10 giugno 2016

VOGLIA DI CAMBIAMENTO

                                  Aula Giulio Cesare, sede del Consiglio Comunale di Roma

 ( da Carte in Regola)
Da tempo lamentavamo l’assenza dal  dibattito elettorale delle vicende legate a Mafia Capitale e   del sistema corruttivo emerso dalle indagini giudiziarie,   che sembravano anche archiviati  dai media e rimossi dai cittadini. Invece, a giudicare dai risultati del 5 giugno,  si direbbe  che almeno i cittadini non si siano dimenticati di quel  devastante back stage della politica romana, e che alle urne abbiamo premiato un movimento che ha fatto del cambiamento e della netta discontinuità con i partiti tradizionali – quelli che hanno governato Roma nell’ultimo ventennio  – il suo tema principale. E per quanto si cerchi di camuffare la sonora sconfitta (nel  PD si è parlato addirittura di “miracolo Giachetti”) i dati sono incontrovertibili: il Movimento 5 Stelle triplica i voti del 2013 ed è il primo partito della Capitale; il Partito Democratico perde  70.000 voti rispetto alle amministrative del 2013 (passando  dal 26,26% al 17,20%) e 100.000 voti rispetto alle elezioni europee  (era al 43,07%); Forza Italia scende  al 4,23 %  dal 19,21% del  Popolo delle Libertà del 2013 (13,4% alle europee); ridimensionamento  anche dello schieramento Sinistra x Roma di Fassina, al 4.43%, mentre nel 2013 SEL aveva ottenuto il 6,25%  e Rifondazione Comunista- comunisti italiani l’1,14%, .Un risultato riconosciuto deludente dallo stesso candidato Fassina, che probabilmente deriva da una crisi generale della sinistra, ma anche dallo scivolone nella presentazione delle liste che ha  rischiato di far escludere il partito dalla competizione elettorale, e  soprattutto dalle accese lotte intestine tra le sue varie anime, che hanno offuscato una proposta politica all’insegna della discontinuità con il passato e del riscatto sociale.
Un notevole ridimensionamento anche per la Lista Marchini, che nel 2013 aveva raccolto da sola il 7,80%, e oggi è al 4,72% (senza Forza Italia, Lista Storace e altre). Marchini ha sicuramente pagato la vistosa contraddizione del suo slogan “lontano dai partiti” non solo rispetto all’abbraccio elettorale con Forza Italia di Berlusconi (con lista targata Alessandra Mussolini) e con La Destra di Storace, ma anche rispetto alla sua stessa lista civica, i  cui primi posti, come ricorda Alessandro Gilioli nel suo blog sull’Espresso in una serie di domande al candidato imprenditore   rimaste senza risposta,  erano quasi  tutti occupati da ex politici di varia provenienza*. L’unica lista ad avere riscosso un discreto  successo, nonostante la lunga storia comune con  Alemanno e il suo centrodestra  è Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, che raggiunge il  12,28 % , dal 5,92% del 2013 ottenuto nella coalizione per Alemanno Sindaco (5,32% delle Europee)
MA I VOTI VANNO SEMPRE AI PARTITI E LE  PREFERENZE  AI  POLITICI
Nei nostri incontri per una Politica trasparente e democratica avevamo insistito molto con tutti i partiti perchè per la imminente  campagna elettorale  venissero  utilizzati dei criteri democratici e trasparenti per selezionare una  nuova classe politica, basati sulle competenze e  sul merito.  La cruda realtà è sotto gli occhi di tutti: le liste stilate dai partiti, con per lo più i soliti nomi, sono quelle che andranno  ad alimentare l’Assemblea capitolina, mentre la  maggior parte delle decine di entusiasti candidati civici resterà  a casa, dopo il  magrissimo raccolto di preferenze. Perchè non basta mettere in lista nomi prestigiosi, bisogna che tali nomi ottengano  poi  un cospicuo  numero di voti,  procurandoseli in una città sterminata, dove gli elettori spesso non conoscono nemmeno il nome dei candidati Sindaco. E la competizione elettorale tra le liste civiche e quelle dei  partiti è come un cortile in cui elefanti e pulcini hanno lo stesso diritto di giocare.  Così accade che nella lista civica Roma torna  Roma per Giachetti Sindaco il capolista Marco Lodoli, scrittore e soprattutto impegnato insegnante nelle periferie romane,  si becchi solo  704 voti e non abbia nessuna chance di essere eletto, neanche in caso di vittoria di Giachetti (in caso di sconfitta l’unico seggio andrà alla  ex consigliera civica di  Ignazio Marino Svetlana Celli,  grazie ai suoi 1.755 voti). E nonostante gli annunci del commissario romano Orfini sull’immissione nelle liste PD di esponenti della società civile, soprattutto in caso di vittoria pentastellata,  la (sparuta) pattuglia dem sarà quasi una fotocopia di quella della precedente tornata elettorale,   con poche  assenze  (alcune dovute  anche alle vicende giudiziarie).  Saranno rieletti quindi  molti ex consiglieri  (tra cui  quelli che hanno firmato le dimissioni dal  notaio per mandare a casa il Sindaco  Marino) da Michela Di Biase, moglie del ministro Franceschini,  campionessa femminile di preferenze (5.186),  a Marco Palumbo (4.867),  Ilaria Piccolo (4.484),  Valeria Baglio (3.054),  Orlando Corsetti (3.008). A cui si aggiunge  Antongiulio Pelonzi (3.599) , già consigliere comunale dal 2006 al 2013, e, in caso di vittoria del centrosinistra,  Giulia Tempesta (2.871), Erica Battaglia  (2.263), Cecilia Fannunza   (1.786),  Estella Marino, Assessore all’ambiente della Giunta precedente, (1.704) e altri. Politici navigati anche i pochi che saranno eletti nelle liste del centrodestra, a  seconda delle combinazioni elettorali: per Fratelli d’Italia molti ex consiglieri comunali e qualche municipale, come  Andrea De Priamo (3.527) Maurizio Politi (3.170) Francesco Figliomeni (3.070), forse Lavinia Mennuni (2.664), ma anche l’ex consigliere  nella scorsa consiliatura ed ex  assessore ai lavori pubblici e delle periferie nella Giunta di  Alemanno,  Fabrizio Ghera, secondo nel campionato delle  preferenze capitoline con 5.463 voti. Per Forza Italia dovrebbe essere eletto il solo Davide Bordoni (3.099), una lunga carriera cominciata con l’inaugurazione del primo club di Forza Italia a Ostia e continuata come consigliere e Presidente del XIII municipio, poi consigliere comunale nel 2006  e  nel 2013, con in mezzo la  nomina come Assessore alle Attività Produttive, Lavoro e Litorale nella Giunta Alemanno. Possibile l’elezione  del candidato di Noi con Salvini Antonio D’Apolito (1.383), il dentista  che nel 2013, secondo il Secolo d’Italia,  si era già candidato   con la  lista civica in appoggio di Alemanno “CittadiniXRoma”. Infine, se è certa  l’elezione di Alfio Marchini, è in forse quella del suo braccio destro Alessandro Onorato (5.227), nonostante la giovane età, veterano dell’Assemblea capitolina, con una carriera cominciata nel PD e continuata  nell’UDC prima di approdare nel 2013 alla Lista Marchini. In forse anche l’elezione di  Riccardo Magi (2.606), presidente del Partito Radicale, ex consigliere della lista civica di Marino e ora in una lista a sostegno di Giachetti, mentre a SEL/Sinistra italiana andrà comunque  un unico seggio, che dovrebbe essere occupato da Stefano Fassina o, in caso di rinuncia (ma ha già annunciato l’intenzione di fare il parlamentare e il consigliere comunale) a Sandro Medici (3.039), ex presidente del Municipio di Cinecittà.
QUELLI  DEL MOVIMENTO CINQUE STELLE
Per quanto riguarda gli eletti del Movimento Cinquestelle  (che potrebbero essere 29 o 11, secondo l’esito del ballotaggio), si rileva una novità rispetto alle elezioni del 2013, dove, a fronte di un consistente voto al candidato Sindaco/alla lista (130.635),  le preferenze ai singoli candidati consiglieri erano  state decisamente poche, tanto che Enrico Stefàno, quarto eletto,  era diventato consigliere con soli 710 voti. Adesso la situazione è cambiata: sono nove i candidati che hanno raccolto  più di mille voti, con  l’ex candidato sindaco del 2013 Marcello De Vito campione assoluto di preferenze capitoline (6.451) seguito da Paolo Ferrara ( 3.531) Annalisa Bernabei  (2.647) l’ex consigliere  Daniele Frongia (2.464) Carola Penna (2.369) l’ex consigliere Enrico Stefano  (2.315) Eleonora Guadagno  (1.406) e altri. Una lista di  48 persone individuate attraverso le “comunarie” di novembre, in cui  i simpatizzanti M5S accreditati da tempo avevano  scelto  on line i candidati per il Campidoglio (i primi classificati erano  poi stati oggetto di una successiva votazione a febbraio per decidere il candidato Sindaco, che aveva visto l’affermazione di Virginia Raggi). Sistema che al nostro incontro del 10 dicembre scorso con il Movimento Cinque Stelle avevamo messo in discussione, sollevando perplessità sulle qualità politiche e amministrative di persone per lo più con scarsa o nessuna esperienza,  scelte in base a un curriculum e a un video di pochi minuti da poche centinaia di simpatizzanti. Tuttavia la media di preferenze decisamente più alta di quelle delle altre liste civiche di questa tornata elettorale, indurrebbe a  pensare che in questi tre anni il movimento sia  riuscito ad estendere e approfondire il suo radicamento nel territorio, e soprattutto a far conoscere quanto i suoi attivisti e rappresentanti in Campidoglio e nei Municipi andavano facendo. Non è da sottovalutare l’uso del web per diffondere sedute, documenti, e anche come spazio di dibattito interno e canale di comunicazione con le realtà esterne.
E comunque la si pensi sul Movimento, sia nel merito delle  sue proposte e della   sua democrazia interna, sia rispetto  alla  mancanza di una identità comune con valori condivisi che non siano solo le linee da seguire nella concretezza dei  bisogni sociali da soddisfare, è sicuramente un grave errore  catalogare il voto che gli hanno dato i cittadini come “antipolitica” o voto di protesta o, peggio  “di punizione”.
E servirà ben poco ai partiti tradizionali ricorrere al solito esercizio dello  sminuire la sconfitta  e/o dare la colpa agli elettori che non hanno capito. Gli elettori hanno capito benissimo. E hanno dato una sonora lezione a chi pensava di poter continuare come prima cambiando  solo il minimo indispensabile.
Roma è ben al di là del punto di non ritorno, e i cittadini  lo sanno da un pezzo. Vogliono  proposte convincenti, gente che si rimbocchi  le maniche e che dimostri di  fare sul serio. E se non la trovano nel proprio  partito di riferimento, si rivolgono  a chi sembra che almeno ci provi, a cambiare qualcosa, o che almeno non abbia già dato pessime prove, facendo, nel migliore  dei casi, assai  flebili autocritiche.
Come si può pensare, in una città agonizzante, dove le buche nelle strade e la mancanza di cura degli spazi pubblici  ricordano ogni istante la resa  di chi dovrebbe amministrare una capitale europea, lanciare lo slogan “Roma torna Roma”? o “Questa è Roma”? o  invocare alleanze “lontani dai partiti” e contro “chi ti ha tradito” presentandosi  con le icone più trite della vecchia politica?
La buona notizia è  che i cittadini hanno capito. E chiunque vinca, non si potrà più continuare come prima.
(Altre due buone notizie.  La prima: non basta avere grandi mezzi economici  per vincere le elezioni. Marchini nonostante le massicce risorse impiegate, non ha vinto, anzi è arretrato. La seconda:  i manifesti elettorali (più o meno selvaggi) non fanno vincere le elezioni.  Pochissimo utilizzati da M5S e da varie forze di centro sinistra e sinistra, non hanno particolarmente favorito chi invece li ha spalmati su tutta la  città)
Anna Maria Bianchi Missaglia




 
Condivido l'analisi di Anna . Il dato inquietante che emerge, non abbastanza sottolineato, che , mentre in generale i romani hanno sfiduciato il PD , chi nel PD e in aula Giulio Cesare invece è stato  almeno complice colposo e   muto dei misfatti  di Mafia Capitale è stato premiato dagli elettori con un consenso in  termini assoluti di voti superiore alla passata consiliatura. Questo a mio parere sottolinea che il sottobosco da cui questi  consiglieri pescano i loro voti è ben saldo ed in crescita. E a nulla valgono i tentativi e i richiami  della gente per bene come di Carte In Regola ed anche nel nostro piccolo di ProgettoRoma a dare la propria fiducia e il voto a chi non si  macchiato di colpe e a chi dà prova di intendere la politica come servizio pubblico. Niente :sono stati eletti i soliti noti che non danno alcuna garanzia di  affidabilità . Anzi. Se all' opposizione temo che saranno più attenti a mantenere le proprie clientele piuttosto che contrastare con metodi democratici la maggioranza.
Ma un altro dato volevo evidenziare. Il numero di schede annullate è stato impressionante. Mentre scrivo il seggio centrale sta ricontrollando tutti i verbali. Il caos nei seggi è stato  totale. I seggi hanno lavorato per scrutinare le schede   per 15/20 ore di seguito con perdita di lucidità e buon senso. Ragazzi chiamati a svolgere questo compito di responsabilità senza alcuna preparazione. L'improvvisazione ha regnato sovrana. Bisogna riprendere questo discorso facendo tesoro di quanto successo in questa occasione  organizzando corsi di formazione preelettorali a chi viene chiamato a questo compito. Poi bisogna riformare la legge che consente di presentare le liste almeno per  Comuni superiori a 250.000 abitati . A Roma 1000 firme sono ridicole per presentare una lista .Da qui un proliferare di liste inutili presenti  nella scheda elettorale che disarmano anche l' elettore più preparato. Ci devono essere almeno 5000 firme certificate per presentare una lista.
Un caro saluto
Domenico Fischetto
Presidente ProgettoRoma
 
 
 

Nessun commento:

Posta un commento