23 settembre 2017
NO AL BUS DELL'ODIO
APPELLO
Stanno girando per l’Europa e per l’America Latina e Settentrionale bus
arancioni. In Spagna hanno tentato di circolare recando la scritta: “I
bambini hanno il pene. Le bambine la vagina. Non ti far ingannare. Se
nasci uomo sei un uomo, se nasci donna lo continuerai a essere”; a
Madrid il comune glielo ha però proibito. In Italia il messaggio è stato
edulcorato, ma non è meno insidioso: “I bambini sono maschi; le bambine
sono femmine. La natura non si sceglie. Stop gender nelle scuole”. è
questa l’ultima offensiva sferrata in un clima di caccia alle streghe,
oscurantista e reazionaria, che unisce l’avversione a ogni forma di
unione civile alla campagna contro la cosiddetta teoria gender, uno dei
forse troppo sottovalutati temi di intervento costante di “CitizenGO”,
“Generazione Famiglia”, Family Day, e altri: associazioni estremiste ed
integraliste per le quali questa è la vera emergenza educativa. Si
chiamano “Bus della libertà” – l’unico modo, a detta delle associazioni
organizzatrici, “per far uscire allo scoperto i colonizzatori del
gender” - ed è stato già pianificato il tour per alcune città italiane.
Il bus del gender partirà sabato 23 settembre da Roma, arriverà a
Firenze il giorno successivo, il 25 sarà a Milano, il 26 a Brescia, il
27 a Bologna, il 28 a Bari, il 29 a Napoli e infine il 30 farà ritorno a
Roma, dove è prevista una manifestazione.
La scuola pubblica, laica, e inclusiva e – in particolare – il principio
costituzionale della libertà dell’insegnamento sono strumento
dell’interesse generale, perché garantiscono, attraverso il pluralismo
delle idee, relazioni aperte e democratiche, piena formazione degli
alunni, consapevolezza, pensiero critico, capacità di scelta e di
partecipazione alla vita del Paese. Una campagna di aggressione
intollerante, sottesa a individuare nella scuola un servizio a domanda
individuale e non un progetto educativo e culturale rivolto all’intera
comunità in tutte le sue componenti, fondata su pregiudizi che non hanno
alcuno scopo, se non quello di sollecitare pulsioni irrazionali e di
indicare capri espiatori, distogliendo l’opinione pubblica dalle reali
priorità di un Paese in declino, non può che essere respinta
radicalmente da chi creda nella scuola della Repubblica e – prima ancora
– nella Repubblica e nei suoi principi fondativi.
C’è bisogno, insomma, di una presa di coscienza intransigente da parte
non solo di lavoratori della scuola, studenti e genitori; ma anche dei
cittadini di Roma, città di tradizione antifascista e democratica. La
questione non può e non deve essere rubricata come pertinente in modo
esclusivo alla comunità LGBT. Chiediamo pertanto a chiunque abbia a
cuore i principi su cui si impernia, di sottoscrivere questo appello;
chiediamo – soprattutto - al sindaco e alle istituzioni delle città
coinvolte di assumere da subito una presa di posizione precisa e
inequivocabile: per chi esclude, discrimina, diffama, provoca non deve
esserci spazio.
Appello promosso da:
Coordinamento per la democrazia costituzionale Roma, Lipscuola, Flc Roma
e Lazio, PRC Federazione di Roma, Sinistra Italiana - Roma area
metropolitana, Area "il sindacato è un'altra cosa - Flc Cgil",
Autoconvocati delle Scuole di Roma e del Lazio, L'altra Europa con
Tsipras - Comitato romano, Associazione Giuristi Democratici Roma
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