3 settembre 2017

La cattura delle bestie di Rimini: una vittoria a metà


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Dovremmo andare fieri della cattura delle "bestie" che a Rimini hanno violentato una cittadina polacca e un transessuale? Certo, se si considera che sono stati assicurati dei colpevoli alla giustizia. Eppure rimane l'amaro in bocca, perché le bestie sono tre minorenni e un ragazzo appena maggiorenne. Un'amarezza che, per chi come me è un educatore ed un insegnante, si traduce in alcuni semplici interrogativi: com'è possibile che dei minori girino per le strade di Rimini alle quattro di notte? Chi sono questi ragazzi, hanno delle famiglie o vivono in dei centri di accoglienza o sono abbandonati a loro stessi? Ricordo il caso di un minore tunisino, che ebbi modo di seguire anni fa per qualche tempo. Era scappato da un centro per minori della Sicilia e dormiva a Roma per strada. Provai a contattare la struttura. Riuscì pure a parlare con un'operatrice. Quando un minore lascia un centro, quello che si fa è darne tempestiva comunicazione in questura. Da quel momento, il minore è in balia di se stesso. In quel caso, guadagnata la fiducia del ragazzo, lo convinsi a iscriversi a scuola e lo portai in un centro per minori a Roma, precisamente quella tristemente famosa struttura di Tor Sapienza, che oggi non esiste più. Non ci rimase a lungo. Stanco di Roma, decise autonomamente di tornare in Sicilia. Mi ha telefonato un anno fa circa per farmi sapere che in Sicilia era stato accolto da una famiglia italiana, che lo aveva trattato come un figlio. In più, divenuto maggiorenne, aveva sposato una ragazza italiana, sua coetanea. Era felice. La cattura delle "bestie" di Rimini è una vittoria a metà.

Massimo Frana

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