Da tempo lamentavamo l’assenza dal dibattito elettorale delle vicende legate a Mafia Capitale e del sistema corruttivo emerso dalle indagini giudiziarie, che sembravano anche archiviati dai media e rimossi dai cittadini. Invece, a giudicare dai risultati del 5 giugno, si direbbe che almeno i cittadini non si siano dimenticati di quel devastante back stage della politica romana, e che alle urne abbiamo premiato un movimento che ha fatto del cambiamento e della netta discontinuità con i partiti tradizionali – quelli che hanno governato Roma nell’ultimo ventennio – il suo tema principale. E per quanto si cerchi di camuffare la sonora sconfitta (nel PD si è parlato addirittura di “miracolo Giachetti”) i dati sono incontrovertibili: il Movimento 5 Stelle triplica i voti del 2013 ed è il primo partito della Capitale; il Partito Democratico perde 70.000 voti rispetto alle amministrative del 2013 (passando dal 26,26% al 17,20%) e 100.000 voti rispetto alle elezioni europee (era al 43,07%); Forza Italia scende al 4,23 % dal 19,21% del Popolo delle Libertà del 2013 (13,4% alle europee); ridimensionamento anche dello schieramento Sinistra x Roma di Fassina, al 4.43%, mentre nel 2013 SEL aveva ottenuto il 6,25% e Rifondazione Comunista- comunisti italiani l’1,14%, .Un risultato riconosciuto deludente dallo stesso candidato Fassina, che probabilmente deriva da una crisi generale della sinistra, ma anche dallo scivolone nella presentazione delle liste che ha rischiato di far escludere il partito dalla competizione elettorale, e soprattutto dalle accese lotte intestine tra le sue varie anime, che hanno offuscato una proposta politica all’insegna della discontinuità con il passato e del riscatto sociale.
Un notevole ridimensionamento anche per la Lista Marchini, che nel 2013 aveva raccolto da sola il 7,80%, e oggi è al 4,72% (senza Forza Italia, Lista Storace e altre). Marchini ha sicuramente pagato la vistosa contraddizione del suo slogan “lontano dai partiti” non solo rispetto all’abbraccio elettorale con Forza Italia di Berlusconi (con lista targata Alessandra Mussolini) e con La Destra di Storace, ma anche rispetto alla sua stessa lista civica, i cui primi posti, come ricorda Alessandro Gilioli nel suo blog sull’Espresso in una serie di domande al candidato imprenditore rimaste senza risposta, erano quasi tutti occupati da ex politici di varia provenienza*. L’unica lista ad avere riscosso un discreto successo, nonostante la lunga storia comune con Alemanno e il suo centrodestra è Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, che raggiunge il 12,28 % , dal 5,92% del 2013 ottenuto nella coalizione per Alemanno Sindaco (5,32% delle Europee)
MA I VOTI VANNO SEMPRE AI PARTITI E LE PREFERENZE AI POLITICI
Nei nostri incontri per una Politica trasparente e democratica avevamo insistito molto con tutti i partiti perchè per la imminente campagna elettorale venissero utilizzati dei criteri democratici e trasparenti per selezionare una nuova classe politica, basati sulle competenze e sul merito. La cruda realtà è sotto gli occhi di tutti: le liste stilate dai partiti, con per lo più i soliti nomi, sono quelle che andranno ad alimentare l’Assemblea capitolina, mentre la maggior parte delle decine di entusiasti candidati civici resterà a casa, dopo il magrissimo raccolto di preferenze. Perchè non basta mettere in lista nomi prestigiosi, bisogna che tali nomi ottengano poi un cospicuo numero di voti, procurandoseli in una città sterminata, dove gli elettori spesso non conoscono nemmeno il nome dei candidati Sindaco. E la competizione elettorale tra le liste civiche e quelle dei partiti è come un cortile in cui elefanti e pulcini hanno lo stesso diritto di giocare. Così accade che nella lista civica Roma torna Roma per Giachetti Sindaco il capolista Marco Lodoli, scrittore e soprattutto impegnato insegnante nelle periferie romane, si becchi solo 704 voti e non abbia nessuna chance di essere eletto, neanche in caso di vittoria di Giachetti (in caso di sconfitta l’unico seggio andrà alla ex consigliera civica di Ignazio Marino Svetlana Celli, grazie ai suoi 1.755 voti). E nonostante gli annunci del commissario romano Orfini sull’immissione nelle liste PD di esponenti della società civile, soprattutto in caso di vittoria pentastellata, la (sparuta) pattuglia dem sarà quasi una fotocopia di quella della precedente tornata elettorale, con poche assenze (alcune dovute anche alle vicende giudiziarie). Saranno rieletti quindi molti ex consiglieri (tra cui quelli che hanno firmato le dimissioni dal notaio per mandare a casa il Sindaco Marino) da Michela Di Biase, moglie del ministro Franceschini, campionessa femminile di preferenze (5.186), a Marco Palumbo (4.867), Ilaria Piccolo (4.484), Valeria Baglio (3.054), Orlando Corsetti (3.008). A cui si aggiunge Antongiulio Pelonzi (3.599) , già consigliere comunale dal 2006 al 2013, e, in caso di vittoria del centrosinistra, Giulia Tempesta (2.871), Erica Battaglia (2.263), Cecilia Fannunza (1.786), Estella Marino, Assessore all’ambiente della Giunta precedente, (1.704) e altri. Politici navigati anche i pochi che saranno eletti nelle liste del centrodestra, a seconda delle combinazioni elettorali: per Fratelli d’Italia molti ex consiglieri comunali e qualche municipale, come Andrea De Priamo (3.527) Maurizio Politi (3.170) Francesco Figliomeni (3.070), forse Lavinia Mennuni (2.664), ma anche l’ex consigliere nella scorsa consiliatura ed ex assessore ai lavori pubblici e delle periferie nella Giunta di Alemanno, Fabrizio Ghera, secondo nel campionato delle preferenze capitoline con 5.463 voti. Per Forza Italia dovrebbe essere eletto il solo Davide Bordoni (3.099), una lunga carriera cominciata con l’inaugurazione del primo club di Forza Italia a Ostia e continuata come consigliere e Presidente del XIII municipio, poi consigliere comunale nel 2006 e nel 2013, con in mezzo la nomina come Assessore alle Attività Produttive, Lavoro e Litorale nella Giunta Alemanno. Possibile l’elezione del candidato di Noi con Salvini Antonio D’Apolito (1.383), il dentista che nel 2013, secondo il Secolo d’Italia, si era già candidato con la lista civica in appoggio di Alemanno “CittadiniXRoma”. Infine, se è certa l’elezione di Alfio Marchini, è in forse quella del suo braccio destro Alessandro Onorato (5.227), nonostante la giovane età, veterano dell’Assemblea capitolina, con una carriera cominciata nel PD e continuata nell’UDC prima di approdare nel 2013 alla Lista Marchini. In forse anche l’elezione di Riccardo Magi (2.606), presidente del Partito Radicale, ex consigliere della lista civica di Marino e ora in una lista a sostegno di Giachetti, mentre a SEL/Sinistra italiana andrà comunque un unico seggio, che dovrebbe essere occupato da Stefano Fassina o, in caso di rinuncia (ma ha già annunciato l’intenzione di fare il parlamentare e il consigliere comunale) a Sandro Medici (3.039), ex presidente del Municipio di Cinecittà.
QUELLI DEL MOVIMENTO CINQUE STELLE
Per quanto riguarda gli eletti del Movimento Cinquestelle (che potrebbero essere 29 o 11, secondo l’esito del ballotaggio), si rileva una novità rispetto alle elezioni del 2013, dove, a fronte di un consistente voto al candidato Sindaco/alla lista (130.635), le preferenze ai singoli candidati consiglieri erano state decisamente poche, tanto che Enrico Stefàno, quarto eletto, era diventato consigliere con soli 710 voti. Adesso la situazione è cambiata: sono nove i candidati che hanno raccolto più di mille voti, con l’ex candidato sindaco del 2013 Marcello De Vito campione assoluto di preferenze capitoline (6.451) seguito da Paolo Ferrara ( 3.531) Annalisa Bernabei (2.647) l’ex consigliere Daniele Frongia (2.464) Carola Penna (2.369) l’ex consigliere Enrico Stefano (2.315) Eleonora Guadagno (1.406) e altri. Una lista di 48 persone individuate attraverso le “comunarie” di novembre, in cui i simpatizzanti M5S accreditati da tempo avevano scelto on line i candidati per il Campidoglio (i primi classificati erano poi stati oggetto di una successiva votazione a febbraio per decidere il candidato Sindaco, che aveva visto l’affermazione di Virginia Raggi). Sistema che al nostro incontro del 10 dicembre scorso con il Movimento Cinque Stelle avevamo messo in discussione, sollevando perplessità sulle qualità politiche e amministrative di persone per lo più con scarsa o nessuna esperienza, scelte in base a un curriculum e a un video di pochi minuti da poche centinaia di simpatizzanti. Tuttavia la media di preferenze decisamente più alta di quelle delle altre liste civiche di questa tornata elettorale, indurrebbe a pensare che in questi tre anni il movimento sia riuscito ad estendere e approfondire il suo radicamento nel territorio, e soprattutto a far conoscere quanto i suoi attivisti e rappresentanti in Campidoglio e nei Municipi andavano facendo. Non è da sottovalutare l’uso del web per diffondere sedute, documenti, e anche come spazio di dibattito interno e canale di comunicazione con le realtà esterne.
E comunque la si pensi sul Movimento, sia nel merito delle sue proposte e della sua democrazia interna, sia rispetto alla mancanza di una identità comune con valori condivisi che non siano solo le linee da seguire nella concretezza dei bisogni sociali da soddisfare, è sicuramente un grave errore catalogare il voto che gli hanno dato i cittadini come “antipolitica” o voto di protesta o, peggio “di punizione”.
E servirà ben poco ai partiti tradizionali ricorrere al solito esercizio dello sminuire la sconfitta e/o dare la colpa agli elettori che non hanno capito. Gli elettori hanno capito benissimo. E hanno dato una sonora lezione a chi pensava di poter continuare come prima cambiando solo il minimo indispensabile.
Roma è ben al di là del punto di non ritorno, e i cittadini lo sanno da un pezzo. Vogliono proposte convincenti, gente che si rimbocchi le maniche e che dimostri di fare sul serio. E se non la trovano nel proprio partito di riferimento, si rivolgono a chi sembra che almeno ci provi, a cambiare qualcosa, o che almeno non abbia già dato pessime prove, facendo, nel migliore dei casi, assai flebili autocritiche.
Come si può pensare, in una città agonizzante, dove le buche nelle strade e la mancanza di cura degli spazi pubblici ricordano ogni istante la resa di chi dovrebbe amministrare una capitale europea, lanciare lo slogan “Roma torna Roma”? o “Questa è Roma”? o invocare alleanze “lontani dai partiti” e contro “chi ti ha tradito” presentandosi con le icone più trite della vecchia politica?
La buona notizia è che i cittadini hanno capito. E chiunque vinca, non si potrà più continuare come prima.
(Altre due buone notizie. La prima: non basta avere grandi mezzi economici per vincere le elezioni. Marchini nonostante le massicce risorse impiegate, non ha vinto, anzi è arretrato. La seconda: i manifesti elettorali (più o meno selvaggi) non fanno vincere le elezioni. Pochissimo utilizzati da M5S e da varie forze di centro sinistra e sinistra, non hanno particolarmente favorito chi invece li ha spalmati su tutta la città)
Anna Maria Bianchi Missaglia
Condivido l'analisi di Anna . Il dato inquietante che emerge, non abbastanza sottolineato, che , mentre in generale i romani hanno sfiduciato il PD , chi nel PD e in aula Giulio Cesare invece è stato almeno complice colposo e muto dei misfatti di Mafia Capitale è stato premiato dagli elettori con un consenso in termini assoluti di voti superiore alla passata consiliatura. Questo a mio parere sottolinea che il sottobosco da cui questi consiglieri pescano i loro voti è ben saldo ed in crescita. E a nulla valgono i tentativi e i richiami della gente per bene come di Carte In Regola ed anche nel nostro piccolo di ProgettoRoma a dare la propria fiducia e il voto a chi non si macchiato di colpe e a chi dà prova di intendere la politica come servizio pubblico. Niente :sono stati eletti i soliti noti che non danno alcuna garanzia di affidabilità . Anzi. Se all' opposizione temo che saranno più attenti a mantenere le proprie clientele piuttosto che contrastare con metodi democratici la maggioranza.
Ma un altro dato volevo evidenziare. Il numero di schede annullate è stato impressionante. Mentre scrivo il seggio centrale sta ricontrollando tutti i verbali. Il caos nei seggi è stato totale. I seggi hanno lavorato per scrutinare le schede per 15/20 ore di seguito con perdita di lucidità e buon senso. Ragazzi chiamati a svolgere questo compito di responsabilità senza alcuna preparazione. L'improvvisazione ha regnato sovrana. Bisogna riprendere questo discorso facendo tesoro di quanto successo in questa occasione organizzando corsi di formazione preelettorali a chi viene chiamato a questo compito. Poi bisogna riformare la legge che consente di presentare le liste almeno per Comuni superiori a 250.000 abitati . A Roma 1000 firme sono ridicole per presentare una lista .Da qui un proliferare di liste inutili presenti nella scheda elettorale che disarmano anche l' elettore più preparato. Ci devono essere almeno 5000 firme certificate per presentare una lista.
Un caro saluto
Domenico Fischetto
Presidente ProgettoRoma
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