13 giugno 2016

Recensione film: L'UOMO CHE VIDE L'INFINITO regia di Matt Brown


L’UOMO CHE VIDE L’INFINITO

Regia di Matt Brown

Con Jeremy Irons, Dev Patel, Toby Jones, Stephen Fry, Jeremy Notham, Devika Bishe

 

 



 

Tratto da una storia vera, “L’uomo che vide l’infinito” è un film abbastanza convenzionale che però si fa vedere volentieri per la bravura e fascino di Jeremy Irons, per l’eleganza dei suoi vestiti, per la bella fotografia e per un’attenta ricostruzione ambientale.

La solida Comunità accademica di Cambridge, conservatrice e anche piuttosto razzista, viene messa in discussione dal Prof. Godfrey Harold Hardy (l’impeccabile Jeremy Irons) del Trinity College di Cambridge che, all’inizio del secolo scorso, superando la sua ritrosia umana, s’infervora per le geniali scoperte matematiche di un giovane di cui diventerà mèntore e, alla fine, anche amico. Srinivasa Ramanujan (Dev Patel) è l’indiano povero di Madras che ha il dono naturale di riuscire ad intuire formule matematiche molto complesse come, ad esempio, quelle dei numeri primi. Sembrerebbe che tali formule gli vengano suggerite dalla divinità. Lavorando in un ufficio e aiutando il contabile di una ditta di spedizioni, il giovane fa tutte le operazioni aritmetiche a mente senza bisogno del pallottoliere e, man mano, la sua crescente abilità fa sì che lo stesso contabile gli suggerisca varie persone cui scrivere, in particolare un professore di matematica in Inghilterra che resterà favorevolmente stupito dalle sue scoperte di teoria analitica dei numeri. G. H. Hardy lo inviterà a Cambridge e lo spingerà a ripercorrere i vari passaggi logico-matematici per spiegare o meglio, dimostrare ciò che continua a chiamare “intuizioni”, sicuramente brillanti ma intuizioni, che hanno bisogno pertanto di scientificità. La frase di Ramanujan “Un’equazione non ha senso se non esprime un pensiero divino” spiega in parte la differenza dell’approccio alla scienza tra mondo occidentale e orientale.

Il giovane Srinivasa lascerà quindi la giovane moglie e la madre per seguire la passione matematica con la speranza di vedere pubblicati i suoi risultati. Arriverà nella comunità di Cambrige nel 1913, dove troverà molta ostilità nell’ambiente accademico, sia tra i docenti sia tra gli studenti. Scoppiata la Prima Guerra Mondiale finirà deriso e perfino picchiato da alcuni giovani soldati inglesi.

Dopo un lungo lavoro in tandem, Hardy e Ramanujan, aiutati dal simpatico e umano John Littlewood (Toby Jones) e dal pacifista filosofo e matematico Bertrand Russell (Jeremy Notham), riusciranno, non senza ostacoli, a superare la rigidità accademica: a Ramanujan sarà riconosciuto il merito e diventerà, incredibilmente, membro della Royal Accademy. Sarà, inoltre, accostato perfino a Eulero ed a Gauss e ad altre personalità geniali della storia della matematica.

Purtroppo Ramanujan si era trascurato molto e aveva contratto la tisi, a quei tempi malattia inguaribile, tornato a casa per rivedere la sua splendida moglie Janaki, morirà dopo solo un anno all’età di 33 anni.

Il quarantaquattrenne regista Matt Brown è di origine sudafricana ed è probabile che senta particolarmente il discorso tra colonizzatori e colonizzati che è in filigrana nel film. Dal libro di Robert Kanigel L'uomo che vide l'infinito - La vita breve di Srinivasa Ramanujan, genio della matematica, trae la sceneggiatura del film omonimo.

Ghisi Grütter

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