URNA ELETTORALE SIGILLATA
Come se la cosa non li riguardasse, i candidati alla poltrona di Sindaco e quelli allo strapuntino di Presidente di Municipio hanno continuato a darsele di santa ragione, nel senso figurato, ignorando il problema. Stasera le baruffe cittadine avranno termine con gli ultimi fuochi d’artificio. Domani silenzio elettorale , si fa per dire , e domenica si rivota. La parola agli elettori? Sbagliato : la parola ai giudici. Infatti quello che i candidati al rush finale hanno volutamente ignorato e chiuso abbondantemente i due occhi, è stato il flop della macchina elettorale. Non si era mai visto che i verbali di molte sezioni non riportassero alcuna preferenza per il semplice motivo che le schede votate non sono state mai scrutinate. Non si sono mai visti scatoloni pieni di schede buttate in un angolo. Non si era mai vista tanta disorganizzazione. Qualcuna pagherà per tutto questo? Azzardiamo un’ipotesi: pagheranno i presidenti delle sezioni elettorali dove si sono verificate le mancanze più gravi. Ragazzi per lo più disoccupati che hanno accettato con una certa leggerezza un incarico gravoso e di responsabilità, penale, per guadagnarsi poco più di cento euro e che ora invece si trovano nei guai e ne pagheranno le conseguenze. Noi invece puntiamo il dito sull’organizzazione dell’Ufficio elettorale del Comune di Roma che, regolamento alla mano, ha designato scrutatori e presidenti per sorteggio per lo più neofiti. O almeno per una certa percentuale. Senza dare istruzioni, senza un corso di formazione, senza dare un attimo di pausa a urne chiuse. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. I candidati che si sono aggiudicati il ballottaggio neanche per senso civico e di responsabilità si sono sentiti in animo di condannare questa incresciosa situazione che si è venuta a creare. Figurarsi: non l’ha fatto il PD e nemmeno il M5S, anzi per assurdo questo comportamento comune li ha in un certo senso messi d’accordo.
Come se la cosa non li riguardasse, i candidati alla poltrona di Sindaco e quelli allo strapuntino di Presidente di Municipio hanno continuato a darsele di santa ragione, nel senso figurato, ignorando il problema. Stasera le baruffe cittadine avranno termine con gli ultimi fuochi d’artificio. Domani silenzio elettorale , si fa per dire , e domenica si rivota. La parola agli elettori? Sbagliato : la parola ai giudici. Infatti quello che i candidati al rush finale hanno volutamente ignorato e chiuso abbondantemente i due occhi, è stato il flop della macchina elettorale. Non si era mai visto che i verbali di molte sezioni non riportassero alcuna preferenza per il semplice motivo che le schede votate non sono state mai scrutinate. Non si sono mai visti scatoloni pieni di schede buttate in un angolo. Non si era mai vista tanta disorganizzazione. Qualcuna pagherà per tutto questo? Azzardiamo un’ipotesi: pagheranno i presidenti delle sezioni elettorali dove si sono verificate le mancanze più gravi. Ragazzi per lo più disoccupati che hanno accettato con una certa leggerezza un incarico gravoso e di responsabilità, penale, per guadagnarsi poco più di cento euro e che ora invece si trovano nei guai e ne pagheranno le conseguenze. Noi invece puntiamo il dito sull’organizzazione dell’Ufficio elettorale del Comune di Roma che, regolamento alla mano, ha designato scrutatori e presidenti per sorteggio per lo più neofiti. O almeno per una certa percentuale. Senza dare istruzioni, senza un corso di formazione, senza dare un attimo di pausa a urne chiuse. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. I candidati che si sono aggiudicati il ballottaggio neanche per senso civico e di responsabilità si sono sentiti in animo di condannare questa incresciosa situazione che si è venuta a creare. Figurarsi: non l’ha fatto il PD e nemmeno il M5S, anzi per assurdo questo comportamento comune li ha in un certo senso messi d’accordo.
Ora fioccheranno i ricorsi. Lo stesso risultato finale
potrebbe essere invalidato. Ci chiediamo perché, davanti ad una situazione nota
a tutti, candidati, magistratura ,
ufficio elettorale , Ministro degli Interni che ha bellamente confermato questo
caos, non si sia deciso di posticipare il ballottaggio a Roma fino a che la
situazione non si fosse chiarita?
Rimandare di una o due settimane avrebbe potuto evitare tutto il macello di ricorsi e controricorsi che avranno luogo.
Rimandare di una o due settimane avrebbe potuto evitare tutto il macello di ricorsi e controricorsi che avranno luogo.
Ma lo spettacolo deve andare avanti. Costi quel che costi.
Domenico Fischetto
Domenico Fischetto
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