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OSSERVATORIO CASA ROMA
di Enrico Puccini
Questo è l’estratto dell’articolo.
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Il blog ha lo scopo di diffondere dati, informazioni e analisi sulle politiche abitative a Roma. Le politiche abitative sono un complesso di strumenti che il pubblico (governo, regione, comune) mette in atto per contrastare il disagio abitativo e le dinamiche distorsive nel settore casa. Gli strumenti possono essere i più diversi: agevolazioni fiscali, benefit economici, sussidi, residenze temporanee, l’uso del patrimonio residenziale pubblico e la pianificazione di nuovi interventi edilizi.
Le politiche della casa hanno punti di tangenza con altre materie, con l’urbanistica, ad esempio, o con le politiche sociali. Spesso con queste ultime, occupandosi entrambe di aiuti alla persona, vi sono sovrapposizioni tanto che le politiche abitative si possono ascrivere al sistema generale del welfare. Con l’urbanistica vi sono notevoli interrelazioni: l’una si occupa delle trasformazioni materiali della città l’altra dei suoi abitanti, due cose che dovrebbero sempre andare di pari passo. Le analisi svolte per la stima delle necessità abitative potrebbero supportare l’urbanistica nella fase di programmazione, aiutare a capire non solo cosa costruire o recuperare ma sopratutto dove, per chi e come.
In questo primo blocco di articoli analizzeremo il patrimonio residenziale pubblico.
1.6 le case popolari a Roma, la distribuzione dell’intero patrimonio pubblico.
Ultimo articolo sul patrimonio di case popolari a Roma (erp) suddivise per municipi e zone urbanistiche che riunisce l’intera casistica del settore, ossia: alloggi erp regionali (Ater), alloggi erp comunali (Patrimonio Roma Capitale) e alloggi in fitto passivo (di Roma Capitale). Pertanto attraverso l’interazione di questi tre database è possibile definire il numero esatto di case popolari nei territori, una mappa inedita che neanche le amministrazioni possiedono non essendo i database in rete fra loro. Dall’analisi della distribuzione per Municipi si evince una maggiore concentrazione di alloggi in due aree. La prima e maggiore è quella di Roma est, in particolare terzo, quarto e sesto, che hanno più di 10 mila alloggi popolari per ciascun municipio. L’altra è definita dall’asse verso il mare con l’undicesimo e decimo municipio. Bisogna notare che la maggior parte del territorio del decimo municipio è costituito dalla riserva naturale di Castel Porziano così da far presagire una notevole presenza di alloggi popolari nella scarsa porzione costruita.
L’analisi svolta per Zone Urbanistiche ci aiuta a definire meglio le aree su cui insistono le case popolari nella capitale. Nella zona est le concertazioni maggiori si hanno nelle aree vicino al raccordo di Torre Angela e San Basilio e nelle zone interne di Tiburtino sud e Pietralata. Nell’asse verso il mare sono solo due le aree interessate: Acilia e Ostia Nord. Nel quadrante Ovest la zona di Primavalle è invece quella con una maggiore concentrazione tale da incidere sui valori dell’Intero municipio. Altra area di interesse è quella nord-est: Trullo, Vigne Nuove e Fidene presentano valori elevati. Se consideriamo le singole zone urbanistiche quelle con il numero maggiore di alloggi popolari sono: Torre Angela, 6244 alloggi, Ostia Nord, 5536 alloggi, San Basilio, 4680 alloggi e Primavalle-Fogaccia 3692 alloggi.
1.5 le distorsioni del patrimonio erp di Roma Capitale: i fitti passivi e gli alloggi fuori comune
Nella vasta casistica del patrimonio erp di Roma Capitale vi sono due anomalie: i fitti passivi e gli alloggi fuori comune. I fitti passivi sono alloggi di patrimoni privati affittati dal comune per essere destinati alla graduatoria erp. Pertanto pur avendo una destinazione sociale non si possono ascrivere al patrimonio pubblico. Tuttavia bisogna rilevare come questi incidano negativamente sui bilanci pubblici, infatti si tratta di più di 3 mila alloggi che costano alla collettività 25 milioni di euro all’anno. I fitti passivi non vanno confusi con i residence che invece sono destinati all’emergenza abitativa e, nella loro intenzione originaria, dovevano ospitare “temporaneamente” i nuclei in attesa di un alloggio pubblico. Gli alloggi in fitto passivo sono delle vere e proprie case popolari che vengono assegnate alle famiglie del bando comunale per viverci. Questi alloggi costano ciascuno una media di 640 euro al mese mentre il canone sociale medio degli alloggi comunali si attesta intorno agli 80 euro. Pertanto mentre gravano sulle casse della collettività per 25 milioni producono ricavi per poco più di 3 milioni, un disavanzo di 22 milioni annui, fondi che sicuramente potrebbero essere reinvestiti maniera migliore (dal sito del comune). Se un piano di razionalizzazione sembrerebbe cosa logica vi sono due fattori ostativi: il primo è determinato dalla stringente emergenza abitativa, un’emergenza che ricordo dura da 40 anni, per cui gli alloggi servono; il secondo è invece legato al loro uso, tutti gli alloggi sono attualmente occupati e il trasferimento di 3 mila nuclei è cosa assai complessa. Un piano di razionalizzazione, sebbene doveroso, sarebbe cosa assai complessa e avrebbe durata pluriennale tale da dover impegnare più amministrazioni. Tuttavia essendo gli alloggi prevalentemente concentrati in poche zone non sarebbe impossibile. Gli alloggi sono prevalentemente distribuiti in tre aree: Ostia nord, 1467alloggi, Casal Bruciato, 1.338, e Magliana, 776.
I fitti passivi erp di Roma Capitale per zone urbanistiche
La seconda anomalia del patrimonio comunale è determinata dagli alloggi fuori comune. Le 2.262 case popolari di Roma Capitale sono prevalentemente distribuite nei comuni dell’hinterland romano: Ciampino, Anzio, Cerveteri, Guidonia, Marino, Nettuno e Pomezia. Negli anni passati furono acquisite dalla amministrazione capitolina per ovvi motivi economici, ma assegnate su base volontaria alla graduatoria romana, tuttavia allo stato attuale producono notevoli diseconomie. La prima è l’Imu che Roma Capitale deve corrispondere ai comuni limitrofi in qualità di proprietario immobiliare (le case popolari sebbene utilizzate per scopi sociali non sono esenti, mentre i grandi patrimoni immobiliari privati se sfitti sono esonerati). Il costo medio dell’Imu sulla seconda casa è stimato in media di 1.070 € annui pertanto questo patrimonio costa circa 3 milioni di euro all’anno solo di tasse. Il secondo è la capacità di verifica e controllo che Roma Capitale può esercitare su questo patrimonio. Al di là della distanza fisica la Polizia Locale non ha giurisdizione fuori comune pertanto ogni volta che eseguire una verifica deve chiedere l’autorizzazione all’Autorità Giudiziaria competente, con notevole ritardi e complicanze. Non è un caso quindi che il tasso di abusivismo negli alloggi fuori comune è fra i più alti di tutto il patrimonio pubblico: il 17% contro una media del 12%, che è comunque elevata.
Le case popolari a Roma sono poche?
Il secondo articolo della rubrica i falsi miti è dedicato a dirimere una annosa questione: le case popolari a Roma sono poche?
Nel precedente articolo quante sono le case popolari a Roma abbiamo visto che gli alloggi popolari a disposizione sono 77 mila, un dato di per sé interessante ma non molto evocativo. E’ utile invece fare delle analisi quantitative al fine di avere dei parametri di confronto. La prima analisi che possiamo sviluppare è un raffronto con l’intero stock abitativo presente a Roma. Dall’ultimo rilevamento Istat il numero totale degli alloggi nella capitale è 1.262.662.
Alloggi a Roma (fonte: censimento Istat 2011)
Abitazioni occupate da almeno una persona residente | Abitazioni vuote e abitazioni occupate solo da persone non residenti | Altri tipi di alloggio occupati | TOTALE |
1.137.025 | 121.084 | 4.553 | 1.262.662 |
Se mettiamo in relazione il numero di alloggi popolari con l’intero stock abitativo otteniamo che sono il 6% del totale. Un dato irrisorio se paragonato a quello di altri capitali europee. Tuttavia spesso quando si fa questo raffronto non si considera che nelle statistiche riguardanti altri paesi vengono conteggiati anche gli alloggi in social housing (il nostro ERS, edilizia residenziale sociale), un settore notevolmente sviluppato all’estero e pochissimo da noi, che ha canoni ben diversi rispetto all’ERP (450 € di media ERS rispetto agli 80 € dell’ERP), e quindi dedicato ad altre fasce di popolazione. Pertanto questa analisi rischia di essere forviante. Ma a questo dedicheremo uno specifico articolo più avanti. Un utile raffronto è quello territoriale. Se mettiamo in relazione il numero degli alloggi popolari con quelli presenti nei municipi romani appare evidente come le case popolari a disposizione della collettività corrispondono a quelle presenti in un municipio romano. Vi sono addirittura sette municipi in cui il numero degli alloggi totali presenti è minore. Ovviamente gli alloggi popolari sono distribuiti sull’intera città ma immaginarli concentrati in un unico municipio da la misura della loro consistenza numerica e territoriale. Altro raffronto interessante è quello relativo alla popolazione. Il numero delle persone che abitano all’interno dell’edilizia residenza pubblica è simile alla popolazione di un municipio, circa 180 mila persone. Se raffrontiamo questo dato numerico con alcuni capoluoghi di provincia italiani all’interno delle case popolari romane potrebbero essere contenuti tutti gli abitanti di città come Modena, Reggio Emila, Reggio Calabria, solo per fare alcuni esempi (popolazione dei capoluoghi). Una città nella città che sottostà a sue regole amministrative e burocratiche.
Popolazione e alloggi nei municipi romani (fonte: censimento Istat 2011)
Municipi | Popolazione | N. alloggi |
1 | 149.509 | 87.049 |
2 | 154.223 | 81.685 |
3 | 191.707 | 93.660 |
4 | 167.822 | 76.319 |
5 | 226.364 | 108.221 |
6 | 219.688 | 101.588 |
7 | 290.372 | 140.002 |
8 | 124.392 | 60.929 |
9 | 163.132 | 73.150 |
10 | 209.483 | 97.204 |
11 | 140.457 | 65.021 |
12 | 130.426 | 64.979 |
13 | 123.244 | 62.079 |
14 | 170.944 | 82.978 |
15 | 134.244 | 67.798 |
Il dato quantitativo così inquadrato assume altre proporzioni e ci aiuta a capire meglio l’estensione del fenomeno. Una ultima riflessione deve però essere ancora sviluppata. Tutte questa analisi considerano gli alloggi erp in maniera assoluta ossia mettendoli in relazione con l’intero stock immobiliare. Tuttavia il raffronto non è opportuno, le case popolari sono alloggi in affitto a canoni calmierati e quindi andrebbero messe in relazione con il solo mercato degli affitti, tant’è vero che anche l’Istat li conteggia come alloggi in affitto nei censimenti. Sono alloggi in affitto a condizioni particolari che incidono quindi sul solo mercato degli affitti. Metterli in relazione con l’intero stock immobiliare è improprio poiché è prevalentemente costituito da alloggi in proprietà. A Roma il 78% degli alloggi sono in proprietà, un patrimonio detenuto prevalentemente da famiglie che ovviamente non hanno il problema della casa. Se ricalibriamo così la questione il dato è ancora più impressionante.
Regime degli alloggi a Roma (fonte: censimento Istat 2011)
Abitazioni in proprietà | Abitazioni in affitto | Altro titolo |
809.692 | 241.161 | 116.968 |
Se quindi mettiamo in relazione gli alloggi popolari (77 mila) con lo stock di alloggi in affitto (240 mila) otteniamo che rappresentano circa 1/3 del totale. A Roma un alloggio su tre in regime di affitto è una casa popolare. Per una facile visualizzazione immaginiamo di applicare questa analisi alla città di Roma trasformando la pianta dei municipi in un grafico a torta. Ovviamente gli alloggi pubblici o gli alloggi in affitto non sono concentrati in un unico municipio ma questa visualizzazione ha il vantaggio di sintetizzare le analisi fin qui svolte. Quello che appare è questo:
Mappa degli alloggi a Roma e il loro uso.
Il pubblico a Roma detiene una quota rilevante sia a livello numerico, 77 mila, sia a livello proporzionale, 1/3 del mercato degli affitti, di alloggi. Nonostante questo non riesce ad esercitare una politica strategica nel settore; è come se la Coca Cola non riuscisse ad imporsi nel settore delle bevande gasate. Da più parti viene richiesto l’incremento della quota degli alloggi pubblici, cosa di per se giusta, tuttavia se le modalità di gestione e l’approccio al tema non cambieranno qualsiasi nuova acquisizione di patrimonio pubblico rischierà di essere vana.
Mancano i fondi per le politiche della casa a Roma?
Il problema casa a Roma sembra essere insormontabile, 10 mila famiglie in attesa della casa popolare, migliaia in emergenza abitativa, e anche per coloro che finalmente riescono a raggiungere il traguardo ottenendo l’assegnazione dell’alloggio pubblico non si presentano certo condizioni di vita facile: la maggior parte dei quartieri erp hanno condizioni sia manutentive che sociali problematiche. Ad aggravare la situazione una crisi stringente che dal 2007 imperversa e che ha come inesorabile ricaduta ha la carenza di fondi nel settore. Di fronte a tutto questo non rimarrebbe che arrendersi eppure questa fase storica potrebbe veramente rappresentare il punto di svolta nel settore. Due sono i fattori che potrebbero finalmente concorrere ad un definitivo cambio di passo: il primo un nuovo approccio alla materia, il secondo l’uso intelligente delle risorse in campo.
Sul primo avremmo modo di discuterne più avanti sul secondo, occorre fare un utile approfondimento per poter rispondere ad una semplice domanda: mancano i fondi per le politiche abitative a Roma? La risposta è no. Ma analizziamo la situazione al dettaglio poiché fra delibere, trasferimenti e quant’altro a volte anche per un addetto ai lavori è difficile avere un quadro chiaro della situazione. Il punto di principio da cui bisogna partire è che i fondi risparmiati o derivati dal settore casa siano reinvestiti in questo settore. Questo semplice assunto, sancito anche da diverse leggi, e basato su presupposti logici “elementari” sembrerebbe lapalissiano tuttavia, per impellenti necessità, spesso i fondi vengono dirottati per altro. Ma facciamo un rapido riassunto della situazione attuale per capire qual è lo stato dell’arte a Roma.
Innanzi tutto partiamo dall’annosa questione dei residence. La Giunta Marino con delibera 368/13 ne sanciva la chiusura e dirottava le persone in emergenza abitativa verso il più economico, ed anche più inclusivo, sistema del Buono Casa. Le famiglie non sarebbero più state costrette a vivere in quelle costose e decadenti strutture ma avrebbero potuto scegliersi un alloggio sul mercato privato degli affitti a carico del Comune. La spesa corrente era allora di 42 milioni di euro mentre oggi si è arrivati a 28 milioni con un risparmio netto di 14 milioni all’anno 1(i risparmi dalla chiusura dei residence). 14 milioni derivati dalla razionalizzazione della spesa che, secondo le intenzioni della Giunta Marino, sarebbero dovuti essere investiti per nuovi e più efficaci strumenti di contrasto per l’emergenza abitativa. Dove sono finiti? Questo non è dato sapere…
A questi bisogna aggiungere i 12 milioni di euro, sempre richiesti dalla Giunta Marino, per l’emergenza abitativa alla regione Lazio. Fondi destinati dall’allora Assessora Danese ad un bando per alloggi, andato deserto 2 (la prima gara deserta), e riutilizzati dalla nuova Assessora Castiglione per un bando per alloggi, andato deserto 3 (la seconda gara deserta). Attualmente giacciono inutilizzati nelle casse del Comune, dal 2015. Nel 2014 la Regione Lazio, data la difficile situazione in cui si trovava la Capitale, approntò un Piano Straordinario per l’emergenza abitativa di Roma che trasferiva 197 milioni di euro. Di questi i primi 40 Milioni sono stati trasferiti a giugno 2016 e ovviamente giacciono inutilizzati 4 (40 milioni). Come se questo non bastasse dobbiamo considerare i fondi che la Regione, attraverso l’Ater ha recentemente trasferito al comune come imposta IMU sulle case popolari. Strano ma vero le case popolari della regione seppur utilizzate per fini sociali versano al comune una tassa di proprietà, ed essendo 46 mila a parte una tutte come seconda casa, quindi con aliquote molto alte. Una questione a lungo dibattuta e controversa, di cui parleremo altrove, ma che si è recentemente risolta con l’addebito dei primi pagamenti. Una prima trance di 68 milioni è stata versata a luglio 2016 5 (il primo trasferimento IMU) e una seconda, parziale, di 32 milioni a ottobre 2017 6 (il secondo trasferimento IMU). In totale 100 milioni di euro già trasferiti e che essendo fondi derivati dalle case popolari sarebbe, come dicevamo in premessa, almeno corretto reinvestire nel settore. Ora tiriamo le somme: 14 milioni del risparmio dei residence, 12 dei fondi regionali non spesi, 40 della delibera Regionale per l’emergenza casa e 100 del trasferimento IMU. A questi vanno aggiunti 46 milioni di euro stanziati dalla legge 80/2014, fondi destinati alla ristrutturazione degli alloggi erp che non si è riuscito a spendere per difficoltà procedurali 7 (fondi per la ristrutturazione dell’erp). In totale arriviamo alla riguardevole cifra di 212 milioni, fondi già in cassa. Se a questi aggiungiamo gli altri 157 milioni della seconda trance della delibera regionale otteniamo 369 milioni di euro in totale. Immaginate non solo per il settore casa e per i nuclei fragili ma per l’intero comparto produttivo cosa può rappresentare la disponibilità di una simile cifra per Roma. In conclusione anche quello della carenza di fondi è un falso mito, l’unica carenza che realmente si avverte è quella di una strategia, di idee e di una politica per la casa.
Provenienza | Data | Milioni di euro |
Risparmi chiusura residence | 2016 | 14 |
Fondi regionali emergenza | 2015 | 12 |
Fondi regionali emergenza (I trance) | 2017 | 40 |
IMU alloggi erp della Regione (I trance di 197) | 2017 | 68 |
IMU alloggi erp della Regione (II trance) | 2017 | 32 |
Legge 80 per la ristrutturazione erp | 2015 | 46 |
TOTALE (già in cassa) | 212 | |
Fondi regionali emergenza (II trance di 197) | 157 | |
TOTALE (trasferito e da trasferire) | 369 |
1.4 la distribuzione del patrimonio erp di Roma Capitale
In questo articolo cerchiamo di capire come sono distribuiti i 22.781 alloggi popolari di proprietà di Roma Capitale. L’analisi per municipi rivela, in analogia con il patrimonio Ater 1.3 , come la zona ad est sia quella con la maggiore concertazione. Il sesto municipio, quello delle Torri, è in assoluto con i suoi 6.400 alloggi quello in cui si ha la maggiore presenza. Quarto e quinto seguono con però circa la metà degli alloggi. Con valore numerico simile a questi ultimi anche il decimo municipio che però ricordiamo ha la maggior parte del suo territorio occupato da aree verdi, riserva del litorale romano e la riserva di Decima Malafede. Nella rappresentazione grafica è utile specificare che tutte le aree verdi sono rappresentate puntinate. Anche nel patrimonio Comunale come nel patrimonio Ater si verificano grandi sperequazioni fra i diversi municipi. Il secondo, il tredicesimo ed il quindicesimo ad esempio non arrivano al dato numerico di cento alloggi.
il patrimonio erp di Roma Capitale nei municipi
L’analisi della concentrazione degli alloggi popolari per zone urbanistiche ci rivela come il fenomeno sia prevalentemente concertato solo in alcune aree. La zona di Torre Angela detiene il primato assoluto con i suoi 4.200 alloggi pubblici, quasi il triplo rispetto a Gordiani che si colloca in seconda posizione con 1504. Oltre a Roma est sull’asse verso il mare si evidenziano le zone di Acilia e Ostia Nord con insediamenti si oltre mille alloggi. Altro nucleo nel XIV municipio in cui maggior parte degli alloggi sono concentrati nella zona di Primavalle
il patrimonio erp di Roma Capitale nelle zone urbanistiche
1.3 la distribuzione del patrimonio erp dell’Ater Roma
In questa sessione ci occupiamo della distribuzione del patrimonio pubblico erp, ossia le case popolari. Iniziamo con il patrimonio Ater che è il più cospicuo e conta 46 mila alloggi in proprietà. I valori sono assoluti e non sono messi in relazione con il numero totale degli alloggi presenti nei municipi romani, cosa che sarebbe stata più corretta; per questo faremo altre elaborazioni più avanti. Già da questa prima lettura si capisce come esistano forti sperequazioni fra un municipio e l’altro. Il terzo municipio con 8.650 alloggi è quello maggiormente investito dal fenomeno, a seguire il quarto con 7634 e il quinto con 4112; invece quelli maggiormente scarichi risultano essere il settimo, dodicesimo, tredicesimo e quindicesimo in cui il numero degli alloggi arrivano a malapena al migliaio. Il quadrante nord est – est, da Fidene a Tor Bella Monaca, è quello su cui gravano la maggior parte degli alloggi popolari.
Il patrimonio Ater nei Municipi
Tuttavia se analizziamo la situazione per Zone Urbanistiche otteniamo un dato più preciso che ci consente di capire come i realtà gli alloggi popolari siano fortemente concentrati solo in alcune aree tanto da influenzare il dato municipale. Questo dipende dalla stessa modalità di realizzazione degli alloggi popolari che si trovano prevalentemente concentrati in interi quartieri. Non è un caso che Tufello, 3418 alloggi, S.Basilio, 3251 alloggi, e Primavalle, 2678 alloggi, quartieri interamente composti da soli alloggi popolari, siano quelli predominanti sulla mappa.
Il patrimonio Ater per Zone Urbanistiche
L’analisi per Zone Urbanistiche risulta più indicativa rispetto i dati per municipio. Conferma in buona sostanza una predominanza di alloggi pubblici nella zona nord est – est, la zona più popolosa di Roma, ma al tempo stesso mette in luce la presenza di altre concentrazioni. Innanzi tutto sull’asse di espansione verso il mare che da Garbatella arriva fino ad Ostia Nord, passando per Laurentino, Corviale, Acilia, e inoltre individua un forte nucleo nella zona Primavalle-Fogaccia.
1.2. quante sono le case popolari a Roma? diamo i numeri…
Definire con esattezza il numero degli alloggi utilizzati come case popolari, ossia in regime erp, non è questione secondaria: il patrimonio pubblico è da sempre lo strumento privilegiato per contrastare il disagio abitativo. Eppure il dato sembra inconoscibile: spesso stampa, pubblicistica, studi, ricerche e addirittura organi istituzionali diffondono dati incorretti. Anche nella recente relazione della Commissione Parlamentare sulle Periferie [1], un lavoro completo ed innovativo per molti aspetti, vi sono alcune imprecisioni. A pagina 22 riporta: “il patrimonio residenziale pubblico costituito a Roma da 48.325 alloggi di proprietà Ater e da oltre 20.000 di Roma Capitale”; come vedremo l’Ater ne ha in “proprietà” circa 2 mila di meno e il Comune ne “gestisce” circa 8 mila in più.
Questo stato di incertezza che aleggia intorno al patrimonio erp dipende da vari fattori che analizzeremo. Il primo, e anche il più gravoso, è determinato dalla doppia natura di tale patrimonio: uno comunale gestito da Roma Capitale e l’altro regionale gestito da Ater Roma, ognuno ovviamente su una banca dati diversa e non collegate fra loro. Per cui spesso si confonde il patrimonio del Comune o dell’Ater con il numero globale degli alloggi. Il secondo è la presenza di alloggi popolari che seppure destinati alla graduatoria romana si trovano fuori comune. Acquistati nell’hinterland romano per convenienza dalla amministrazione comunale negli anni passati venivano assegnati solo su base volontaria ai vincitori del bando romano. Il terzo riguarda i fitti passivi, ossia alloggi di enti o privati affittati dal pubblico e che vengono assegnati alla graduatoria erp. Ultimo fattore, che a dire il vero incide poco, è il piano di dismissione di quota parte degli alloggi pubblici che procede con estrema lentezza. Pertanto districarsi in questi meandri appare cosa assai complessa, se non altro perchè il numero degli alloggi che noi, pubblico, destiniamo all’erp è maggiore rispetto al numero degli alloggi di proprietà pubblica, e maggiore anche di quelli che abbiamo in proprietà nel comune.
Analizziamo il patrimonio che gestisce Ater composto anche di beni immobili di altre proprietà. Dal bilancio 2016 (p.79)[2] emerge che il numero degli alloggi totali è 48.307, diviso in varie proprietà (ater, demanio, cooperative, comune, enasarco). Di questi l’Ater ci informa che solo 362 non sono in regime erp[3]. Pertanto il conto è presto fatto, in totale abbiamo 47.945 case popolari suddivise fra varie proprietà.
Gli alloggi erp gestiti da Ater Roma
Proprietà Ater | Altra proprietà | Non in regime erp | TOT. Alloggi erp |
46.018 | 2.289 | 362 | 47.945 |
Nel caso di Roma Capitale la cosa è più complessa e dobbiamo soffermarci a capire la differenza fra patrimonio disponibile ed indisponibile poiché spesso genera confusione (1.1. il patrimonio residenziale pubblico). Il patrimonio disponibile è quello che si può mettere a reddito. Il patrimonio indisponibile, di cui l’erp fa parte, è quello destinato ad un pubblico servizio come appunto gli alloggi popolari (art. 826 c.c.). Mentre il primo si può utilizzare liberamente sia per vendita che per locazioni il secondo è regolamentato da leggi, come quelle regionali per il regime dei fitti, e da rigidi criteri comunali per le assegnazioni. I due patrimoni, che hanno usi completamente diversi, spesso vengono confusi.
Dal sito del Dipartimento Patrimonio[4] si possono scaricare i database dell’erp, aggiornati al 2016, che riuniscono alloggi, pertinenze e servitù, a Roma e fuori comune sia in regime di proprietà che in fitto passivo e pertanto non sono di facile lettura. Una volta analizzati i dati abbiamo:
Gli alloggi erp gestiti da Roma Capitale
A Roma | Fuori comune | Totali | |
Proprietà di Roma Capitale | 22.781 | 2.265 | 25.046 |
Fitto passivo | 2.940 | 397 | 3.337 |
Totali | 25.721 | 2.662 | 28.383 |
Sommando gli alloggi gestiti da Ater Roma con quelli gestiti da Roma Capitale otteniamo:
Alloggi erp per il disagio abitativo romano
Ater Roma | Roma Capitale | TOT |
47.945 | 28.383 | 76.328 |
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