30 aprile 2016

Recensione film: THE DRESSMAKER – Il diavolo è tornato Regia di Jocelyn Moorhouse



THE DRESSMAKER – Il diavolo è tornato
Regia di Jocelyn Moorhouse
Foto di Ben King
Con Kate Winslet, Judy Davis, Liam Hemsworth, Hugo Weaving, Sarah Snook, Caroline Goodall


The Dressmaker è un film appagante. C’è una prima parte che è assolutamente strepitosa con una ottima fotografia e bei costumi,, peccato che sul finale la sceneggiatura perde mordente e alla regista sfugge un po’ la mano passando da un genere alla Tim Burton a uno più convenzionale.
A Dungatar, una piccolissima località sperduta in Australia, una bambina viene accusata di aver provocato un incidente nel quale è morto un bambino. Allontanata dalla comunità viene mandata a Malbourne in collegio e da lì lei scapperà per approdare a Parigi e apprendere il mestiere di coutourier. Venticinque anni dopo, ormai alla soglia dei trent’anni, la ragazza torna al paesino con l’obiettivo di ricordarsi esattamente quello che è successo, di prendersi cura della mamma ormai derisa e creduta pazza dal giorno in cui è partita, e di vendicarsi delle persone che l’hanno voluta cacciare via. Dotata di grande abilità come stilista Tilly Dunagge inizia a convincere un po’ di signore e signorine a farsi fare gli abiti da lei. Così riesce a trasformare timide ragazzine con gli occhiali in provocanti pin-up, ridare giovinezza a signore sfiorite e, di mettere un po’ di pepe nella comunità.
La parodia della società perbenista, le distese del territorio, i colori accesi e decisi mi hanno evocato Edward Mani di Forbice da un lato nell’impossibilità di essere normale e di viversi fino in fondo un amore intenso, dall’altro nel grottesco delle situazioni create. Parrucchiere là, couturier qui.
Siamo agli inizi degli anni ‘50 ed è in atto il cambiamento che sta pervadendo tutto il mondo con l’arrivo del benessere e con l’avvento del consumismo. All’interno della prudish society (strano non si vede mai la chiesa nel film se non per la celebrazione del matrimonio!) proprio le figure istituzionali sono quelle più ipocrite: il sindaco (padre del bambino morto) con le sue varie amanti e scappatelle,  la maestra di scuola che è la classica persona “forte con i deboli e debole con i forti”. Tutti i personaggi sono dipinti come caricature: dal medico gobbo che picchiava la moglie prima di incurvirsi, alla famiglia dei droghieri, fino al tenente di polizia che adora creare vestiti e travestirsi. Ognuno in fondo è colpevole di qualcosa e tutti sono conniventi tra di loro.
Tilly, con grande tenacia, riesce a recuperare la mamma e portarla dalla sua parte, in un progetto di vendetta che è il suo fine palese.
Grande interpretazione di Kate Winslet (Tilly) ma anche bravissima Judy Davis (Molly la pazza).

  GHISI GRÜTTER

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