Con Adam Driver e Golshifteh Farahani, del 2016. Poesie di Ron Padgette.
Il
film Paterson potrebbe essere
considerato un tributo alla poesia e al suo potere taumaturgico. Nella piccola
cittadina del New Jersey, chiamata appunto Paterson e nota per aver dato i
natali al poeta William Carlos Williams, vive una giovane coppia, dove lui (un
bravissimo Adam Driver) fa l’autista di autobus comunale e lei ama dipingere di
bianco e nero tessuti, dolci (cupcakes), vestiti, chitarra, tende e quant’altro le capiti
sottomano. Laura (la bella Golshifteh Farahani), sua moglie, è un condensato di
banalità misto a un pizzico di creatività che però non l’aiuta a superare la
mediocrità di una bricoleuse.
Anche
lui, come la cittadina, si chiama Paterson, ama leggere la letteratura e scrive
poesie nei pochi momenti di pausa del lavoro, che passa ad annotare sul suo
taccuino. Sembra che la poesia sia l’unico modo per riscattarsi da una vita
monotona, anche un po’ squallida, priva di ambizioni, di amicizie e di
socialità. Durante le giornate di lavoro Paterson ascolta brandelli di conversazioni
sull’autobus, talvolta stimolanti, come ad esempio i due ragazzi anarchici di
origine italiana che parlano di Gaetano Bresci, l’autore dell’omicidio di
Umberto I di Savoia, osserva vari strani passeggeri gemelli, oppure, quando si
prende una breve sosta, si fissa a guardare le cascate del fiume Passaic, una
delle poche bellezze di quella zona.
Il
film ci propone un’intera settimana di giornate replicate e noiose dove, pensavo
vedendo il film, sarebbe potuto succedere qualcosa di assolutamente inaspettato
del tipo “lui scappa e molla tutto”, oppure “va in una scuola e compie una
strage”, ma nulla di tutto ciò accade. Paterson è un ragazzo mite e gentile che
non si arrabbia mai neanche quando Marvin, il gelosissimo bulldog di Laura, gli distrugge il suo prezioso taccuino.
Il
regista propone l’iterazione come esperienza di vita, la suburbia ovattata come alternativa di vita urbana e i suoi
personaggi sono tutti un po’ stralunati, vittime dell’immobilismo: Paterson non
possiede cellulare, né smartphone,
non usa computer né tablet. Sia Laura
che Paterson sono entrambi un po’ demodées,
infatti, una sera per festeggiare le vendite dei pancakes cucinati da lei, vanno al cinema d’essai a vedere un film rigorosamente in bianco e nero.
Secondo
Francesco Boille, critico di Internazionale,
il film articolato in scene ripetitive, con solo alcune impercettibili
variazioni, e pudiche che rappresentano il quotidiano, ricorda il mondo dei
fumetti fatto di piccole cose che “sembrano niente e forse sono tutto”.
Jarmusch
è un esponente del cinema indipendente americano. Infatti, questo film, come
del resto altri che ha diretto, ha un registro minimale sicuramente
anti-commerciale.
Per
concludere voglio riportare le parole della poesia sui fiammiferi Ohio Blue Tip
scritta, come tutte le altre, appositamente da Ron Padgette per Paterson:
“Abbiamo
molti fiammiferi in casa nostra
Li
teniamo a portata di mano, sempre
Attualmente
la nostra marca preferita è Ohio Blue Tip
Anche
se una volta preferivamo la marca Diamond
Questo
era prima che scoprissimo
I
fiammiferi Ohio Blue Tip
Sono
confezionati benissimo
Piccole
scatole resistenti
Con
lettere blu scuro e blu chiaro bordate di bianco
Con
le parole scritte
A
forma di megafono
Come
per dire ancora più forte al mondo
“Ecco
il più bel fiammifero del mondo”
Il
suo stelo di tre centimetri e mezzo in legno di pino
Sormontato
a una testa granulosa viola scuro
Così
sobrio e furioso e caparbiamente pronto
A
esplodere in fiamme
Per
accendere, magari, la sigaretta della donna che ami
Per
la prima volta
E
dopo non sarà mai più davvero lo stesso
Tutto
questo noi vi daremo
Questo
è ciò che tu hai dato a me
Io
divento sigaretta e tu il fiammifero
O io
il fiammifero e tu la sigaretta
Risplendente
di baci che si stemperano
nel
cielo.”
Ghisi Grütter
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