5 aprile 2018

Dai giornali di oggi 5 aprile



Troppi veti, cresce l'ipotesi voto bis (Stampa in prima e p.4): in salita leconsultazioni, con Mattarella che parte dai vincoli europei e pone l'accento sui conti pubblici (Corriere p.2). Oggi saliranno al Colle i big. M5S e Lega senza intesa, la tentazione è un ritorno immediato alle urne, sventolata come arma estrema dai due vincitori (Repubblica). Ieri Fdi ha proposto al capo dello Stato un incarico secco a Salvini, “anche senza i numeri” (Giornale p.4). Una linea che sarà confermata oggi da Fi (Sole p.5). Ma Salvini dice no: “Ora è inutile, un mandato esplorativo è impossibile” (Corriere p.6). Di Maio fa appello agli altri leader, ma la Lega avverte il M5S: basta veti o si torna al voto subito (Messaggero p.2). Secondo il Corriere (p.3) la linea di Di Maio è attendere le Regionali e poi offrire una “diarchia” a Salvini. “Io premier, a te i ministri forti” sarebbe l'ultima proposta grillina a Salvini, tenendo lontani i forzisti (Repubblica p.2). Di Maio scommette sui voti di un pezzo di Fi e continua a sperare di separare Salvini da Berlusconi (Stampa p.5). Ma la replica del segretario del Carroccio è il tentativo di convincere Fi a dar vita a un partito unico, che permetterebbe di mettere un freno ai veti di Di Maio (Stampa p.6). Salvini in una via stretta: mantenere l'asse con i 5S, ponendosi come garante dell'alleanza, ma deve fare i conti con la minaccia del passo indietro dei grillini se salta la candidatura di Di Maio (Messaggero p.3).
Dopo i continui veti del M5S su Fi, Berlusconi fa muro: “Mai con loro” (Messaggero e tutti). Il vice di Salvini, Giorgetti prova a mediare (Libero p.7): l'accordo si può fare se Berlusconi accetta una legge sul conflitto di interessi, che farebbe cadere i veti di Di Maio.
Allarme e dubbi tra gli eletti grillini: sicuri che non cediamo su Fi? (Repubblica p.4). Per il Fatto è il Pd a spingere Di Maio nelle braccia di Salvini, che a sua volta resta incollato a Berlusconi. Ma Libero (p.6) attacca: i grillini non vogliono Berlusconi ma prendono le poltrone con i voti di Fi. Nel mirino la nomina di Crimi a presidente della Commissione speciale del Senato con i voti degli azzurri. “Non siamo più dei marziani, il governo ci spetta - dice a Repubblica (p.4) lo stesso Crimi -  Sono gli altri a dover scegliere di portare avanti con noi i temi, per questo non chiudiamo né al Pd né alla Lega”. Intanto, prosegue la battaglia contro i costi della politica. Fraccaro al Messaggero (p.5): “Auspichiamo un voto unanime alla delibera per la cancellazione dei vitalizi”.
Il deputato di FdI, Crosetto a Repubblica (p.6): “Siccome centrodestra ha posto come condizione di non spaccarsi e il M5S di avere Di Maio premier, l'unico partito che può accettare è il Pd”. Ma i dem sono uniti dal “no” a Di Maio (Corriere e tutti): “non ci usi come secondo forno” si sfogano i dem (Giornale p.6). E intanto Martina si candida per la leadership del partito (su tutti). Renzi vuole evitare sorprese per gli accordi di governo e studia un plebiscito pro-Aventino (Stampa p.7). E si profila lo spettro di una nuova scissione sulle alleanze europee: Gozi propone l'intesa con Macron, anche a costo di abbandonare il Pse (su tutti).
[5/4, 08:05] Michele Cardulli: Nel Lazio:
In Consiglio regionale si parla di "veleni" tra le opposizioni (Il tempo) per le spaccature in Forza Italia e 5 Stelle nell'elezione dell'ufficio di presidenza. Fra i vicepresidenti Palozzi (Gasparri) prevale su Simeone (Fazzone-Tajani) per 11 voti a 9. Ci sono 4 voti in più rispetto ai 16 consiglieri del centro destra. Fra i 5 stelle la consigliera Corrado non viene eletta segretaria pur riportando gli stessi voti del leghista Giannini (in questo caso passa il consigliere più anziano) e se la prende con la Lombardi che avrebbe blindato la vicepresidenza di Porrello (15 voti, più 5 rispetto ai cinque stelle) mentre non avrebbe lavorato per la segreteria.
Per quanto riguarda Leu, il Messaggero parla di nuovo vertice previsto per oggi dal quale potrebbe uscire un quarto nome. Il consigliere Ognibiene intervistato dallo stesso quotidiano conferma la sua indicazione.
Di seguito l'intervista a Ognibene
[5/4, 08:08] Michele Cardulli: Ognibene: i diktat di Leu? Nessuno li ha eletti
Sui banchi della giunta, ieri, mancava un assessore. Quello che dovrebbe indicare la sinistra di Liberi e Uguali. I vertici regionali del partito di Grasso spingono per due nomi; l'unico consigliere eletto di Leu, Daniele Ognibene, invece ne propone un altro ancora, il sindacalista cigiellino, Claudio Di Berardino. Ognibene, lei è l'ago della bilancia, Zingaretti non può permettersi di perdere un consigliere alla Pisana. Come se ne esce? «Guardi, io non credo molto nella costruzione di un partito di sinistra...». Davvero? «Io credo in un percorso di riavvicinamento sulle persone e sui temi. In giunta serve una personalità come quella di Di Berardino». I suoi compagni di partito non sono d'accordo. I vertici regionali di Leu sono pronti allo strappo col governatore. «Ma Leu oggi non ha una classe dirigente. Nessuno li ha eletti. Non è che si possono imporre le cose. Dobbiamo capire che il risultato di Liberi e Uguali è stato molto deludente. Dopo una sconfitta clamorosa come quella del 4 marzo dovremmo ragionare sui problemi reali delle persone». Dica la verità, lei è disponibile a sostenere un altro nome in giunta? «Io credo che ci sia il nome di Di Berardino e che sia un profilo di garanzia per tutti. Non è il mio vicino di banco, lo dico perché sarebbe un ottimo assessore».

Nessun commento:

Posta un commento