13 maggio 2017

Recensione film: LIBERE, DISOBBEDIENTI, INNAMORATE - IN BETWEEN regia di Maysaloun Hamoud



Con Mouna Hawa, Shaden Kanboura, Sana Jammelieh, Mahmoud Shalaby, Riyad Sliman, del 2016.

Musica di MG Saad.

 



 

“Né qui né altrove”

 

La realtà di donne arabe in Israele è difficilmente raccontata. Ancora meno nel cinema mediorientale si vedono storie di ragazze che vogliono sentirsi dinamiche e brillanti e vivere all’occidentale, distaccandosi del tutto o in parte, dalla cultura dominante.

Libere, disobbedienti, innamorate – in beteewn è un film in cui si vede che la regia è di una donna. Le figure delle tre ragazze che condividono una casa a Tel Aviv sono trattate con grande attenzione, così come i loro rapporti genitoriali che sono molto difficili.

Le tre roommates hanno vite molto diverse: una è di Taybe, due vengono dal distretto di Haifa. Laila (la seduttiva Mouna Hawa) sembra essere la più disinvolta e trasgressiva, una brava avvocatessa penalista, accanita fumatrice e non solo di tabacco. Salma (Sana Jammelieh) si occupa di musica, ma per guadagnare un po’ fa vari lavoretti, dall’aiuto cuoca alla barista, cerca una sua strada di realizzazione, nonostante provenga da genitori arabo-cristiani bigotti il cui desiderio è solo quello di vederla sposata. Nur è una serissima studentessa arabo-mussulmana ortodossa (con il velo) che proviene dal villaggio di Umm al-Fahm e che, per volere dei genitori, è promessa sposa a un ragazzo iper-tradizionalista e gelosissimo, che vorrebbe lei rinunciasse a un futuro lavoro per restare a casa ad accudire figli e marito.

La vera emancipazione arriverà attraverso rinunce, sacrifici e sofferenze, pagando un prezzo molto alto per l’affermazione della propria libertà. Salma scoprirà la sua omosessualità - i genitori la penseranno malata minacciando di internarla - e scapperà di casa con l’idea di partire per Berlino. Nur avrà il coraggio di lasciare il fidanzato violento e possessivo, e Leila si renderà conto che anche il suo ragazzo, più evoluto e apparentemente “aperto”, possiede idee conservatrici e maschiliste e mai la vorrebbe sposare. Infatti, a un certo punto lui le suggerisce di cambiare atteggiamento e di smettere di fumare dicendole: «Mica stiamo in Europa!»- mito di terre libere e di gente emancipata.

La regista Maysaloun Hamoud, una ragazza trentasettenne nata a Budapest ma trasferitasi con la famiglia a Dur Hana in Israele, mostra, attraverso il paradosso, la realtà della condizione femminile. Con questa sua opera prima, ha voluto smascherare l’ipocrisia della religione con gli ostentati valori della purezza e della tradizione, ma anche quella degli atteggiamenti più apparentemente laici e progressisti di molti ragazzi arabi.

Il titolo originale del film è Bar Bahr in arabo tra terra e mare, in ebraico né qui né altrove che ben comunica la difficoltà di trovare un’identificazione al di là dei facili modelli noti e stereotipati, ma certi. Premiato a Toronto, a San Sebastian e all’Haifa Film Festival, il film presenta una malinconia di fondo, specialmente riguardo alla nuova generazione, ma è raccontato con spigliatezza, in forma di commedia, e alcune scene sono bellissime. La solidarietà che si respira tra Salma e Leila, quando lavano Nur sotto la doccia e la consolano, è veramente commovente e quella scena vale tutto il film.

 


Ghisi Grütter

 

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