La targa non c’è più. Divelta
senza tanti complimenti . La storica targa affissa davanti all’ingresso dell’ormai
ex circolo PD in via dei Giubbonari è sparita. La storia non si sfratta e
quella targa fa parte da pieno titolo della storia del movimento operaio e della Resistenza.
La sezione del PCI in Via dei Giubbonari era intitolata a Guido Rattoppatore, eroe della Resistenza.
La sezione del PCI in Via dei Giubbonari era intitolata a Guido Rattoppatore, eroe della Resistenza.
Ma chi era GUIDO? Da Wikipedia
Biografia
Nato a Lione, figlio di un emigrato,
all'età di due anni era rimasto orfano e la madre lo aveva riportato in Italia.
Riuscì a frequentare soltanto le scuole elementari poi, dopo tanti piccoli
lavoretti, fu assunto alle officine Atag di Roma, dove divenne
operaio specializzato. Aveva la passione della bicicletta e per meglio
coltivarla si era iscritto all'Unione
Velociclopedistica Italiana. Il giovane partecipò così a numerose
gare per dilettanti, sino a che non fu chiamato per il servizio di leva. Lo
svolse in bicicletta, come porta ordini del ministero dell'Aeronautica.
Congedato, Rattoppatore tornò all'Atag e cominciò ad avere i primi contatti con
antifascisti romani. Nel 1936 il giovane operaio faceva parte della cellula clandestina
del Partito Comunista
Italiano attiva nella zona di Campo de' Fiori.
Scoppiata la guerra, il giovane fu richiamato.
Servizio a Gorizia, come caporal maggiore di fanteria, e a Cisterna. L'8
settembre 1943, Rattoppatore entra subito in una formazione dei GAP
romani e diventa presto capo settore e responsabile militare della IV zona
della Capitale. Nelle sue memorie, il gappista Rosario Bentivegna
lo definì «l'anima della resistenza antifascista dei rioni di Ponte, Regola e
Parione»[1]. L'attività di Rattoppatore consisteva
nell'organizzare squadre di partigiani, allestire depositi di armi e munizioni,
raccogliere e trasmettere notizie sui movimenti dei nazifascisti. Inoltre
collaborò, con Gianfranco Mattei
e Giorgio Labò, all'allestimento della "santabarbara" dei GAP di Roma, in via
Giulia.
Sul finire del gennaio 1944 mette a punto con un
amico, Umberto Scattoni, un piano di attacco ad uno dei covi romani dei
nazifascisti: l'albergo "Aquila d'oro". Quando i gappisti sono in
prossimità dell'obiettivo, si accorgono che i tedeschi, messi sull'avviso da
una spia, li stanno aspettando. A nulla serve la fuga per i vicoli della
Capitale. Le SS, dopo aver catturato Guido Rattoppatore, lo
rinchiudono – il 28 gennaio del 1944 – nelle segrete di via Tasso. Un mese di sevizie (il giorno prima
dell'esecuzione, al giovane gappista furono tagliate tutte le dita della mano
destra), e poi la fucilazione (in rappresaglia per l'uccisione, da parte di un
gappista, di un soldato tedesco a Centocelle in piazza dei Mirti all'inizio di
marzo[2]), sugli spalti di Forte Bravetta il 7 marzo, insieme ad altri nove
prigionieri tra cui i gappisti Giorgio Labò e Vincenzo Gentile.
La sua ultima lettera è pubblicata tra le Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana (8
settembre 1943 - 25 aprile 1945).
La memoria
Porta il nome di Guido Rattoppatore una via di Roma,
in zona La Giustiniana. Una
targa, apposta in Largo Orbitelli, nel Rione Ponte, ricorda la sua tragica fine[3]. Gli fu dedicata inoltre la storica sede del PCI di
via Giubbonari "Sezione Regola Campitelli Guido Rattoppatore", aperta
nel 1946 e ora appartenente al Partito
Democratico, presso la quale è visibile ancora oggi una targa in
marmo recante il suo nome[4]. La figura di Rattoppatore, in relazione alla querelle
sulla presenza "anomala" della targa della ex sede del PCI, è
ricordata in diversi articoli: su l'Unità [5], su il Giornale[6], su La Stampa[7], nella versione italiana dell'Huffington Post[8] e sul New York Times[9].
copia e l’originale venga conservato al Museo della Resistenza a Via Tasso.
Domenico Fischetto
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