“Non riescono a liberarsi di lui, la pagheranno”, dice Di Maio riferendosi al gruppo dirigente del PD dopo la chiusura di Renzi al Movimento 5 Stelle ieri in diretta da Fabio Fazio.
Matteo Renzi è tornato in scena, o meglio non è mai uscito. Ha deciso autonomamente la linea politica del Partito Democratico scavalcando il reggente Martina e tutta la direzione nazionale che si riunirà il 3 maggio. È vero che al Nazzareno non riescono a liberarsene, anche perché – almeno fino a prova contraria – ha la maggioranza del partito e la maggioranza dei parlamentari. Quello che stupisce non è tanto il senatore di Firenze-Scandicci che, in odo coerente, non guarirà mai dal suo egocentrismo ipertrofico che lo porta addirittura ad affidare la responsabilità della catastrofe del centrosinistra agli elettori italiani, quanto la cosiddetta minoranza dem. Un continuo lamento, una continua elencazione dei fallimenti dell’ex segretario, una continua e spasmodica ricerca di visibilità purché non vi siano responsabilità da assumersi. Cosa aspettano? Credono forse di poter vincere il prossimo congresso? Idea molto poco aderente alla realtà vista l’ultima schiacciante vittoria di Renzi lo scorso anno. Gli iscritti al PD sono tutti renziani per convinzione o per convenzione, ma certamente non intendono sostenere i vari Orlando, Cuperlo o Franceschini che proprio oggi ha scritto un post sulla sua pagina Facebook: “È arrivato nel PD il tempo di fare chiarezza. Dalle sue dimissioni Renzi si è trasformato in un Signornò, disertando ogni discussione collegiale e smontando quello che il suo partito stava cercando di costruire. Un vero leader rispetta una comunità anche quando non la guida più”.
Sembra molto riduttivo, però, fare chiarezza soltanto nel partito del Nazzareno mentre il resto della sinistra sembra essere in balia degli eventi e completamente privo di obiettivi e contatti con la realtà. La sinistra extrapd riesce infatti ad affermarsi, seppur con percentuali minime, laddove si afferma anche il Partito Democratico e scompare dove lo stesso PD è più debole.
Il vento è cambiato, ma non si tratta di mucche nel corridoio o di tacchini sul tetto. Semplicemente in Italia si sta affermando un nuovo bipolarismo: da una parte il centrodestra a trazione leghista e dall’altra il Movimento 5 Stelle. Per cui se si tornasse al voto il centrosinistra scomparirebbe dallo scenario politico e culturale del Paese.
Agli Italiani interessano ben poco le perpetue discussioni sterili del mondo della sinistra. Discussioni che hanno di fatto anteposto, ormai culturalmente, i personalismi ai programmi e alle strategie elettorali e da questo evidentemente non sono immuni neanche gli scissionisti e i loro compagni di viaggio.
Manca la sinistra, quella vera. Manca la cultura della lotta e del governo. Manca una classe dirigente degna di essere definita tale, che studi e che stia nel “gorgo della storia”. Manca una visione del mondo, la coerenza tra il pensiero e l’azione. Manca la politica e tutti gli “indifferenti” oggi siamo costretti a chiamarli Onorevoli.
Maura Pisciarelli
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