Storie del Novecento
La
storia dell’amore è un bel film commovente. Tratto dal libro omonimo di Nicole
Krauss, il film narra una lunga storia che attraversa tutto il “secolo breve”. Percorre
le vicende di Alma Mereminski e Leo Gursky (una dolce Gemma Arterton e un
bravissimo Derek Jacobi), due ebrei polacchi che si amavano fin da giovani, che
da uno shtetl (villaggio ebraico
dell’Est Europa) del distretto di Minsk, finiscono per vivere, separatamente, a
New York City. Il regista segue due percorsi narrativi in contemporanea: siamo
nel 2006 e, da un lato, è mostrata la storia dell’adolescente Alma Singer che
si svolge in ordine cronologico e dall’altro quella di Leo che vive a ritroso
la sua storia d’amore. Il film, in tal modo, risulta essere un insieme di frammenti
di vita in differenti periodi di tempo, montati in modo da non facilitare la comprensione
della vicenda, ma stimolandone la curiosità e donando, in tal modo, una certa suspense.
Il
film si articola su più scene:
- nella
casa della famiglia di Charlotte Singer traduttrice che vive a Brooklyn con la
figlia Alma e il figlio Bird;
- in
un edificio fatiscente a China Town, dove vive da solo Leo, ultimo ebreo ad
abitare ancora lì;
- nel
villaggio in Polonia prima della seconda Guerra Mondiale;
- in
Cile dove vive Zvi, uno dei tre amici inseparabili prima della guerra;
- nella
casa di Alma a New York in Rivka Street;
- nella
casa unifamiliare suburbana di Isaac Moritz, figlio naturale di Leo, famoso
scrittore.
Allo
scoppio della guerra i genitori di Alma la fanno emigrare negli Stati Uniti per
proteggerla e i due giovani amanti si lasciano in lacrime con grandi promesse.
In particolare Leo le giura di scrivere un romanzo su di lei (La storia dell’amore appunto, in Yiddish)
che le invierà per posta man mano che i capitoli saranno ultimati. Varie
saranno le peripezie che subirà questo manoscritto, una guerra di mezzo,
emigrazioni delle persone in paesi diversi. Leo soffrirà tutta la vita rimando sempre
fedele a questo suo grande amore e solo da anziano troverà – con una dolcezza
un po’ amara - una forma di soddisfazione.
Le
tematiche serie sono portate sullo schermo con ironia e con simpatia. Leo da
vecchio è proprio hamishe (in yiddish
è “come una pantofola comoda”), dotato di grande sense of humor e ammirevolmente ostinato in questa sua speranza di
incontrare il figlio mai conosciuto. Alma, il suo grande amore, gli aveva fatto
promettere non rivelare mai a Isaac di essere il suo vero padre e Leo riesce a
tenere questo segreto per sé a fatica, fino a che è sufficientemente vecchio
per sentirsi libero di poterglielo comunicare.
Il
film è girato con un tale garbo che non annoia neanche un attimo nonostante
duri 134 minuti. Il regista Radu Mihaileanu è rumeno ma naturalizzato in
Francia ai tempi di Ceausescu, dove si trasferisce nel 1980. Ha già girato il
divertentissimo Train de vie - un treno
per vivere nel 1998 ottenendo un gran successo, e l’intenso Il Concerto del 2009. Così dice in
un’intervista: «Credo che l’umanità stia attraversando la crisi più grave e profonda
della sua storia, una crisi che genera tutte le altre, legata all’incapacità di
amare l’altro. Viviamo in un’epoca in cui l’amore per se stessi trionfa sul
resto e sulla gioia di amare qualcun altro, di volergli bene e di credergli. A
volte l’amore sembra obsoleto, degradante e conservatore. A me piace prendere
le difese di quegli utopisti che ancora lottano per l’amore, un sentimento che
aiuta a sopravvivere».
Ghisi
Grütter
Nessun commento:
Posta un commento