5 novembre 2016

SULL'UTILIZZO DI FB:OPINIONI A CONFRONTO

Ieri sera ho avuto uno scambio di idee con un amico giovane e piuttosto severo sul perché, le ragioni e le motivazioni per cui si frequenta quotidianamente Facebook pubblicandovi le proprie opinioni, esperienze, riflessioni. Secondo il mio giovane amico, a prevalere, se non proprio a dominare, sarebbero le pulsioni narcisistiche, il piacere di esibirsi e apparire. Ben poco il voler dare una mano affinché la conoscenza si diffondi e cresca, la verità possibile concretamente s...i affermi - come ho tentato di controbattere e spiegargli. Invece, secondo lui, Fb sarebbe una sorta di piazza delle vanità, uno sfogo di esibizionismo e competizione che troppo spesso sfocia in aggressività anche violenta e molesta. E concludeva la sua diagnosi senza speranza per i fruitori e frequentatori di Fb citando la sentenza di Umberto Eco per la quale si tratterebbe il più delle volte di imbecilli petulanti e di idioti irredimibili. Confesso che questa rappresentazione mi ha piuttosto turbato, anche perché non c'è giorno che io non pubblichi su Fb qualche opinione sul mondo e su ciò che vi sta accadendo. Non ignoro certo le tentazioni e i rischi della vanità e del narcisismo esibizionistico, ma la mia fiducia sull'utilità del confronto e dello scambio, anche su Fb, non per questo diminuisce o ne viene inficiata. Tant'è vero che sto traducendo queste mie riflessioni in una nota scritta che posto. Sapendo già che sarò lieto e stimolato dalle risposte e dai commenti, di qualsiasi orientamento e tenore, che essa saprà suscitare. E che, lo confesso senza pudore, più numerosi e stimolanti saranno e più ne sarò soddisfatto. Io non demonizzo il narcisismo, purché funzioni da carburante all'attività del pensiero critico. Ma poi, non succedeva in buona sostanza così anche nei gruppi tribali riuniti dentro una caverna attorno a un fuoco? E non è stata anche questa attività di dialogo e confronto, e a volte di conflitto ragionato e governato. a farci uscire da lì e ad arrivare fin qui?

Gian Carlo Marchesini

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