In Inghilterra, paese generalmente ritenuto di alta civiltà giuridica e di consolidata democrazia, la stampa compie inchieste che spolpano abitualmente tutti i personaggi che, per una ragione o per l’altra, rivestano interesse per l’opinione pubblica, specialmente se appartengono al mondo dell’establishment e della politica. Non sono l’unico paese in cui questo succede; in tutto l’occidente le persone di grande rilievo pubblico sono costantemente sotto il faro dei media.
Negli USA, che molti ritengono modello, le inchieste giornalistiche hanno messo in difficoltà e addirittura mandato a casa presidenti eletti e i potenti sono spiati fin nei dettagli delle loro vite private.
Ritengo, con Zagrebelsky, che un conto è la rilevanza penale di alcune evidenze, altro è quello della vigilanza dell’opinione pubblica attraverso la stampa e ogni altro mezzo di informazione.
Se anche un colloquio non abbia rilevanza penale, come quello tra Renzi e suo padre (che secondo me, ne ha, checché ne dica Orlando), la sua importanza per l’opinione pubblica è rilevantissima.
Chiunque pretenda il privilegio di essere “persona pubblica”, deve sottostare al controllo e alla costante attenzione della curiosità dei media.
Personalmente lamento la troppo pelosa timidezza dei nostri giornalisti e non la loro tenacia investigativa.
Una legge seria, non solo non dovrebbe impedire alla magistratura inquirente l’uso di qualunque strumento di indagine; dovrebbe anche consentire ai giornalisti di monitorare ogni aspetto della vita pubblica e privata di qualunque soggetto diventi essenziale nella vita del paese, anche senza alcuna rilevanza penale.
D’altro lato dovrebbe prevedere pene pesantissime per i giornalisti e per chiunque distorcesse la realtà, contasse balle, inventasse scoop e denigrasse ingiustamente i personaggi sotto il riflettore.
I personaggi pubblici di ogni tipo, devono sapere a priori che lo scotto da pagare, a fronte del privilegio di essere “importanti” per il paese, è che il diritto alla privacy non è cosa che possano mai invocare.
La invocata trasparenza è questa, non altro. Invece, i politici italiani –tutti, di qualunque parte - hanno l’abitudine di contestare ogni attacco e rivelazione della stampa e degli altri mezzi di informazione, non appena si trovino dalla parte del bersaglio e non del catone censore. Insignificanti personaggi come Matteo Orfini possono blaterare di democrazia in pericolo. Da loro non mi aspetto altro
Umberto Pradella
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