9 aprile 2018
Dai giornali di oggi 9 aprile
Scontro nel centrodestra (Stampa): dal vertice di Arcore tra Berlusconi, Salvini e Meloni esce una nota comune con la richiesta di premiership per Salvini e di governo del centrodestra con i voti che mancano cercati in Parlamento. Ma Salvini si smarca subito: guardo al M5S. “Non ho intenzione di andare in Parlamento a cercare i voti come fossero funghi nel bosco. Se non riusciamo a fare il governo meglio andare al voto”. Da Di Maio nuovi segnali a Salvini: “Da noi la grande ammucchiata non avrà un voto. Quando Salvini vorrà governare per il bene dell’Italia ci faccia uno squillo”. Meloni alla Stampa: “Salvini veda pure Di Maio e gli spieghi che non ci dividiamo”. “Quanto a noi, chiederemo al presidente Mattarella di dare l’incarico a Salvini. Presenteremo le proposte programmatiche che gli italiani hanno votato e vedremo chi ci sta. I numeri si cercano, l’importante è su che cosa. Escludo sicuramente il Pd. Sui 5Stelle dipende da loro”. Se poi si dovesse tornare al voto “l’ipotesi non ci spaventa purché non si torni a votare con la stessa legge elettorale. Ne serve una nuova con premio di maggioranza”. Sul Corriere parla Brunetta: “Io un governo leghista-grillino non lo voto. Starò da solo ma non lo voto. Non possiamo allearci con un Movimento che tributa una standing ovation al pm Di Matteo che dà del mafioso a Berlusconi. E poi un governo Lega-5Stelle metterebbe in difficoltà il nostro Paese in Europa”. Stessa linea sul versante opposto: “Non solo Berlusconi, anche Forza Italia fuori dal governo – dice alla Stampa il grillino Alfonso Bonafede, fedelissimo di Di Maio. Possibile ministro della Giustizia – Il governo deve realizzare il cambiamento e sarebbe impossibile farlo con FI”. Su Repubblica parla Maroni: “Non ci sarà alcun accordo. Si tornerà alle urne con una legge elettorale fatta su misura per Lega e M5S. Chi vince governa per cinque anni e finalmente si entra nella Terza Repubblica”.
Fermo sui veti anche il Pd. Martina: “M5S non ci tiri per la giacca, non siamo il piano B di nessuno. E anche Salvini stia sereno: con lui il Pd mai” (Corriere). Ma il partito resta diviso.Orlando a Repubblica: “Il Pd non deve temere l’incontro con il M5S ma prima Di Maio chiuda alla Lega”. Questa è la nuova condizione posta per aprire un dialogo con i 5Stelle: “Di Maio deve prendre le distanze da Salvini sui temi dell’immigrazione, respingendo l’ipotesi della flat tax. Non dico che cambierebbe la posizione del Pd ma dal tatticismo passeremmo alla sostanza”. Rosato, candidato renziano in pectore per la segreteria, contro i 5Stelle: “Eravamo il male assoluto e ora ci corteggiano? Penso che noi dobbiamo avere la schiena dritta e rivendicare le nostre ragioni”. Rosato scettico anche su un accordo centrodestra-Pd: “Sono convinto che Lega e M5S abbiano già fatto l’accordo. Resta solo da decidere cosa fare di FI”. Quanto al Pd “Renzi si è dimesso da segretario non da politico, dà il suo contributo a decisioni collegiali. Tra congresso e assemblea abbiamo due settimane per decidere dove scegliere il segretario”. Nel Pd la resa dei conti è fissata il 21 aprile. Per la Stampa la minoranza Pd punta ad affossare Renzi all’assemblea, ma l’ex segretario lavora per bloccare le aperture al M5S. Richetti pronto a candidarsi in caso di primarie: “Renzi non ripensi alle sue dimissioni”. Bettini all’attacco “Non c’è stata nessuna vera analisi della sconfitta.Il segretario sconfitto continua ad esserci e a voler essere il dominus: se va avanti meglio dividerci” (Fatto). Sul Fatto l’affondo di Adriano Celentano contro Renzi: “Caro Matteo, per rivincere bisogna prima saper perdere. Io al tuo posto andrei a trovare Di Maio e gli direi: eccomi qui pronto al tuo fianco per guarire l’Italia”.
Per il Messaggero i passi indietro dei partiti preoccupano il Quirinale: in questo modo anche il secondo giro di consultazioni rischia di essere inutile a meno di individuare una figura terza, che potrebbe essere il leghista Giorgetti, per sbloccare l’impasse. Per il Fatto col centrodestra diviso e i Maio che aspetta segnali anche dal Pd in piena confusione, tutto è rinviato a fine aprile, dopo il voto alle Regionali di Friuli e Molise. Per Repubblica il Colle è comunque deciso a stoppare ogni ritorno al voto anticipato subito: per Mattarella un’altra campagna elettorale sarebbe uno shock per il Paese, e comunque niente assicura che nuove elezioni cambierebbero la situazione attuale. E la riunione del Consiglio Europeo di giugno impone di avere un governo pienamente in carica per quel momento.
Ieri giornata di vertice anche per i big del M5S, con Grillo, Casaleggio e Di Maio insieme ad Ivrea. I toni restano alti ma in realtà si prende tempo per consentire a Salvini di rompere con Berlusconi. Grillo: “Un governo alla fine si farà”.
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