“Ma adesso basta: che andasse al diavolo!”questo è stato il commento
finale dell’intervento di una presentatrice della tv egiziana su Giulio Regeni.
E sembra proprio che quel “adesso basta” sia stato adottato dalle autorità
egiziane che ieri hanno proceduto all’arresto di giornalisti ed oppositori , come
anche di un consulente della famiglia Regeni, rei di aver richiesto la verità
sulla morte di Giulio e su altre morti fortemente sospette. Infatti in Egitto
sembra ormai una pratica quotidiana quella di essere arrestati e di non tornare
vivi a casa. Ma la protesta contro il regime dispotico egiziano che aveva preso
inizio da un episodio singolo, con il passare del tempo e le resistenze passive
del governo per fornire una collaborazione credibile per la soluzione del caso,
sono andate via via montando. Così il caso Regeni è diventato un caso emblematico
, un caso simbolo sulla repressione praticata dal regime fascista egiziano che si libera
dei suoi oppositori con una crudeltà inaudita e con un cinismo degno del
nazismo. L’importanza geopolitica ed economica dell’Egitto non possono più
essere le foglie di fico sotto cui nascondere le vergogne di questo paese. Non
è più un caso italiano ma un caso internazionale.
Deve essere l’Europa, culla di civiltà, a reclamare a voce
alta e soprattutto unita giustizia e democrazia per un popolo che vede la sua
opposizione oppressa. E l’Italia , senza ipocrisie e fingimenti, deve fare la sua
parte.
“Adesso basta” lo diciamo noi.
Domenico Fischetto
Nessun commento:
Posta un commento