3 novembre 2017

LA TERZA NASCITA




Tutti abbiamo già vissuto una prima vita quando eravamo nel grembo di nostra madre. Era quello il nostro universo, dove una grande Dea, di cui noi avvertivamo solo i benefici influssi, senza vederla, si prendeva maternamente cura di noi. Lì siamo stati bambini. Lentamente in quel corpo, che era la placenta, abbiamo sviluppato quello che saremmo stati nella seconda vita, dove avremmo visto faccia a faccia la Dea, amandola. E alla fine, abbiamo dovuto abbandonare quel primo corpo, la placenta, per iniziare la nostra seconda vita, scandita da un medesimo ritmo, all'interno di un nuovo universo, dove un Dio, che non vediamo, ma di cui avvertiamo i benefici influssi, paternamente si prende cura di noi. Finché non nasceremo alla terza vita e il vecchio corpo lascerà spazio, avendolo alimentato, a un corpo nuovo, e ancora una volta vedremo il nostro Dio faccia a faccia. Non sappiamo esattamente cosa ci aspetta, così come non lo sa l'embrione, ma abbiamo il compito di non fare di questa nostra seconda vita un aborto. Vivere bene significa prepararsi nel migliore dei modi a nascere, o rinascere.
Vi sono, quindi, le morti di due corpi: quella della placenta e quella del corpo della seconda vita. Ma, come ci ricorda in modo velato Pirandello ne "Il fu Mattia Pascal", vi può essere una terza morte, che noi dobbiamo assolutamente fuggire.

Massimo Frana

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