19 novembre 2016

Recensione film: A SPASSO CON BOB regia di Roger Spottiswoode

CULTURA

Con Luke Jenkins, Ruta Gedmintas, Joanne Froggatt, Anthony Head, Caroline Goodall, Ruth Sheen, GB del 2016.

 


Pet therapy?

 

A spasso con Bob è una favola urbana e se non sapessi che è una storia vera, probabilmente non ci crederei. Il titolo originale del film e quello del libro da cui è tratto è, il più interessante, A street-car named Bob di James Bowen, che fa il verso al romanzo di Tennesse Williams del 1947. Uscito nel 2012 il libro è stato subito un gran successo vendendo un milione di copie solo nel Regno Unito.

James Bowen è un cantautore che vive per la strada e si droga da quando i suoi genitori si sono separati e lui aveva 11 anni. Ha seguito prima la madre in Australia poi, rientrato a Londra, non è riuscito a trovare una sua strada, rifiutato anche dal padre che nel frattempo si è risposato e ha due bambine piccole.

Bob è un “ginger tomcat” di pelo tigrato rossiccio – protagonista e interprete del film - che appare improvvisamente un giorno nella nuova casa di James e lo aiuterà nel difficile percorso di disintossicazione dalle droghe e dall’uscita della condizione di homeless.

Una storia deliziosa a lieto fine adatta a tutti gli amanti degli animali e a tutti quelli che devono uscire da un periodo buio della propria vita. L’affetto di un animale, e il prendersi cura di lui, spesso ha una funzione terapeutica su chi non è capace di prendersi cura di se stesso.

In mezzo, come contorno, un paio di figure femminili che anch’esse aiutano James a trovare la sua strada: la terapeuta Val che scommette su di lui e sulla sua voglia di vivere e Betty, dolce animalista e vegana, che ha orrore delle droghe avendo perso un fratello in questo modo.

Un simpatico feel good movie girato in vari luoghi londinesi da quelli più antichi del centro storico (Covent Garden) ai non-luoghi della metropolitana o dei quartieri popolari. Roger Spottiswoode ha una lunga esperienza cinematografica avendo lavorato per molti anni come montatore con grandi del cinema come ad esempio Sam Peckinpah. Evita accuratamente di proporci i monumenti urbani da quelli più canonici a quelli contemporanei (per fortuna niente Big Ben né London Tower e niente Gehrkin di Norman Foster!).

 

 

Ghisi Grütter

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