àìavevano programmata “a scatola chiusa”, ben prima di conoscere l’esito del referendum. E adesso chiaramente assume un altro significato. E’ l’assemblea Ricominciamo da No(i) domenica dalle 10 alle 18 a Roma (Roma meeting center, Largo Scoutismo 1). L’appello vede tra i primi firmatari Giorgio Airaudo, Fabio Alberti, Maria Luisa Boccia, Stefano Fassina,Adriano Labbucci, Giulio Marcon, Sandro Medici, ma ha raggiunto centinaia di adesioni tra costituzionalisti, sindacati, rappresentanti di liste civiche e amministrazioni, studenti del No. E’ la sinistra diffusa che non si riconosce nel centrosinistra accarezzato da Giuliano Pisapia e che vede nella politica del Pd di Renzi il maggior ostacolo per il futuro del Paese. Tra le adesioni vediamo i giovani degli Studenti del No e della Rete della Conoscenza Martina Carpani e Alessio Torti, ma anche chi di politica di sinistra ne ha vista tanta scorrere sotto i ponti come Lidia Menapace, Marco Revelli, Paolo Ferrero, Nicola Fratoianni, Alfonso Gianni, Monica Frassoni, oppure fini esperti di diritto come Luigi Ferrajoli, costituzionalisti come Gaetano Azzariti, personaggi simbolo della campagna per il No come Anna Falcone. E ancora: amministratori giovani che hanno saputo creare liste civiche di sinistra tra i giovani, come Michele Conia sindaco di Cinquefrondi (Reggio Calabria). Insomma decine e decine di esperienze di lavoro e di impegno nella politica “dall’alto e dal basso”. Ne parliamo con Giulio Marcon, deputato di Sinistra italiana ed esperto di politiche sociali e per anni portavoce della campagna Sbilanciamoci.
Giulio Marcon, Ricominciamo dal No(i) per una politica in comune cosa significa?
E’ la terza tappa cominciata a luglio che ha visto associazioni e liste civiche cimentarsi nelle scorse elezioni amministrative. L’obiettivo è costruire uno spazio comune di dibattito e di riflessione nella speranza di creare un percorso concreto di iniziative unitarie per far fare un passo avanti a questa sinistra per troppo tempo frammentata. Comunque, per noi è importante la dimensione sociale con al centro le associazioni, i movimenti, espressioni dal territorio come le liste locali.
L’obiettivo è arrivare a un nuovo soggetto politico?
No, non vogliamo fare l’ennesimo tentativo di costruire un soggetto politico a sinistra (ride), perché non è nelle nostre corde e sarebbe un po’ ridicolo…Noi vogliamo offrire uno spazio a tutti che pur nelle loro diversità partecipano a un confronto. Ma, ci tengo a ribadirlo, fuori da ogni logica politicistica e di posizionamento di diverse entità. L’idea è quella di partire dal lavoro che ognuno fa nelle associazioni e nei movimenti e anche nelle istituzioni attraverso le liste locali. Si tratta di questo, poi se verrà fuori qualcosa, non è certo quello che ci proponiamo nell’obiettivo di questa iniziativa. Oltre a questo appuntamento c’è anche quello delle liste civiche di Bologna del 18 promosso da Federico Martelloni. Ecco, dobbiamo convergere per proseguire insieme.
Tra notizie di elezioni anticipate e anche di altri incontri strategici, come quello del 18 dicembre a Roma promosso da Giuliano Pisapia, a questo popolo che ha votato No che cosa gli si può proporre a sinistra?
Ognuno deve partecipare con la propria identità. A febbraio, intanto, Sinistra italiana dopo il superamento politico di Sel si costituisce come partito politico, poi esiste il Prc, c’è Civati con Possibile, De Magistris che porta avanti le sue iniziative e poi c’è tutto questo mondo fatto di associazioni, movimenti, liste civiche. Tutti fanno politica.. Bisogna capire come si può ricondurre il tutto a uno spazio comune, perché se si dovesse andare a elezioni politiche – e per quanto mi riguarda non vi può essere alcuna alleanza con il Pd di Renzi – è inevitabile per non rischiare di disperderci in mille rivoli e non avere alcun rappresentante, che nella costruzione di una lista elettorale ci debba essere un processo unitario. Ripeto, è inevitabile che questo accada, ma non deve essere un’operazione politicistica, né tantomeno tipo lista Arcobaleno i cui fallimenti ancora ricordiamo, ma deve essere un processo reale, che parte dal basso, senza scorciatoie politicistiche decise a tavolino con i vari giochi di posizionamento per cui poi quello che conta è fare le liste con le candidature. Quindi se vogliamo arrivare a quel momento che può essere ravvicinato, tra quattro, otto mesi o fra un anno al massimo bisogna partire subito, coinvolgendo tutte le identità e le sensibilità che compongono questo mondo. E’ una sinistra diffusa e articolata che in parte è rappresentata da soggetti politici storici ma che in gran parte non è rappresentata. Bisogna arrivare alle elezioni con una lista unitaria per una politica di sinistra in comune.
Bisognerà cambiare la legge elettorale, qual è la soluzione migliore?
Il problema drammatico è che una gran parte di questa società non si sente rappresentata per via della dimensione maggioritaria del sistema, è proprio un annullamento della rappresentanza. Per questo motivo, la dimensione proporzionale di un sistema elettorale è centrale. Può essere un proporzionale puro, oppure un proporzionale con alcuni correttivi e anche i premi devono essere molto limitati rispetto ai risultati e potrebbero riguardare anche la coalizione. Io non sono un tecnico ma so che la dimensione di base deve essere l’aspetto proporzionale. Bisogna tornare alla rappresentanza seguendo questo principio, altrimenti una parte dei cittadini che già non si sente rappresentata si allontanerà ancora di più dalla politica e dalle istituzioni.
Quindi non bisogna attendere il 24 gennaio quando si terrà l’udienza della Consulta sull’Italicum?
Il parlamento dovrebbe lavorarci già da prima. Io penso che dobbiamo andare ad elezioni perché non si può tenere il Paese in questa condizione per troppo tempo. E occorre andarci con una legge , bisogna sbrigarsi. A me farebbe molto piacere che si votasse anche sui referendum di primavera della Cgil.
Infine, ti sembra che l’aria sia cambiata?
Beh la Costituzione l’abbiamo salvata. Ma sia in Italia che in Europa ci sono le spinte di una destra aggressiva e reazionaria, da noi lo vediamo con la Lega. La sinistra deve riprendersi la sua anima, perché il Pd di questi anni non lo posso definire una forza di sinistracvisto che ha fatto politiche di destra. C’è il problema di ricostruire un campo di forze che veda la Cgil, le associazioni, le forze di sinistra tutte insieme. O facciamo questo o la destra si farà avanti. La storia europea ci insegna che di fronte alle crisi sociali, le alternative sono due: o la sinistra riesce a interpretare questa crisi e ne è un punto di riferimento, oppure la destra gioca un ruolo provocando derive gravi. Noi dobbiamo essere in grado di prendere la spinta di democrazia che viene dal Paese a partire dal No al referendum che ha le radici nella sofferenza e nel dolore che la gente vive in prima persona per ricostruire una sinistra che sia in grado di rispondere a questa domanda di cambiamento.
Per quella democrazia partecipativa che è venuta fuori comunque dal voto…
Sì, questo è un dato molto bello. Dimostra che non c’è un destino ineluttabile della crisi delle democrazie in Occidente. Quando ci sono cose importanti in ballo la gente partecipa.
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