Domani , martedì 28 giugno, dalle ore 10 alle ore 13, sarà allestita presso la Sala del Carroccio al Campidoglio la camera ardente per il regista Giuseppe Ferrara, scomparso recentemente, per rendere omaggio allo "straordinario impegno civile di Ferrara, un impegno nel quale non solo le istituzioni ma anche ogni singolo cittadino deve riconoscersi" (dal comunicato stampa della Sindaca Raggi). Nel pomeriggio dello stesso giorno si terrà la commemorazione presso la Casa del Cinema.
Alle 17.00 verrà proiettato uno dei suoi film più noti e popolari, Cento giorni a Palermo, mentre alle 19,00 saranno amici, autori, compagni di vita e di lavoro a tracciare il profilo di questo tenace, coerente, appassionato "uomo contro" del nostro cinema
Giuseppe Ferrara, nato a Castelfiorentino il 15 luglio del 1932, fin da ragazzo Ferrara manifesta due passioni: la politica, affrontata con indole contestatrice, e il cinema, che lo vede giovanissimo promotore di un cineclub dedicato al neorealismo. All’università di Firenze si laurea in Lettere discutendo una tesi sul Nuovo cinema italiano, con un relatore d’eccezione: lo storico dell’arte Roberto Longhi. Si trasferisce a Roma, si diploma in regia nel 1959 e si dedica a documentari e inchieste tv che spaziano dalla resistenza alle trasformazioni della società agraria. Comincia anche a dedicarsi all’insegnamento, alterna la realizzazione di documentari e corti alla pubblicistica, dando alle stampe libri su Luchino Visconti (1964) e Francesco Rosi (1965).
Dopo gli anni di formazione all’insegna dell’impegno sociale, nel 1969 fonda la cooperativa Cine 2000 per portare avanti progetti che non ottengono finanziamenti e appoggio nei canali tradizionali. Esce così il lungometraggio «Il sasso in bocca», pellicola sui rapporti fra mafia e potere per certi versi antesignana del genere «docufiction», esperimento che si ripete sei anni dopo, nel 1975, con «Faccia di spia». Nel 1977 poi realizza Panagulis zei, miniserie tv dedicata al famoso oppositore del regime dei colonnelli in Grecia. Nel 1984 torna a occuparsi di mafia con «Cento giorni a Palermo», poi è la volta de «il Caso Moro» (1986) a cui seguono diversi altri lavori sempre legati al cinema di impegno sociale e d’inchiesta. Fra le ultime opere il documentario «I ragazzi del Vesuvio» (2010) e il film tv «Roma Nuda» (2013, ancora inedito).
Negli ultimi anni Giuseppe Ferrara versava in condizioni di salute precarie e aveva anche problemi economici, tanto che nel 2014, dopo una campagna lanciata da vari esponenti della società civile, aveva ottenuto il vitalizio previsto dalla legge Bacchelli e destinato alle personalità del mondo del mondo della cultura, dello sport e dello spettacolo cadute in disgrazia.
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