Con
Gaspard Ulliel, Nathalie Baye, Vincent Cassel, Léa Seydoux, Marion Cotillard,
del 2016.
Le famiglie e l’incomunicabilità.
Un
film E' solo la fine del mondo è tratto
da una pièce teatrale di Jean-Luc
Lagarce, che Dolan ha lasciato palese nella sua strutturazione, lavorando
prevalentemente con primi piani, le messe a fuoco e le sfocature.
La
vicenda è ambientata nella casa di famiglia nella suburbia canadese a Sant’Eustache, Montréal, in cui torna dopo
dodici anni di assenza Louis, scrittore teatrale malato di Aids, con
l’intenzione di comunicare a tutti la sua fine imminente. Louis (un intenso e
sofferto Gaspard Ulliel) ritrova una famiglia tutta ripiegata su se stessa,
ripetitiva e problematica, con difficili dinamiche tra i membri. Sarà
spettatore di litigi intrecciati tra fratello e sorella, tra sorella e la
madre, e tra il fratello e sua moglie.
La
sua presenza di persona dolce, silenziosa, di pochissime parole – ma comunque
autore di successo – scatena una serie di richieste e proiezioni da parte dei
vari personaggi.
La
sorella Suzanne (Léa Seydoux) mostra grande gioia nel rivederlo. È una ragazza
come ce ne sono mille, che spinella, dice parolacce e risponde male alla madre,
ma che non è riuscita ancora a realizzarsi e a spiccare il volo. Basti pensare
che accetta di fare d’autista alla mamma per le sue compere pur di tenersi
l’auto e poterci girare «Vorrei andare via – confessa a Louis – ma qui mi trovo bene…».
Il
fratello maggiore Antoine (il bravo Vincent Cassel) soffre di un complesso d’inferiorità
rispetto a Louis, non riesce a comunicare con nessuno dei componenti la sua
famiglia, tratta male perfino la schiva moglie, e diventa aggressivo e scortese
quando intuisce che la visita del fratello minore sarà brevissima. È pieno di
rancore, gelosia e soffre il senso dell’abbandono.
Sua
moglie Catherine (Marion Cotillard) è talmente timida e impacciata che non
riesce a esprimersi e balbetta, sembrerebbe la meno intelligente di tutti ma
forse lei ha intuito che qualcosa non va nel cognato. Ma il personaggio più
bello è sicuramente la madre – quasi un’ossessione di tutti i film di Xavier
Dolan - interpretata dalla bravissima Nathalie Baye, attrice teatrale molto
amata in Francia, ben diretta da Dolan. È una figura ingombrante ma solare ed
estremamente vitale che vede il bello in ogni cosa e in ogni persona, ama i
suoi figli indistintamente al di là dei loro comportamenti, e alterna momenti
di grande superficialità a momenti di attenzione e di acutezza.
In
mezzo a battibecchi, uscite di scena e metaforiche porte sbattute, Louis non
riuscirà né ad aprirsi né a comunicare nulla di sé, si sente investito
impropriamente di un ruolo quasi paterno e rassicuratore nei confronti dei vari
membri di famiglia e, controllando a stento le lacrime, lascia tutti per
prendere il primo aereo.
Xavier
Dolan è un giovanissimo regista canadese che a soli ventisette anni ha già
diretto sei film intensi e importanti. In questo ha saputo mettere insieme un
cast eccezionale, tutti formidabili attori. Presentato in concorso a Cannes nel
maggio scorso E ' solo la fine del mondo
ha ricevuto il Grand Prix Speciale della Giuria.
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