La
aziendalizzazione della scuola italiana è un dato di fatto, ma nessuno
si sarebbe potuto aspettare che la glottologa e linguista Giannini - ex
scelta civica, oggi PD e ministro dell’Istruzione (non più pubblica dal
2008, regnante Berlusconi) dell’università e della ricerca (MIUR),
regnante Renzi – ci proponesse la perla di cui Tullio Gregory, attonito,
ci dà conto.
La ministra ha pubblicato, nel 2016, il bando di concorso per l’insegnamento delle “discipline letterarie, latino e greco”.
Non
ci sono più prove scritte “italiano – latino” e “greco – italiano”,
mentre sono mantenute, ovviamente, come unico serio strumento di
conoscenza di una lingua,
quelle per le lingue moderne.
Già così si rimane intontiti,ma la perla diventa quasi incredibile:
Gli
aspiranti insegnanti di greco e latino saranno valutati, al posto delle
prove scritte soppresse, sulla base di “quesiti” volti a verificare la
conoscenza di una fra le quattro lingue straniere (francese, inglese,
tedesco e spagnolo).
Difficile
da credere ma è proprio così:i nuovi professori di letteratura greca e
latina non dovranno dimostrare di conoscere, attraverso prove scritte,
le lingue antiche, bensì una moderna.
Il
bando – come al solito nel nostro paese – ricorda tronfiamente
l’importanza della “ classicità greca e romana” (esporessione fumosa),
come “valore fondante della tradizione europea”, ma si contrappone il
tradurre “meccanico esercizio di applicazione di regole” (sic!) alla
“comprensione e interpretazione di un testo e di un autore” anche con
“l’uso di strumenti multimediali” (per l’unica rimasta prova orale).
Non dovrei meravigliarmi più di tanto.
Berlinguer
– che ha dato le prime ben assestate picconate – aveva fissato, con la
sua riforma per l’università, il numero di ore che uno studente può
dedicare alla preparazione di un esame e il corrispondente numero di
pagine da studiare.
Conseguenza
per le lingue antiche: proibizione di programmi che comportino la
lettura di “interi libri” dell’odissea o dell’eneide (troppo lunghi).
Sembrerà
fantascientifico, ma molte università non richiedono più la conoscenza
del greco e del latino per l’esame delle rispettive letterature.
Dice Gregory che già oggi mancano conservatori dei manoscritti greci e latini di cui le nostre biblioteche sono ricchissime
Questi
orientamenti valgono quindi anche per gli insegnanti del liceo
classico, nonostante la solita enfasi retorica su “strategie
didattiche”, “didattica tra pari”,”lezioni a classi aperte”......
Temo
che questo stia a indicare che in Italia si è deciso che è la cultura
scientifica che deve prevalere e non l’idealismo crociano con le sue
fumosità classiche.
Come
al solito la nostra politica riesce a fare disastri per manifesta
ottusità: non complementarietà ma prevalenza; non una sola cultura
seria, che non fa differenze, ma Croce al contrario.Non coltivazione
delle menti e delle persone, ma formazione di fattori di produzione
secondo le esigenze mutevoli e instabili del presente contingente.
Per avere sguardo lungo ci vogliono tempre diverse.
Umberto Pradella
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