4 giugno 2016

Recensione film: TANGERINES-MANDARINI regia di Zaza Urushdaze

 
Mandarini, uomini, e la guerra
1 giugno 2016
di Ghisi Grütter
imagesTANGERINES – MANDARINI – Film di Zaza Urushadze. Con Lembit Ulfsak, Elmo Nüganen, Misha Meskhi, Giorgi Nakashidze, Raivo Trass. –
“Tangerines – mandarini” è un film che dimostra pienamente l’assurdità della guerra, l’idiozia dei militari e la precarietà della vita, specialmente in tempo di battaglie.
Ivo, un anziano estone che lavora il legno, vive in modo isolato in uno sperduto villaggio dell’Abcasia, una zona caucasica rivendicata dai georgiani, durante il conflitto dell’inizio degli anni ’90. In quella regione, all’epoca, vivevano parecchi estoni che erano tornati in patria all’inizio delle ostilità belliche. Unico contatto sociale di Ivo è il connazionale Margus, che produce mandarini, e con il quale ha avviato un’attività commerciale: soci in affari, Ivo costruisce le cassette per inserirci una grande quantità di mandarini che Margus raccoglie. Ma il destino vuole che, proprio vicino alla casa dell’amico, scoppino alcuni colpi di mitra e uno di bazooka. Ivo, aiutato da Margus, seppellisce i morti e salva due feriti gravi di parti avversarie: Amhed è un mercenario ceceno e Nika un giovane idealista georgiano. Il vecchio ma infaticabile Ivo li cura amorevolmente – aiutato anche da un altro connazionale medico in via di partenza per l’Estonia – e in particolare riesce a tenere testa agli attriti e battibecchi tra i due “nemici” che, all’inizio recalcitranti, pian piano, giorno dopo giorno, arrivano a superare i pregiudizi e i reciproci razzismi.
Attaccata la casa di Ivo da una pattuglia di balordi, il ceceno e il georgiano si troveranno dalla stessa parte a proteggersi a vicenda e principalmente per salvaguardare Ivo, il loro salvatore. Purtroppo Margus – che stava anche lui per partire e raggiungere la sua patria – viene colpito e non ce la fa così come anche Nika, il giovane georgiano attore di teatro, che verrà sepolto vicino al figlio di Ivo su un colle che guarda il Mar Nero.
Il film è duro ma è anche poetico e mostra una grande sensibilità umana. Non c’è neanche una donna, c’è solo una fotografia incorniciata di Maria, la giovane nipote di Ivo, quasi un simbolo di un mondo felice, della speranza di un futuro migliore. Il regista ci presenta un mondo di uomini con tutta l’irrazionalità tipica della violenza, ma anche con un desiderio represso di affetto: i protagonisti si aprono pian piano e da “maschi forti” passano ad essere amici affettuosi, sempre con un grande senso di pudore dei propri sentimenti e con un forte senso dell’onore.
“Tangerines” è veramente un’opera meritevole, girata con rigore ed essenzialità. Il film ha avuto la nomination come miglior film straniero sia agli Oscar sia ai Golden Globe del 2015

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