THE DRESSMAKER – Il
diavolo è tornato
Regia di Jocelyn Moorhouse
Foto di Ben King
The Dressmaker è un film appagante. C’è una
prima parte che è assolutamente strepitosa con una ottima fotografia e bei
costumi,, peccato che sul finale la sceneggiatura perde mordente e alla regista
sfugge un po’ la mano passando da un genere alla Tim Burton a uno più convenzionale.
A
Dungatar, una piccolissima località sperduta in Australia, una bambina viene
accusata di aver provocato un incidente nel quale è morto un bambino.
Allontanata dalla comunità viene mandata a Malbourne in collegio e da lì lei
scapperà per approdare a Parigi e apprendere il mestiere di coutourier. Venticinque anni dopo, ormai
alla soglia dei trent’anni, la ragazza torna al paesino con l’obiettivo di
ricordarsi esattamente quello che è successo, di prendersi cura della mamma
ormai derisa e creduta pazza dal giorno in cui è partita, e di vendicarsi delle
persone che l’hanno voluta cacciare via. Dotata di grande abilità come stilista
Tilly Dunagge inizia a convincere un po’ di signore e signorine a farsi fare
gli abiti da lei. Così riesce a trasformare timide ragazzine con gli occhiali
in provocanti pin-up, ridare
giovinezza a signore sfiorite e, di mettere un po’ di pepe nella comunità.
La
parodia della società perbenista, le distese del territorio, i colori accesi e
decisi mi hanno evocato Edward Mani di
Forbice da un lato nell’impossibilità di essere normale e di viversi fino
in fondo un amore intenso, dall’altro nel grottesco delle situazioni create.
Parrucchiere là, couturier qui.
Siamo
agli inizi degli anni ‘50 ed è in atto il cambiamento che sta pervadendo tutto
il mondo con l’arrivo del benessere e con l’avvento del consumismo. All’interno
della prudish society (strano non si
vede mai la chiesa nel film se non per la celebrazione del matrimonio!) proprio
le figure istituzionali sono quelle più ipocrite: il sindaco (padre del bambino
morto) con le sue varie amanti e scappatelle, la maestra di scuola che è la
classica persona “forte con i deboli e debole con i forti”. Tutti i personaggi
sono dipinti come caricature: dal medico gobbo che picchiava la moglie prima di
incurvirsi, alla famiglia dei droghieri, fino al tenente di polizia che adora
creare vestiti e travestirsi. Ognuno in fondo è colpevole di qualcosa e tutti
sono conniventi tra di loro.
Tilly,
con grande tenacia, riesce a recuperare la mamma e portarla dalla sua parte, in
un progetto di vendetta che è il suo fine palese.
Grande
interpretazione di Kate Winslet (Tilly) ma anche bravissima Judy Davis (Molly
la pazza).
GHISI GRÜTTER
GHISI GRÜTTER
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