Era dagli anni ’70 che i docenti universitari non scioperavano.
Ma vediamo quali sono le modalità dello sciopero e quali le richieste dei professori.
Ma vediamo quali sono le modalità dello sciopero e quali le richieste dei professori.
Negli ultimi anni è nato spontaneamente un movimento trasversale di malcontento che si è attribuito il nome di MOVIMENTO PER LA DIGNITÀ DELLA DOCENZA UNIVERSITARIA, grazie anche alla tenacia e al lavoro generoso di alcuni Professori facenti capo al Politecnico di Torino e dei rappresentanti degli Atenei.
Intanto va specificato che lo sciopero consiste soltanto in una astensione dallo svolgimento del primo appello di esami della sessione autunnale. Le modalità di sciopero sono state esaminate accuratamente dalla Commissione di Garanzia e sono state prese tutte le precauzioni per risolvere alcune esigenze particolari. Ad esempio sono stati previsti appelli straordinari di recupero per laureandi, per ragazze incinta e così via, perché lo sciopero vuole creare disagio ma non danno agli studenti. Le battaglie sono fatte anche per loro, per fornire un servizio più adeguato. Attualmente non ci sono aule capienti, c’è mancanza di docenti perché non ci sono stati ricambi generazionali. La legge Gelmini (alcuni articoli erano già contenuti nella legge 133 del 2008) aveva stabilito che ogni cinque Professori in pensione sarebbe stato fornito un posto nuovo – cosa che non è avvenuta, quindi oggi molti Professori tengono due o tre corsi con un numero incredibile di iscritti. Questa, peraltro, è una delle ragioni per cui molte facoltà ricorrono al “numero chiuso”.
Sono in atto in molti Atenei iniziative di incontro con gli studenti e Assemblee per rendere tutti partecipi delle motivazioni che hanno spinto i docenti a proclamare questo sciopero.
Nato inizialmente per contrastare il blocco delle classi e degli scatti stipendiali, il Movimento si è fatto promotore di varie richieste che qui possiamo sintetizzare.
I Docenti Universitari Italiani non sono più disponibili:
- a farsi delegittimare in tutte le sedi vedendo la propria identità messa sempre sotto attacco;
- a vedersi bloccare gli stipendi con effetti perenni;
- a vedersi privare delle risorse che consentono al personale in servizio di progredire a ai giovani di accedere alla carriera universitaria;
- a vedersi negare le risorse per la ricerca che poi si vuole valutare senza averla neanche finanziata;
- a vedersi sommergere da una burocrazia quasi sempre inutile che sottrae tempo prezioso alla didattica e alla ricerca;
- a vedersi valutare con metodi discutibili;
- a vedere il diritto allo studio mortificato;
- a vivere in un clima di lavoro avvelenato di “lotta fra poveri”.
Hanno invece bisogno, al contrario, di:
- vedere sbloccati in modo definitivo le classi e gli scatti;
- vedere assegnate agli Atenei risorse che consentano a chi è già in servizio di progredire e ai giovani di accedere alla carriera universitaria mediante l’apertura di concorsi ai vari livelli;
- vedere assegnate le risorse adeguate per la ricerca scientifica con la predisposizione di piani di investimento che allinei la quota del PIL per la ricerca a quella dei principali paesi dell’Unione Europea;
- vedere assegnate risorse adeguate per il diritto allo studio che favoriscano l’accesso all’Università da parte dei giovani;
- vedersi valutare con metodologie più corrette;
- essere liberati dall’eccesso di burocrazia e poter così dedicare altro tempo proficuo e prezioso alla didattica e alla ricerca, anche per questo penalizzate nel nostro Paese;
- vedere ripristinato un clima di lavoro nel quale ci sia serenità e collaborazione fra colleghi.
Tutto ciò con la speranza che l’Università riacquisti il ruolo e la dignità che merita.
11 settembre 2017
Ghisi Grütter
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