Con Andrew Garfield, Claire Foy, Stephen Mangan, Tom Hollander,
Hugh Boneville, Amit Shah, Dean-Charles Chapman, Gran Bretagna 2017. Fotografia
di Robert Richardson, scenografia di James Merifield, costumi di Charlotte
Walter.
Ispirato
ad una storia vera, il film Ogni tuo
respiro narra la vicenda con
belle immagini (di Robert Richardson che ha vinto l’Oscar tre volte) e bravi
attori, ma in modo un po’ fiabesco che
risulta troppo mieloso rendendo la vicenda inverosimile. Johnatan Cavendish,
figlio di Robin e Diana è il produttore che ha voluto rendere omaggio con
questo film a entrambi i genitori che sono stati sicuramente delle figure
eccezionali. Purtroppo le cose più interessanti sono troppo di sottofondo
mentre è fin eccessivamente celebrato l’amore tra i due genitori. Robin Cavendish
e Diana Blacker (interpretati da Andrew Garfield e Claire Foy), appartenenti all’upper-class britannica, si conoscono
nel 1957 ed è subito coup de foudre. Si sposano e partono per il
Kenya, dove lui fa l’intermediario nel commercio di tè e Diana lo segue in
tutto e per tutto condividendo con lui ogni emozione e sensazione. Dopo un po’
di mesi, mentre Diana era in stato avanzato di gravidanza, Robin si ammala improvvisamente
di poliomielite e resta completamente paralizzato con l’aspettativa di poche
settimane di vita. Diana, sempre al suo fianco, lotterà contro tutti, anche
contro lui stesso, che all’inizio avrebbe voluto morire; lo riporterà in
Inghilterra e infine, contro il parere medico specializzato, lo farà uscire
dall’ospedale riportandolo a casa, come lui stesso desiderava. Lo accudirà
completamente con spirito di abnegazione e gli ridarà fiducia e amore nella
vita. Anche il piccolo Jonathan imparerà a prendersi cura del padre tetraplegico.
Insieme a un nutrito gruppo di amici costruirà (con Teddy Hall, un famoso
scienziato inglese interpretato da Tom Hollander) una sedia a rotelle con
respiratore incorporato che permetterà a Robin di tornare a rivedere il mondo e
perfino a viaggiare. Questa invenzione permetterà di ridonare fiducia, e più
che altro dignità, a tutti i disabili gravi che non sono più autonomi. La sedia
a rotelle con respiratore incorporato, sviluppata da Cavendish e Hall,
diventerà il modello per tutte le ulteriori evoluzioni del genere.
Robin
è forte e coraggioso, ha un alto sense of humor e
trascina tutti coloro che gli sono vicini in avventure e sperimentazioni.
Riuscirà, in tal modo, anche a farsi ascoltare in un serissimo Convegno in Germania,
tra gli specialisti del settore. Dopo più di trent’anni di malattia, avendo continuamente
delle emorragie come effetto collaterale del respiratore artificiale, Robin
chiederà e otterrà una morta assistita con l’aiuto di un medico amico.
Andy
Serkin, è un attore divenuto celebre per i suoi personaggi in motion capture tra cui Gollum ne “Il Signore degli anelli”. Qui, alla sua
prima regia, ha voluto accuratamente evitare tormenti, dubbi, e sofferenze. Forse
un po’ troppo, infatti, è proprio per questo che il film alla fine appare come
un feel-good-movie, una favola sull’amore
con l’A maiuscola.
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