20 novembre 2017

Roma Citta' Metropolitana: Quale Modello di Governo per Roma?

aCartelloni

  • Quale Governo per Roma? Report di un incontro del 10 novembre 2017

    Quale Governo per Roma?Quale modello di governo per Roma? Dalla legge per Roma Capitale alla città metropolitana
    Resoconto e commento di Paolo Gelsomini dell’incontro  che si è svolta il 10 novembre su iniziativa dell’Associazione Area Libera, a cui hanno partecipato i senatori Walter Tocci (PD)  e  Gerardo Labellarte (PSI), Giovanni Vetritto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Sabrina Alfonsi Presidente del I Municipio
    Nell’ambito delle questioni istituzionali legate al decentramento e al governo di Roma venerdi 10 novembre, nella sala consiliare del primo Municipio in via della Greca, c’è stato un nuovo appuntamento promosso dall’Associazione “Area Libera” dal titolo “Quale modello di governo per Roma?”.
    Questo evento segue il confronto che già c’era stato qualche mese fa con le esperienze dei mini sindaci di Berlino e Parigi dove le municipalità sono veri e propri comuni con un bilancio e competenze proprie in tema di urbanistica, controllo del territorio, manutenzione e servizi sociali.
    All’evento hanno partecipato la presidente del primo Municipio Sabrina Alfonsi, i senatori Walter Tocci e Gerardo Labellarte, e Giovanni Vetritto della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
    “L’esigenza di una riforma istituzionale di Roma viene dall’ impossibilità di governare la città, dalla necessità di un nuovo modello di sviluppo e dall’urgenza di cambiare la macchina amministrativa, le procedure e le competenze. Questa riforma oggi non è più rimandabile”.
    Questa è stato il motivo di fondo portato avanti soprattutto da Tocci e dalla Alfonsi che aggiungono: “Roma appare una città inceppata che può risollevarsi solo se saremo in grado di elaborare un nuovo modello di sviluppo e realizzare le condizioni istituzionali, politiche e amministrative per poterlo affermare”.
    La Legge n.396 cosiddetta di Roma Capitale o più precisamente “Interventi per Roma, capitale della Repubblica” è del dicembre 1990 e fissa obiettivi, programmi, procedure e norme finanziarie per l’attuazione del programma di governo di Roma Capitale. Tutti allora – come ricorda Tocci – trovarono le profonde ragioni per dare a Roma una legge di sistema.
    Così oggi tutti debbono riscoprire le “profonde ragioni” di una riforma istituzionale di fronte alla paralisi e all’impossibilità di governare con strumenti circoscritti al Comune e ai singoli Municipi una realtà che è a dimensione di Città Metropolitana e non più di singoli comuni.
    “La Provincia ed i Comuni sono entità fuori tempo di fronte al governo della Città Metropolitana” – è stato detto nell’introduzione da parte del presidente dell’Associazione “Area Libera” che ha promosso l’incontro.
    Gerardo Labellarte più che entrare nel merito dei contenuti di una riforma istituzionale afferma la necessità di cambiare un clima culturale più che le norme, ricordando che i cittadini che una volta erano una ricchezza per le istituzioni oggi sono un problema e che quindi è da lì che occorre ripartire per ridare centralità al protagonismo sociale ed alla partecipazione civile.
    Walter Tocci affronta subito la questione istituzionale partendo dall’idea di Roma, dalla sua funzione culturale alta come la pensò Quintino Sella che voleva fare di Roma capitale “un centro scientifico di luce”, un polo di cultura, una città pensata e disegnata per affacciarsi al mondo.
    “E’ ancora valido per un giovane di talento venire a Roma per i suoi studi?” – si chiede Tocci – “Questa città ha abbandonato il suo ruolo ed il suo profilo di centro culturale e di laboratorio delle arti e delle scienze rinchiudendosi dentro se stessa. Non è possibile che da almeno un decennio non si facciano investimenti e non si progettino opere all’interno di uno spazio diventato troppo angusto e con procedure troppo lente e inadeguate. Il binomio Città-Nazione non trova più le ragioni per una corrispondenza positiva e deve essere sostituito dal binomio Regione-Mondo perché questo è il nuovo orizzonte che impone nuove forme di governo del territorio metropolitano”.
    Secondo Tocci la nuova architettura istituzionale dovrà fondarsi sullo Stato, sull’Area Vasta della Regione e sui Comuni Metropolitani. Le istituzioni vanno ridotte e non moltiplicate. Roma può diventare un grande Laboratorio per la Riforma istituzionale che dovrà cambiare la forma e la sostanza, le regole, le procedure, gli assetti. Il sistema Roma va ricostruito completamente.
    “Come deve essere un Comune”? – si chiede ancora Tocci – “ Un luogo di funzionari amministrativi e di politici o anche di sociologi, archeologi, urbanisti, architetti…..? Roma, come centro di elaborazione e di ricostruzione del sistema politico-istituzionale dovrà essere governata dalla Città Metropolitana ed i Municipi dovranno avere ruoli, funzioni, competenze e risorse per governare il territorio come Comuni Metropolitani”.
    La presidente del primo Municipio Sabrina Alfonsi afferma subito che “non è più rimandabile una riforma istituzionale senza la quale è impensabile il governo degli attuali Municipi”.
    Poi, riprendendo le linee riformatrici di Tocci assegna all’Area Metropolitana una funzione strategica, un ruolo di programmazione di temi decisivi e governabili solo all’interno di un’area vasta come la mobilità ed il ciclo dei rifiuti; mentre ai futuri Comuni metropolitani dovrà andare la gestione dei servizi all’interno delle linee strategiche adottate dal governo della Città Metropolitana nell’ambito di obiettivi chiari e condivisi.
    Le risorse culturali e produttive disseminate nei territori ed in larga parte invisibili o non messe a sistema – secondo la Alfonsi – si debbono inserire nel vivo dell’economia cittadina ed all’interno di un governo di nuovi soggetti istituzionali e di una nuova e più snella macchina amministrativa con competenze, risorse e procedure profondamente ripensate e riformate.
    “Il problema non sono i soldi” – continua la Alfonsi – “ma una macchina amministrativa ferma. Dai direttori apicali in continua e rapida rotazione che rende impossibile la continuità delle azioni di governo, fino alla Polizia di Roma Capitale, c’è bisogno di una profonda riforma istituzionale e amministrativa”.
    Giovanni Vetritto della Presidenza del Consiglio dei Ministri pone alla riflessione collettiva un dato: esistono in tutto il Paese gruppi di Comuni che aldilà della Provincia e della Regione di appartenenza nominale, vivono relazioni culturali, sociali ed economiche che esigono modalità di governo che escono fuori dai confini comunali. Sono i casi frequenti in cui la città di fatto non coincide con la città di diritto.
    “La Città Metropolitana coincide con l’area della Provincia di Roma?” – si chiede Vetritto – “In effetti le aree metropolitane di molti grandi comuni sconfinano dal territorio della provincia come avviene a Firenze, a Reggio Calabria, a Genova, per citare solo pochi esempi. Occorre quindi riallineare la città di diritto alla città di fatto”.
    Avviandosi alla conclusione Walter Tocci ricorda che, quando era presidente dell’allora circoscrizione del Tiburtino, questa istituzione aveva come oggi pochi poteri ma rivestiva un’importante funzione di sindacalismo territoriale e di interlocuzione con le realtà sociali e costituiva una postazione privilegiata che accoglieva la linfa sociale e le energie del territorio di riferimento. Ora questa linfa sociale va verso altre direzioni, frammentata e dispersa. Ieri non si usavano parole come “democrazia partecipativa” perché si praticava nelle cose e nel governo del territorio. “E’ fondamentale” – conclude Tocci – “ricostruire la fiducia con una rivitalizzazione del rapporto politica-società”.
    “Quando Tocci era presidente di circoscrizione” – aggiunge la Alfonsi – “era il tempo della politica e le circoscrizioni erano il sindacato del territorio. Oggi i Municipi sono più amministrazione che politica e governo ed hanno meno poteri e meno risorse”.
     Paolo Gelsomini

    Nessun commento:

    Posta un commento