggi 20 maggio
Lega-M5S, manca sempre il premier (Repubblica p.4): Di Maio ci riprova,
ira Salvini che avverte: “Così salta tutto”. Fatto parla di rush finale
tra Di Maio e i tecnici “terzi” per Palazzo Chigi. Salgono le quotazioni
di Giuseppe Conte, ma resta in corsa anche Andrea Roventini (Stampa
p.5). Nel Movimento si continuano a fare di nomi di Spadafora, Fraccaro
e Bonafede. Nella “grande spartizione di governo, a Palazzo Chigi un
esponente 5S, con i grillini che otterrebbero anche Sviluppo,
Infrastrutture e Lavoro. Alla Lega il Viminale, i Servizi e
l'Agricoltura (Messaggero p.3). Oggi nuovo vertice tra Di Maio e
Salvini, domani da Mattarella con il nome (su tutti). Il Colle vuole un
profilo credibile, meglio un politico se non c'è una personalità terza
(Repubblica p.5). “Il Colle ha pronto un asso nella manica” (Libero): di
fronte a una proposta sgradita, il capo dello Stato potrebbe mettere il
veto, aprendo spazi per un'altra maggioranza. Per il Giornale, l'unica
alternativa a un nome credibile sarebbe il ritorno al voto.
Sondaggio di Diamanti su Repubblica (p.2-3): sei italiani su dieci
dicono sì al governo Lega-M5S, mentre solo un quarto degli elettori
giudica utile un ritorno alle urne. Il 35% punta su un premier terzo,
mentre Salvini diventa il leader più apprezzato con il 42%.
Contratto di governo, tra i militanti leghisti vince il sì (su tutti).
Ma nei gazebo arriva l'avvertimento: “Non cedete la premiership”. Tra i
votanti del Carroccio una linea comune, che spinge per l'addio a
Berlusconi (Messaggero p.2). Il Carroccio rassicura Fi, ma Berlusconi
chiude: Salvini ha perso la testa (Messaggero p.6). Il segretario
leghista prova a spegnere le polemiche e parla a nome della coalizione,
ma il Cav sarebbe pronto a dire no alla fiducia al governo-giallo verde.
Ora l'ex premier affila le armi e promette opposizione vera (Giornale p.8).
Pd, conta rinviata: fischi e rabbia al vertice (Corriere p.7). Nervi
tesi in assemblea, con Martina che resta alla guida del partito fino a
luglio. Mentre la minoranza annuncia una fase nuova, Renzi abbandona
l'aula. Fragile tregua nel Pd (Messaggero p.7): passa la linea dei
renziani per il rinvio alla conta su congresso e segretario. Ma veleni
in sala. Renzi congela le dimissioni e negozia con Zingaretti (Stampa
p.9). “Per non spaccarsi il Pd si autoiberna” titola Libero (p.7).
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