Alcuni leader politici - sto parlando in particolare di Goffredo Bettini, che ne è l'esempio più rappresentativo - hanno lo straordinario talento di muoversi a tutto campo per determinare e decidere un corso, un esito politico. Non demordono e non deflettono, non mollano la posizione di guida e comando. Non solo: hanno anche la capacità specifica di apparire, scomparire, riapparire con un insopprimibile talento registico e scenografico. Dopo un lungo silenzio, oggi Goffredo Bettini pubblica su Huffington Post una lunga riflessione critica sull'attuale stato comatoso del PD. E non risparmia durezza alcuna, peraltro del tutto condivisibile, nel giudizio. Solo che... solo che è giocoforza chiedersi: ma quello che oggi si pone come severo e intransigente critico, dove è stato in questi anni di involuzione e snaturamento renziano del Partito Democratico? E' forse stato inibito nell'intervenire ed esprimersi dal suo collocarsi nell' Europarlamento? Qualcosa di simile è successo anche nel caso della vicenda di Ignazio Marino. Bettini è stato il principale sostenitore nella sua candidatura a Sindaco. Perché non è intervenuto con altrettanta forza quando Renzi e Orfini e i diciannove consiglieri dimissionari del PD lo hanno violentemente spodestato dal Campidoglio?
Gian Carlo Marchesini
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