Pubblichiamo un contributo di Aldo Luciani, presidente della sezione Anpi Nomentano-Italia, sulla recente manifestazione dell'ANPI tenutasi a Roma il 25 aprile .
Venticinque Aprile: A Porta San Paolo non c'era la città.
Anch'io c'ero a Porta San Paolo assieme ad altre persone. C'ero perché convinto della utilità di esserci, ma anche come rappresentante della Sezione ANPI Nomentano Italia di cui sono presidente, nonché come membro del Comitato Provinciale uscito dal recente congresso.
Ho
quindi una visione della manifestazione del 25 aprile a Porta San
Paolo, ma conosco anche gli antefatti che hanno portato, già dal 2015,
la Comunità Ebraica di Roma, i rappresentanti della Brigata Ebraica e
l'ANED (Associazione ex deportati nei campi di sterminio) a prendere le
distanze dalla manifestazione stessa, stante l'impossibilità di tutelare
la loro presenza anche in senso fisico, minacciata dalle varie
associazioni Pro Palestina.
Questi timori erano
motivati dal fatto che, in tutte le manifestazioni svoltesi fino al
2013, i rappresentanti della Brigata Ebraica erano stati violentemente
contestati, fino al punto di dover lasciare il corteo, a causa della
bandiera da loro portata, che richiama in modo evidente la successiva
bandiera di Israele. Io stesso sono stato più volte testimone sgomento
di questi attacchi. Nel 2014, la comunità ebraica di Roma stanca
di subire questi soprusi, avendo constatato l'incapacità degli
organizzatori di tutelare efficacemente la sua presenza, decide di auto
proteggersi con un proprio servizio d'ordine che, inevitabilmente si
scontra in modo duro con i ragazzi delle associazioni filo palestinesi
che pretendono di cacciarla via. Il parapiglia viene placato solo
dall'intervento di Polizia e Guardia di Finanza che separano il corteo
in due tronconi, impedendo a quello con i filo palestinesi di marciare a
ridosso del primo spezzone di corteo. A Porta San Paolo, tuttavia, i
due tronconi si ricompongono e ne nascono nuovi scontri verbali e fisici
che fanno terminare la manifestazione in cagnara, imponendone lo
scioglimento anticipato.
Nel 2015, si
svolge, presso la sede della Casa della Memoria, in Via S. Francesco di
Sales, una burrascosa riunione preparatoria della manifestazione del 25
aprile, alla quale prendono parte senza essere state invitate numerose
associazioni della sinistra movimentista, antagonista, sociale, filo
palestinese che, tra grida e insulti, obbligano l'ANED ad abbandonare la
riunione, emettendo successivamente un comunicato di dissociazione
dalla manifestazione del 25 aprile, a tutela dell'incolumità dei suoi
associati. L'ANPI Nazionale richiama l'ANPI di Roma e chiede spiegazioni
di quanto successo. L'ANPI di Roma farfuglia spiegazioni che non
spiegano niente e conseguentemente il corteo dal Colosseo a Porta San
Paolo viene annullato. Viene svolto un presidio a Porta San Paolo al
quale parteciparono - io c'ero - circa mille persone.
L'ANPI
di Roma viene commissariato dall'ANPI Nazionale (il Presidente . Si svolge il
congresso provinciale lo scorso 2 - 3 aprile che si conclude senza
decidere nulla rispetto alla manifestazione di quest'anno. Nei quindici
giorni precedenti, si svolge la prima riunione infuocata dedicata
all'organizzazione della manifestazione, dove si ripropone lo scontro
fra l'ala movimentista e il resto dell'ANPI. Le raccomandazioni del
Nazionale di fare ogni sforzo per ricucire con l'ANED e la Comunità
Ebraica non vengono accolte con la dovuta attenzione e, di conseguenza,
anche quest'anno queste due importanti realtà della nostra città
decidono che non esistono le condizioni per una loro partecipazione.
Questi
gli antefatti. A Porta San Paolo, anche quest'anno, mancava la città.
C'erano circa duemila persone, davvero assai poche rispetto a tre
milioni di romani. Alcuni si sono detti soddisfatti della riuscita della
manifestazione perché non è successo niente. E vorrei ben vedere che
succedesse pure qualcosa.
A Monteverde, a
Montesacro e anche nel II Municipio si sono svolte, la mattina, altre
manifestazioni di celebrazione del 25 aprile, cui hanno preso parte
centinaia di romani residenti in quei territori.
A
Milano, dove si svolge da sempre la manifestazione nazionale,
quest'anno, ma anche negli anni scorsi, ci sono state contestazioni dure
e pesanti verso i partecipanti al corteo, perché la sinistra dura e
pura vorrebbe arrogarsi il diritto di stabilire chi può e chi non può
partecipare al medesimo. Non è così che si può andare avanti. La
manifestazione ne risulta offesa, svilita e diminuita dei suoi valori
unitari che sono largamente più ampi di quella frangia movimentista che
pretende di trasformare, a forza, una manifestazione unitaria in una
manifestazione di protesta contro Israele, contro il governo, contro la
TAV, contro il TTIPP e quant'altro.
E' veramente difficile credere che si possa ancora partecipare insieme ad un corteo. La città, difatti, non è venuta.
Per
il nuovo Presidente ANPI di Roma, Fabrizio De Sanctis, si apre un anno
di lavoro intenso per tentare di restituire all'ANPI il suo ruolo, la
sua funzione diversa da quella dei partiti, dei sindacati, di qualunque
movimento.
L'ANPI è a un bivio della sua
esistenza. A Roma ci sono ancora una cinquantina di partigiani; in tutta
Italia qualche migliaio. Quando,inevitabilmente, l'ultimo partigiano ci
avrà lasciato, l'ANPI sarà composta di figli e nipoti di quella
generazione, ma non sarà la stessa cosa.
Ripensare l'ANPI dunque
diventerà una necessità ineludibile.
Aldo Luciani
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