Con
Tom Hanks, Aaron Eckhart, Laura Limney, del 2016
Un piccolo grande uomo
Gli
ultimi film di Clint Eastwood partono sempre da storie vere.
Narrano di eroi/antieroi
in cui il protagonista spesso può essere visto e giudicato in modi diversi e nel suo animo si sente molto solo ma ostinato nel fare la “cosa giusta”.
Sia il
cecchino di American Sniper sia il
pilota di Sully hanno il convincimento
di avere ragione e sono supportati da una grande professionalità.
La vicenda
narrata nel film è di pochi anni fa.
Il 15 gennaio del 2009, il pilota Chesley
Sullenberger detto Sully (uno straordinario Tom Hanks) sull’orlo della pensione,
ha appena decollato - con un airbus A-320 e con 155 passeggeri a bordo - dall’aeroporto
newyorkese di La Guardia diretto a Charlotte, North Caroline, quando uno stormo
di uccelli entra in entrambi i motori danneggiandoli irreparabilmente. Dopo aver inizialmente
pensato di poter tornare indietro, Sully si rende conto che non ce l’avrebbe
fatta quindi, nel giro di pochi secondi, decide di tentare un ammaraggio di
emergenza sul fiume Hudson, che scorre a New York. Porterà a compimento la manovra con successo: nessun
morto né disperso, tutti i passeggeri illesi, solo una hostess riporterà una lieve
ferita a una gamba. Sully vanta nervi saldi, una preparazione impeccabile e una
grande esperienza maturata in ben quarantadue anni di volo. A spalleggiarlo, il
convinto e fedele copilota Jack (interpretato da un bravo Aaron Eckhart), che ha
vissuto con lui in cabina quei sofferti 208 secondi.
Considerato
un eroe per aver salvato miracolosamente la vita a tutti i passeggeri, una
volta a terra, sarà oggetto di un’approfondita indagine, accusato di aver
rischiato un ammaraggio di fortuna invece di aver seguito il protocollo di
inversione rotta. Sully subirà l’assalto dei giornalisti, passerà il calvario
delle inchieste, delle simulazioni di volo, del processo davanti al National
Transportation Safety Board, ma alla fine, da accusato tornerà a essere
considerato un valoroso pilota, perfino dagli inquirenti. E indovinate come
sfoga il nervosismo Sully in attesa del processo? Facendo footing lungo le strade downtown
Manhattan.
Le
immagini di New York sono fantastiche e, oltre ai tradizionali grattacieli di
Manhattan, al suo sempre seduttivo skyline
e agli interni dell’hotel New York Marriots Dowtown dove soggiornano i piloti
in attesa di processo, il regista ci fa apprezzare inquadrature di luoghi molto
meno aulici, come il porto e gli scali aereoportuali.
Nel
film c’è spazio anche per uno squarcio familiare suburbano, più intuito che
narrato, attraverso le mille telefonate tra Sully e sua moglie - descritta come
una perfetta housewife tutta presa da
problemi casalinghi - con i soliti scambi mielosi e rassicuranti dei vari I love you.
Tom
Hanks è da Oscar, le sue ultime interpretazioni sono straordinarie, molto
diverse tra loro: il compiaciuto avvocato de Il
ponte delle spie di Steven Spielberg e lo schivo pilota di Sully sono entrambe prestazioni eccezionali.
La
scelta dei personaggi di Clint Eastwood ricade sempre su “uomini duri” con
poche capacità comunicative, con abnegazione nel lavoro e gran senso del
dovere, destinati a prendere decisioni in assenza di tempo (che sia sparare o
sia ammarare), eroi per caso, piccoli grandi uomini.
Il
film è un vero prodotto americano, nel bene e nel male: grande fiducia
nell’individuo, alta professionalità degli attori, notevole maestria nei
movimenti di macchina con le inquietanti scene del salvataggio e un’ottima
fotografia.
Attraverso Sully il
regista lancia un monito al popolo americano suggerendo di ripartire sempre dalle
piccole cose e dall’etica del lavoro di un uomo comune che riconosce, inoltre, il
merito delle operazioni al lavoro di squadra.
05.12.2016
Ghisi
Grütter
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