19 aprile 2016

Recensione film: MISTRESS AMERICA Regia di Noah Baumbach

















Con Greta Gerwig, Lola Kirke, Matthew Shear, Jasmine Cephas Jones, Michael Chernus, Heather Lind

Provaci ancora Baumbach

Nello stile del precedente Frances Ha, il film sembra svolgersi in un periodo indefinibile come trenta o quaranta anni fa, se non fosse per gli smartphones di nuova generazione: lo spinello per dimenticare, il bere per incontrare e per essere cool, il college con i circoli letterari e i teatrini off, sembrano essere una costante senza tempo della Manhattan che tutti abbiamo iniziato a conoscere e ad amare fin dagli anni ’70.
Baumbach è proprio un figlio di Woody Allen e questo film sembra essere la prosecuzione di Frances Ha che, addirittura in bianco e nero, poteva considerarsi un omaggio al femminile del Manhattan alleniano.
Il problema di questi film molto verbosi è che, una volta usciti dal cinema, non si riesce a ricordare quasi nulla e se qualcuno ci chiede «di che parla il film?» riusciamo solo a dire «…di New York e di problemi di crescita dei giovani» ma abbiamo difficoltà a descriverne una scena.
In effetti, New York amata e odiata contemporaneamente dai protagonisti costituisce da sempre il luogo delle “opportunità”, dove tutto può succedere, dove si possono concretizzare i sogni: Brooke (Greta Gerwig) potrebbe aprire un ristorante hamishe con anche il parrucchiere un po’ come si stesse a casa propria e Tracy (Lola Kirke) potrebbe organizzare un proprio Club letterario con una propria rivista dove pubblicare i suoi racconti e quelli degli amici.
Tra uno spinning e l’altro l’irrefrenabile Brooke, accompagnata dalla futura sorellastra Tracy, incontra gli investitori, dirige i lavori di ristrutturazione, cerca finanziatori tra i suoi ex per il ristorante “Da mamma”. È così che finisce dalla sua ex amica (Heather Lind) che ha sposato il suo ex fidanzato ricco (Michael Chernus) e che vive a Greenwich nel Connecticut. Qui in una raffinata villa super-minimalista il regista si diverte a rappresentare una parodia della “perfetta” coppia borghese piena di iniziative, dal marketing al volontariato con gli anziani.
Il film è sicuramente carino, forse un po’ meno divertente del precedente, ma non so perché non riesce a entusiasmare completamente.





GHISI GRÜTTER

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