Di Maio pronto a trattare su tutto e con tutti: “Pensiamo ai patti, non a chi li firma” (Corriere e altri). Ma l’apertura di ieri al Pd dalle pagine di Repubblica piomba su un partito dilaniato. Franceschini apre: riflettiamo. Anche Orlando non chiude. Prudente Martina: restano ambiguità. Nel retroscena del Corriere l’alt di Renzi: non bisogna stare al loro gioco, lo fanno solo per dividerci. Rosato al Mattino: “Dai 5 Stelle un’apertura strumentale. Di Maio è solo a caccia di voti in Parlamento, i nostri o leghisti, in assoluto disinteresse verso il merito e i contenuti. Lasciamo lavorare Mattarella: il Paese non è senza governo, il Colle troverà una soluzione”. Cacciari su L’Espresso: “Questo Pd va sciolto. Superare l’equivoco dei democratici che dovevano rinnovare la sinistra invece l’hanno riportata al passato, tenendola bloccatasi divisioni figlie di tradizioni superate”. Sul Fatto l’apertura di Paola Taverna: “Siamo maturati, vanno mese da parte le vecchie scaramucce per cercare soluzioni e punti di convergenza. Di Maio è stato chiaro: noi vogliamo fare un contratto di governo sui tempi per il Paese e ci aspettiamo una risposta, o dal Pd o dalla Lega. Vediamo chi ci sta e insieme decidiamo i punti fondamentali”. Sul Messaggero parla Emilio Carelli: “Punti fermi sono la volontà del M5S di dialogare sua col Pd che con la Lega e Di Maio premier. Berlusconi rappresenta il passato: nessuna pregiudiziale sulla persona ma si tratta di dare un governo di cambiamento e che guardi al futuro. Né all’interno del M5S c’è intenzione di attaccare Mediaset”. Salvini tranchant: “Governo Pd-M5S? Mamma mia. Farò di tutto per cambiare questo Paese ma o nasce un governo serio oppure si tornerà a votare e noi stravinciamo” (Avvenire e tutti).
Centrodestra oggi ad Arcore in cerca di una linea comune. Berlusconi: “Abbiamo blindato il centrodestra, adesso dobbiamo blindare la nascita di un governo” (Corriere). Per il Cavaliere, finito all’angolo dopo il voto, l’obiettivo principale resta evitare elezioni anticipate e la nascita di un governo “ostile” al suo gruppo. Salvini, in un’intervista al Corriere,avverte: “Silvio si scordi l’asse con il Pd. Se c’è un tentativo da fare è con i 5 Stelle. E’ una cosa ovvia: se voglio cancellare la riforma Fornero, riformare il mondo del lavoro e della scuola, espellere i clandestini con chi dovrei fare queste cose?”. Quanto al centrodestra “ora parleremo con una voce sola, quella scelta dagli italiani a guida Salvini. E così toglieremo ogni alibi a Di Maio”. Ma Tajani, in un’intervista a QN, rilancia: premier al centro destra e un governo con il sostegno dem. “Salvini non ha interesse a fare la spalla a Di Maio quando può fare il premier sostenuto dal centrodestra. I numeri li troviamo confrontandoci sul programma: si possono trovare accordi anche con il Pd. Bisogna lavorare per un governo stabile. Il M5S fino ad adesso ha posto diktat inaccettabili”. Guarda al Pd anche Fabio Rampelli (Fdi) che a La Verità (p.5) dice: “Centrodestra unito per avere l’incarico”. “Mattarella sa che abbiamo vinto noi: sul programma niente veti, neppure sul Pd”. Per Belpietro (La Verità) su Salvini premier pesa il no degli Usa: a Washington temono che la Lega avvicini l’Italia alla Russia. Napolitano all’opera per impedire a Salvini di sedere a Palazzo Chigi e spingere il Pd verso l’alleanza con Di Maio.
Su Repubblica la rabbia della platea di Ivrea per il “tradimento” della Lega, ovvero il ritorno ad Arcore. Di Maio: “Salvini decida quello che vuole fare da grande”. Ma gli elettori dei Cinque Stelle vogliono un governo con la Lega: nel sondaggio Demos per Repubblica il 38% di chi ha votato per il Movimento è favorevole ad un accordo con Salvini ma non con Berlusconi. Solo il23% è per allearsi con i dem. Il 22% è per tornare subito a votare.
Su QN (p.10) il sentiment degli italiani: dopo un mese già stanchi dello stallo, il 58% è per il voto. Senza intese meglio elezioni subito. Solo il 24% per un governo di garanzia. Intanto M5S e Lega continuano a crescere: 5Stelle al 3,5%, Lega al 21%, Pd ancora in calo al 17%.
Sul Fatto il ricorso di una candidata di FI che mette a rischio il seggio di Salvini: “Ci sono errori nei verbali, invertite le colonne dei consensi dei due partiti”. Se l’errore dovesse essere confermato dalla giunta per le elezioni del Senato il leader del Carroccio dovrebbe cedere il seggio a Fulvia Michele Caligiuri e restare fuori dal Parlamento. Salvini è stato eletto anche altrove ma il Rosatellum ha imposto che il suo seggio scattasse in Calabria.
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