11 maggio 2017

CNEL: CON TREU IL CARROZZONE VA' AVANTI DA SE'.

 
 
 
                                   Tiziano Treu, neo presidente del CNEL ( da Wikipedia)

 
Numerose le accuse di incoerenza, soprattutto sui social, a Tiziano Treu nominato presidente del Cnel dopo essersi schierato per il Sì al referendum sulla riforma Costituzionale che ne prevedeva l’abolizione. L’ex Ministro del Lavoro e dei Trasporti , già  consigliere del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro fino a luglio 2015, forse per questo la sua volontà di volerlo abolire poteva sembrare credibile, anche se lo slogan, ripetuto come un mantra da Renzi durante la campagna referendaria, secondo cui abolendo il Cnel lo Stato avrebbe avuto un risparmio di 20 milioni di euro, era decisamente una enorme falsità. Quest’organo, infatti, costa allo Stato 8, 7 milioni di euro l’anno a fronte del taglio dei fondi e della riduzione dei consiglieri nel 2015. Bizzarro che da una spesa di circa 9 milioni se ne potessero risparmiare più del doppio! Dal primo gennaio 2015, come previsto dalla Legge di Stabilità, sono state infatti cancellate tutte le indennità, i rimborsi spese e i soldi per le consulenze esterne affidate quasi sempre agli amici degli amici. Da tenere ben presente che circa 5 milioni sono relativi alle spese del personale che, in caso di vittoria del SI' al referendum, sarebbe stato ricollocato presso la Corte dei Conti.
 
Nel manifesto per il SI' al referendum costituzionale, firmato da 184 accademici, tra cui Tiziano Treu, si leggeva che la riforma avrebbe affrontato “efficacemente alcune fra le maggiori emergenze istituzionali del nostro Paese” e tra queste, in elenco, vi era anche l’abolizione dell’organo consuntivo. Ma come si dice, quando il gatto non c’è il topo balla. Eppure la festa sembra essere iniziata proprio quando, con la bocciatura a larga maggioranza popolare della riforma, il Cnel è rimasto in piedi. I 24 consiglieri superstiti, infatti, come ha raccontato il Corriere qualche settimana fa, non hanno perso tempo a delegare l’ufficio di presidenza  “a porre allo studio una proposta equilibrata in materia di indennità e di rimborsi e spese di partecipazione alle riunioni”. Quindi, coloro che si sono mostrati fedeli al ruolo e quindi non hanno abdicato dopo l’abolizione degli emolumenti, rivendicano l’indennità abolita dopo gli scandali del 2015.

La proposta di autoriforma del Cnel prevede infatti la restituzione dell’indennità di carica e i rimborsi spese per i componenti. Richiesta modesta? Tutt’altro. Secondo l'autoriforma i consiglieri semplici dovrebbero avere un’indennità di 25 mila euro lordi l’anno, i vicepresidenti di 42 mila e il presidente di 215 mila euro. Per i rimborsi non è possibile avere numeri precisi in quanto il calcolo si lega alle missioni e alle riunioni del consiglio, ma si tratta di qualche ulteriore migliaio di euro.
 
Il neo presidente Treu, dopo che la Commissione Affari Costituzionali ha definito incostituzionale la proposta di autoriforma dell’organo consuntivo, affidando la discussione al Senato, si è precipitato a dichiarare: “Nelle prime letture parlamentari della riforma costituzionale, io mi battei per la riforma del Cnel non per la sua abrogazione. Poi il Parlamento decise per l'abrogazione e io mi spesi per il SI' complessivo al referendum, ma la mia idea sul Cnel è sempre stata la stessa: riforma, non abrogazione”.
 
Qualcuno ha sostenuto che l’intento di Tiziano Treu fosse quello di svuotare dall’interno quello che da tutte le forze politiche è ritenuto un inutile carrozzone, ma da queste sue dichiarazioni sembrerebbe proprio tramontare l’idea di liberarci della cosiddetta “terza camera”, come a dire che il carrozzone non solo “va avanti da sé”, ma continua a voler tutelare “le regine, i suoi fanti e i suoi re”.



Maura Pisciarelli

 

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