Ridere di fame e amore fraterno
Al
Teatro delle Muse di Roma è in scena fino al 26 novembre, la divertente
commedia RICCHI IN CANNA E…POVERI
SFONDATI, due tempi di Geppi Di Stasio da Antonio Petito, e recitata, oltre a lui, da Rino Santoro e Wanda Pirol, cioè la Compagnia
stabile del Teatro.
Il
tema della commedia è quello della fame come bisogno primario che fa mettere in
secondo piano tutto il resto, compresi i sentimenti e gli amori. Di Stasio per
la sua commedia in due tempi, questa volta ha preso spunto per la vicenda da
una farsa di Antonio Petito, famoso interprete di Pulcinella, attore e
drammaturgo partenopeo vissuto nell’800. Il regista/commediografo, di cui seguo
da anni le opere con attenzione, riesce
a coniugare tradizione e innovazione inserendo sempre un fondo morale a tutte
le sue opere.
Mi
faceva notare la mia compagna di teatro, napoletana, che alcune battute della
commedia sono proprio nello stile di Totò (“Miss mia cara Miss”) che peraltro è
stato interprete di don Felice Sciosciammocca in Miseria e Nobiltà di Petito. Le matrici della comicità del teatro
napoletano sul tema della fame, infatti, sono da ricercarsi proprio in Eduardo Scarpetta, in Raffaele Viviani,
e appunto, in Antonio Petito,
Ambientata
negli anni ’30 quando i contrasti sociali erano più netti e palesi, la commedia
rispecchia gli anni in cui molti italiani poveri, per lo più meridionali,
emigravano negli Stati Uniti a cercare lavoro e fortuna. “Andare in America”
era un sogno, un mito di ricchezza e di opulenza. Nella pièce di Di Stasio è sintetizzata molta parte della way of life napoletana: il vivere
collettivo, l’importanza della famiglia (anche allargata), la generosità, la
drammatizzazione dei sentimenti e la mancanza totale di privacy. La modesta dimora di Ciccillo, il falegname, e di sua
moglie Concetta è il “luogo” dove tutte le persone si ritrovano ognuna con i
propri problemi, dalle discussioni familiari tra il barone, la moglie e il
figlio, ai drammi affettivi (e culinari) delle due sorelle dirimpettaie, agli
amori impossibili della figlia di Ciccillo, alla sorella tradita di Concetta e
il suo figlio “chiattone”, alla sfacciata invadenza di Giacomino e la sua
amica, la Miss. Il modello della sceneggiata è ripreso in pieno, tutti i
personaggi hanno una loro storia e tutto si intreccia in un’unica scena dove
gli attori entrano ed escono continuamente socializzando i propri drammi che si
aggiungono a quelli dei “padroni di casa”. Fanno ridere le situazioni, le
caricature dei personaggi, e le gags
costruite ad arte. RICCHI IN CANNA E…POVERI
SFONDATI è dunque commedia molto divertente che si vede molto volentieri,
sempre a patto che capiate almeno un poco il dialetto napoletano. Gli attori
della compagnia del Tetro Stabile sono molto bravi, in particolare amo molto l’eloquente
mimica di Rino Santoro che basterebbe da sola a farci a ridere.
Ghisi
Grütter
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