17 novembre 2017

Roma Pinetina di Villa Massimo:Ultimo atto?













La riunione che si è svolta stasera,16 novembre presso lo Scout Center era tra quelle da non mancare. Veniva presentato dal Municipio II il progetto di risistemazione dell'area verde della  Pinetina di Villa Massimo.

Pubblico delle grandi occasioni , spalti gremiti, se fosse stato uno stadio.Ha fatto gli onori di casa l’imperturbabile Presidente del Municipio, che dopo quasi due lustri di incarichi pubblici , non si lascia spaventare da nulla e da nessuno.Dopo una breve introduzione mettendo a fattor comune per la gioia dei presenti tutte le alterne vicende che hanno interessato la Pinetina dal gennaio 2013, data a cui risale la chiusura. In verità nella sua introduzione pur sottolineando la massima collaborazione con l’assessora capitolina all’Ambiente , non ha proprio chiarito alcuni punti:

·        chi paga e dove stanno i soldi, cioè se la realizzazione del progetto è finanziato per quest’anno ,

·        se con il Comune c’è semaforo verde su tutta la linea e non qualche ruggine tignosa come ha evidenziato l’ultima riunione della Commissione Ambiente capitolina a trazione grillina

·        tempi di inizio e di fine

.     chi gestirà la giostra ( immaginiamo           che ci sarà un bando pubblico)

Insomma lo avevamo scritto: non tutto è stato detto chiaramente. A parte il meraviglioso progetto che il solerte ingegnere responsabile dell’Unità Tecnica del Municipio ha spiegato con dovizia di particolari.La  giostra, unico manufatto nell’area verde della Pinetina, verrà collocata all’ingresso della stessa dalla parte di Viale di Villa Massimo. Ricerche storiche hanno infatti evidenziato che questa era la collocazione della giostra nel 1949 e che pertanto così sarà fatto.Un eccesso di zelo storiografico a parer nostro, visto che nel 1949 c’era pochissimo traffico veicolare e che all’epoca non c’era il semaforo con via Ravenna.Che dire? Bravi,ma avrebbero potuto allontanare l’attrazione per i nostri figli e nipoti dal semaforo spostandolo un po’ più in su. Ma va bene anche così.Anche gli arredi saranno in stile d’epoca.Gli alberi, oppure le essenze arboree come le chiama la presidente che evidentemente ha studiato, saranno tutte autoctone e quelle no” messe al bando”. E’ previsto anche l’abbattimento di alcuni pini che versano in precarie condizioni, sostituiti da altrettanti più giovani, chissà quando però , visto che la competenza per ripiantare è del Comune. Nel mentre l’ingegnere raccontava il progetto le opposte tifoserie hanno cominciato a rumoreggiare e ad interrompere , capeggiate dal presidente dell’associazione che tutela gli interessi dei cittadini della zona della Pinetina e dal concessionario della parte della pinetina in cui c’è un ristorante. E ne abbiamo viste delle belle. Il concessionario lamenta una sorta di fumus persecutionis da parte dell’associazione, dall’altra quest’ultima accusa il concessionario di essersi allargato a dismisura. L’aggressione è stata evitata fortunatamente , ma non la querelle legale che dura ormai da molti anni con alterni giudizi. Sta di fatto che le due sezioni della pinetina, quella verde che sarà aperta  al pubblico e quella adibita a ristorante sono separate da un cancelletto, se non ricordiamo male, e quindi quando la parte verde  è chiusa al pubblico, dalla parte ristorante non vi si può accedere. Ad un certo punto sono intervenute le varie tifoserie, che hanno sostenuto di volta in volta ognuna  la propria tesi, con enfasi e virulenza.Colpo di teatro ben studiato da parte del concessionario , far intervenire alcune maestranze che lavorano al ristorante. Ha chiuso l’assessore all’Ambiente del II Municipio, che si è appellato al buon senso , richiamando tutti a favorire l’apertura della spazio verde  per il bene della cittadinanza .Questo non impedisce che eventuali dispute legali sulla parte della Pinetina adibita a ristorante possano continuare il loro iter legale, senza però che questo interferisca con l’apertura della parte pubblica.

E questo richiamo  al buon senso ci ha convinto molto. Ma non crediamo tutti.
Domenico Fischetto

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