Il
film è girato molto lentamente e in alcuni punti è un po’ troppo melenso (ad esempio
il disegno del cuore sulla sabbia…). La figura del vecchio Pierre (79 o 83
anni?) è intensa e ben interpretata dall’esperto Pierre Richard, mentre Alex,
interpretato dal giovane Yaniss Lespert, è una figura un po’ priva di personalità
ed ha sul volto sempre la stessa espressione, tra il seccato e il corrucciato.
Pierre
è vedovo da un paio d’anni e abita da solo nel quartiere parigino di Belleville.
Depresso dopo il recente lutto, non ha voglia di uscire di casa, né di fare più
la spesa, né di vestirsi e lavarsi. Si occupa di lui la figlia che, oltre ad
avere un secondo marito, ha due figli e un lavoro, ciononostante porta al padre
il cibo a casa. A un certo punto ha una brillante idea: regalare al padre il
suo vecchio computer e chiedere ad Alex, attuale compagno squattrinato della
figlia Juliette, di dare qualche lezione di informatica al vecchio padre.
Accetteranno recalcitranti entrambi, ma poco a poco nascerà tra loro un
rapporto d’intesa. Alex riuscirà a far reagire Pierre, incuriosirlo al mondo e
infondergli una certa voglia di vivere. Pierre diventerà bravissimo con l’elaboratore
elettronico, sia con Skype (rintraccerà
l’ex fidanzato di Juliette a Shanghai), sia nell’entrare in un sito per coppie
e intraprendere un carteggio con Flora, una bella e giovane fisioterapista
belga. Naturalmente Pierre mentirà sui dati, non fornirà la sua data di nascita
e metterà la foto di Alex al posto della sua. Così, al primo appuntamento,
riuscirà con qualche ricatto (affettivo ed economico) a mandare Alex al posto
suo, pur essendo presente nel bar-ristorante teatro dell’incontro, e osservando
la scena dal tavolo vicino. La storia cresce e gli equivoci pure. Tutto finirà
bene come il faut nelle commedie.
Le locations, ahimè, sono di una grande
banalità fin dalle primissime scene: Alex e Juliette in scooter passano sotto la Tour Eiffel (per andare a Belville notoriamente
si passa sempre sotto la Tour Eiffel…) e di Bruxelles è mostrata la Grand
Place.
Il
tema di probabili amori in tarda età era stato già esplorato da Stéphane Robelin
in E se vivessimo tutti insieme? del
2011.
Ghisi
Grütter
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