LA CORTE
Regia di Cristian Vincent
Con Fabrice Luchini, Sidse Babett
Knudsen
In linea con una tradizione francese di libri e film dove
ispettori, giudici e Presidenti della corte d’assise sono esseri umani, anche
quando sono severi professionalmente.
Cristian Vincent apre uno squarcio sul privato del giudice
integerrimo Xavier Racine, molto ben interpretato da Fabrice Luchini: Xavier
Racine è il Presidente della corte d’assise in una città francese di Provincia,
molto temuto e chiamato “a due cifre” perché le pene da lui inflitte non sono mai
inferiori a 10 anni. Ma è anche molto severo con se stesso e non si concede
pause neanche per malattia: ha da risolvere il caso di omicidio di un bambino
piccolo di cui è accusato il padre, un giovane operaio. Il film si apre con una
brutta influenza di Racine e continua mostrando il suo vivere in albergo avendo
in atto un divorzio da concludere.
Nonostante il suo ruolo (o forse proprio per questo) Racine ha
un assoluto bisogno di complicità che cerca e trova in un giudice popolare
estratta a sorte, Ditte Lorensen-Coteret (la brava Sidse Babett Knudsen) che, guarda
caso, è infermeria nell’ospedale dove era stato ricoverato sei anni prima per
un brutto incidente. Il volto sorridente di Ditte al suo risveglio è rimasto
per Racine un volto amico che si sente rassicurato dalla presenza della donna. Infatti,
le chiederà di assistere anche a un nuovo processo dove lei non ricopre alcun
ruolo.
Cristian Vincent confeziona “L’Hermine” (il più appropriato titolo
francese “ermellino”) come un film sicuramente elegante e raffinato, pieno di
humour, ma probabilmente riesce a piacere più ai critici che al grande
pubblico.
Ghisi Grütter
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