Torno su un argomento di tremenda attualità, su cui si esercitano i politici italiani, europei e mondiali.
Ci
torno soltanto per avidenziare pochissime cose, due per l’esattezza,
che da sole, però, spazzano via i balbettamenti della politica e ci
obbligano – ci dovrebbero obbligare – a guardare in faccia la realtà, e
le ipotesi conseguenti.
I due grafici che seguono sono scaricati da
“population
division. Department of economic and social affairs, United nations
2015” e considerano i probabili scenari fino al 2100
Il primo, qui sotto, evidenzia pochissime cose di enorme impatto:
· In tutto il mondo la crescita deriva da Asia e Africa, mentre il contributo del resto è praticamente nullo, se non negativo
· A tasso di natalità costante attuale (2015), entro il 2100:
l’Africa,
dal miliardo e mezzo circa di oggi, raggiungerebbe i 16 miliardi di
abitanti, cioè il doppio della attuale popolazione mondiale
Anche l’Asia crescerebbe dai più di 4 miliardi odierni agli otto del 2100
L’ipotesi
del mantenimento del tasso attuale di natalità è ritenuto improbabile,
per cui la stima migliore dice che l’Asia arriverà a 4,9 miliardi con
popolazione in diminuzione e l’Africa arriverebbe a 4,4 miliardi con
forte tendenza all’aumento
L’altro
grafico, che segue, disegna le tendenze dei tassi di natalità. Di
nuovo saltano agli occhi alcune evidenze che danno ragione del grafico
precedente
· Tutti i continenti hanno tassi in diminuzione
· Il
discrimine è dato dal tasso di conservazione della popolazione a
livello stabile, cioè 2,1 figli per donna. Sono in netta, pesante
diminuzione,sotto il tasso di mantenimento, il Nord America, l’Australia
e ancora più l’Europa. L’America Latina è pochissimo sopra e tende a
raggiungerlo prestissimo e, anche l’Asia si avvicina ail traguardo dei
2,1 figli per donna. L’unica con un tasso di natalità che decresce molto
lentamente, continuando quindi a aumentare la propria popolazione a
tassi elevati, entro la data del 2100, è l’Africa, con un distinguo
importante: sono in discesa o al massimo stabili , in genere, gli stati
del Nord Africa, mentre cresce l’Africa sub sahariana e addirittura il
tasso di fecondità di alcuni paesi (vedi Niger, Chad e gambia, nel
grafico), è crescente.
Se questa sarà la situazione, le diatribe tra stati, in Europa, e i tentativi di erigere muri, fanno sorridere e disperare.
Intanto,
data la permanenza del sistema della crescita consumistica obbligata,
pur scontando un elevato contributo delle tecnologie, la diminuzione
delle popolazioni occidentali toglierà carburante al livello necessario
di consumo, a meno di non accettare un numero enorme di immigrati. La
stima di Time, qui sotto, può essere giusta o sbagliata, ma l’ordine di
grandezza è strabiliante e anche se ridotto molto, rimane impressionante
(la %ale relativa alla Germania ha dimenticato una cifra: è del 14,7 non del 4,7)
Le
paure dei vari leghisti e cultori della purezza delle tradizioni e
della cultura nazionale e europea aumenteranno a dismisura.
Per di più, la massa maggiore di migranti, propiziata o meno, sarà di neri.
La
parte dell’Africa che continuerà a crescere molto è quella dove
siccità, avanzamento della desertificazione, guerre conseguenti e molto
altro, spingeranno interi popoli a migrare come all’alba
dell’umanità.Insomma passeremo dalla preponderante migrazione da est a
quella molto più importante, dal sud sub sahariano.
Cosa
potrebbero fare i politici, anche se fossero migliori di quelli che
guidano il gioco oggi? Decidersi finalmente a capire che le differenze
tra continenti, stati e individui, dovranno essere drastricamente
ridotte e che dovranno essere accettati mescolamenti culturali
importanti.
Già appare difficile il “come” fare, ma ancora più, molto improbabile, il presupposto della volonta di farlo.
Qualcuno vuole credere che sarà possibile?
Umberto Pradella
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