Sabato scorso in Commissione Bilancio è passato, con 19 sì e 6 no, il testo presentato dal PD Mauro Guerra che istituisce i nuovi buoni lavoro. Contrario Mdp che dichiara di non votare la fiducia al Governo qualora Gentiloni la imponesse al Parlamento. Ma non di poco conto il non voto degli orlandiani.
L’emendamento approvato, prevede di fatto l’introduzione di un libretto famiglia per il lavoro domestico e un contratto di prestazione occasionale per le piccole imprese. Ogni lavoratore non potrà ricevere compensi superiori a 5mila euro e non più di 2.500 euro dallo stesso datore. L’utilizzatore, a sua volta, non potrà comunque superare i 5mila euro di compensi.
Il contratto di prestazione occasionale potrà essere utilizzato soltanto dalle micro imprese fino a 5 dipendenti, escluse quelle che operano nel settore agricolo. In questo caso, se si supera il limite dei 5mila euro o della durata (pari a 280 ore nell’anno civile), scatta l’assunzione full time a tempo indeterminato.
Sembra tutto molto lineare, ma lo scenario politico e l’incongruenza della maggioranza di governo sono degni di essere inseriti nella letteratura teatrale dell’assurdo post-moderno.
A marzo sono stati annullati tutti i voucher e la motivazione politica? Non pervenuta. Ma è stato chiaro che si è trattato di una mossa per scongiurare la sconfitta referendaria, l’ennesima. L’ultima. Definitiva. Oggi si tenta di reintrodurre i buoni lavoro peraltro nelle imprese. Mdp non ci sta e minaccia di non votare la fiducia al Governo. Ma Cuperlo è tornato a citare i classici. Euripide. “Quos vult Iupiter perdere, dementat prius”: “A quelli che vuole rovinare, Giove prima toglie la ragione”. Chissà se l’ex candidato alla segreteria dem parla per esperienza diretta. Certo è che non ha agito con troppo lume negli ultimi mesi. Nessuno ha dimenticato quando lo scorso novembre disse che se avesse vinto il no si sarebbe dimesso da Parlamentare. Il No ha vinto e Cuperlo è ancora in Parlamento. “Così ci si fa del male. Non è ragionevole evitare un referendum chiesto da oltre un milione di cittadini e introdurre due mesi dopo una norma sulla stessa materia senza discuterne per tempo con chi quel referendum lo aveva promosso”, ribadisce nel suo stile asburgico, “E’ evidente che affrontare il tema in un modo che divide, con un emendamento alla manovrina e senza aver condiviso nulla di tutto ciò con i lavoratori e chi li rappresenta è uno sgarbo al buon senso. Per questo – spiega – sono contrario. Presentare quell’emendamento nella parte sulle imprese è stato un errore come un errore serio ha compiuto il governo nell’ispirarlo e nel sostenerlo”.
Maggioranza a rischio? Secondo il capogruppo del PD alla Camera Ettore Rosato non c'è questo pericolo, ma intanto spera che al Senato Articolo1 non faccia mancare il proprio sostegno a Gentiloni.
Ma il capogruppo Mdp alla Camera Francesco Laforgia ribadisce: "Noi non voteremo la fiducia e il PD dovrà spiegare a milioni di italiani le ragioni di una scelta irresponsabile sul merito e sul piano del funzionamento democratico delle istituzioni".
A distanza di due giorni dalla Commissione Bilancio, il Ministro Poletti, a margine di un convegno dell’Anpal ha affermato che “i voucher non ci sono più e non torneranno”.
Insomma, "la cantatrice calva dov'è?" E come nel dramma di Ionesco non appare, ma nella sua assenza manifesta tutta la sua incoerenza.
Dialoghi senza senso, ripetitivi e serrati, capaci anche di suscitare un qualche sorriso, peccato però che in questo assurdo teatrino i protagonisti, coloro che vivono il senso tragico del dramma del lavoro precario e del non lavoro, siano milioni di italiani.
Ma se è vero, come è vero, ciò che ci ricorda Papa Francesco, e cioè che “senza lavoro per tutti non ci sarà dignità per tutti”, in questo assurdo spettacolo, chi dal palco non intende scendere cita Euripide, mentre a chi subisce il dramma, non resta che quella "Ginestra" leopardiana di fronte alla quale, "non so se il riso o la pietà prevale".
Maura Pisciarelli.
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