2 novembre 2017

L'UZBEKO di New York



L'Uzbekistan è uno stato che faceva parte dell'Unione Sovietica. Diventa indipendente qualche decennio fa, nel 1991, ma rimane in quella grande orbita di influenza della Russia. Vero è che, all'indomani dell'indipendenza, in Uzbekistan, riemerge, quale fattore identitario, una tradizione spirituale e culturale di natura islamica, che il regime comunista di Mosca aveva in gran parte cancellato. L'ultimo attentato a New York è opera di un uzbeko, radicalizzato musulmano, il quale, miracolosamente in vita, si sta impegnando a far sapere al mondo che la sua fanatica fede per Allah lo ha spinto a compiere il terribile gesto. La lunga barba incolta, che i giornalisti si sono premurati di farci notare, dovrebbe essere una prova inoppugnabile di questo radicalismo. Certo, l'attentato sta servendo a Trump per distrarre l'opinione pubblica su quanto stava emergendo circa i suoi rapporti con la Russia durante la campagna elettorale. E potrebbe tornare utile alla Russia stessa rispetto al mantenimento di certi equilibri strategici nell'area asiatica. La mancata rivendicazione da parte dell'ISIS, in genere pronta ad attribuirsi qualsiasi atto terroristico, appare un fatto anomalo. Se è vero che il "cui prodest?" (a chi giova?) è una domanda fondamentale quando si vuol far chiarezza su una questione intricata, allora sarebbe auspicabile che le indagini su questo attentato non lascino alcun margine di incertezza circa l'effettiva matrice. Perché di punti intricati invero ce ne sono.

Massimo Frana

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