Voci di
Massimiliano Gallo, Maria Pia Calzone, Alessandro Gassman, Mariano Rigillo,
Renato Carpentieri, Ciro Priello, Francesca Romana Bergamo, Enzo Gragnanello,
del 2017. Musica di Antonio Fresi e Luigi Scialdone. Band dei Foja.
Napoli è la protagonista
La gatta cenerentola che conoscevo era l’Opera teatrale di De Simone, scritta nel 1976, che
riprendeva la fiaba de Lo cunto de li
cunti di Giambattista Basile, arricchendola con varie altre versioni
scritte o tramandate oralmente. Protagonista indiscussa delle varie versioni è
la città di Napoli, vittima del potere di una perversa matrigna e di occupanti
stranieri. A proposito delle conseguenze della presenza degli Americani a
Napoli la Tamurriata nera così recita: «Chillo o ninno è niro
niro, niro niro cumm’a che!». Napoli però presenta luci e ombre:
da un lato la delinquenza, la corruzione e il malaffare, dall’altro, menti geniali
(Vittorio Basile e il museo della scienza) e musica eccelsa. «Da napoletani
quali siamo – hanno spiegato i
registi a Venezia – abbiamo cercato solo
di non portare al Lido un concetto stereotipato della nostra città, non
sentirci né vittime né carnefici, ma raccontarla con la giusta autoironia.
Napoli è una città barbara e nobilissima, cenere e luce proprio come la si vede
nel film». Il canto
di questa straziata e derelitta città è affidato al “cattivo” della storia:
Salvatore Lo Giusto detto ‘O Re, un geniale e mariuolo fabbricante di scarpe, nonché trafficante di coca. La
storia di questo film d’animazione presentato alla Biennale di Venezia nella
“Sezione Orizzonti”, è ambientata ai tempi nostri o meglio, in un immediato
futuro. L’armatore e scienziato Vittorio Basile, che vive con la figlioletta
Mia di tre anni, aveva costruito questa nave come polo tecnologico, una sorta
di archivio digitale che mediante vari ologrammi mantenesse la memoria delle
cose e degli eventi interni alla nave. Si sta per sposare con Angelica, una
bella cantante (e trafficona) napoletana che ha già sei figli, ma la prima
notte di nozze Basile sarà ucciso da Salvatore Lo Giusto, segretamente, amante
di Angelica. L’obiettivo è di impadronirsi di tutti gli averi del ricco armatore
e ampliare in tal modo, il traffico di droga. Passano quindici anni e la vedova
Angelica ha trasformato la nave in un night
club un po’ equivoco, in attesa del ritorno di Salvatore assente da allora.
La piccola Mia sta per diventare maggiorenne, ma dal giorno dell’uccisione del
padre, non parla più avendo subìto un forte shock.
Salvatore cercherà di sposare Mia al posto di Angelica per trafugarle
l’eredità, ma alla fine, tutta la vicenda verrà sbrogliata dal poliziotto Primo
Gemito, già fedele scorta di Basile. Non voglio qui raccontare tutti i dettagli
della storia, il film va visto per gustare tutte le immagini un po’ sott’acqua
accompagnate da canzoni bellissime composte da Antonio Fresi e Luigi Scialdone.
Chi non ha pensato a Reginella quando
la cattivissima Angelica chiede a Mia di liberare il pappagallo per salvargli
la vita? «Nun ‘o vvide aggio
aperta ‘a cajuola, Reginella è vulata? e tu vola! vola e canta…e nun chiagnere
accà».
Pressoché tutto il film è girato
all’interno della Megaride l’enorme nave super-tecnologizzata, cioè ai suoi
rottami, tuttora ancorata nel porto di Napoli. Le visuali in prospettiva sono
quasi sempre con il punto di vista dal basso. Forse quello di Mia bambina?
Bravissimo Massimiliano Gallo (figlio
del famoso cantante napoletano Nunzio Gallo) a dare voce a Salvatore ‘O Re,
mentre spicca la voce di Primo Genito doppiato da Alessandro Gassman, se non
altro perché è l’unico italiano che non parla napoletano, ma ha un accento
romanesco. Il film d’animazione della Mad Entertainment Animation La gatta cenerentola, anche se costruito
con un badget contenuto (1.2 mln di
Euro), può competere alla pari con produzioni internazionali. Ha già ottenuto
vari premi tra cui il Premio Speciale Francesco Pasinetti «per la capacità di rileggere Basile e
De Simone, di fondere in una fiaba nera dai riflessi steampunk la proverbiale miseria e nobiltà di Napoli e di far fronte, con un
poderoso immaginario e un abbacinante cromatico, a un budget non faraonico», il
Premio Future Film Festival Digital
Award, e il Premio Speciale Open per essere «un’originale unione di temi sociali e
ambientazioni futuristiche» per la musica «sapientemente studiata per armonizzare note tipiche della canzone
napoletana a sonorità jazz e post-moderne»
e per aver riscattato il
dialetto napoletano «inaugurando una nuova auspicabile tradizione
del cinema d’animazione italiano»
Ghisi Grütter
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